Turismo

GLI AGRITURISMI TOSCANI IN RIVOLTA CONTRO LA REGIONE E PRONTI A CHIEDERE I DANNI PER UNA “ABERRANTE DECISIONE LEGISLATIVA”. LA LEGGE AGRITURISTICA REGIONALE INFATTI PENALIZZA L’IMMAGINE DELLE AZIENDE CHE INVECE DOVREBBE TUTELARE

Esasperazione e rabbia. Questa la reazione di molte imprese agrituristiche di tutta la Toscana, pronte a muovere guerra alla Regione, se si renderà necessario, per una evidente discriminazione che procura loro un danno economico e d’immagine. Nasce così un comitato spontaneo che non esclude di allearsi con le associazioni di categoria

29 settembre 2007 | T N

Le legge regionale toscana sull’attività agrituristica (LR 30/2003) ha riclassificato gli agriturismi, conferendo un massimo di tre spighe alle strutture con più servizi e con la qualità dell’accoglienza più elevata.
Tale decisione è stata accolta con scetticismo da molte aziende, che si sono così trovate penalizzate rispetto a tutti gli esercizi delle altre Regioni che hanno mantenuto una classificazione sulla base di cinque spighe o simboli equivalenti.
Inutile ricordare che il sistema alberghiero ha anch’esso una classificazione che prevede un massimo di cinque stelle.

Evidente quindi che il cliente che non conosce la norma, non ne è infatti tenuto, può legittimamente pensare, specie se si informa attraverso i circuiti promozionali internazionali on line, che gli agriturismi toscani siano di “seconda categoria” in quanto non meritano più di tre spighe, quindi, può venir fatto di pensare, al turista straniero, che non convenga pagare di più di quanto si paga, a parità di spighe o in condizioni di classificazione superiore, in un’altra Regione, specialmente se limitrofa.

Un danno d’immagine che provoca inevitabilmente anche un danno economico.

E’ infatti necessario ricordare che talune aziende, sulla base della nuova legge, sono state “declassate” da tre, quattro, cinque spighe a sole due, senza che niente fosse cambiato all’interno delle strutture.
Difficile spiegare alla clientela il motivo del declassamento, difficile ancor più giustificare il mantenimento degli stessi prezzi, figurarsi un loro aumento, quando, da un anno all’altro, l’agriturismo ha subito una retrocessione, che sarebbe però più corretto definire amputazione, ad opera di un’istituzione, ente terzo, considerato quindi oggettivo e imparziale.

E’ inoltre utile ricordare che gli imprenditori più attivi e reattivi sono stati costretti ad acquisire il titolo di “operatore agrituristico” al fine di ottenere almeno la sospirata terza spiga.
Anche imprenditori e aziende che operano con successo da anni si sono così dovuti assoggettare a frequentare un corso di 125 ore, con conseguenti oneri in termini di tempo speso e di costi economici, al solo fine di ottenere una terza spiga, utile a differenziarsi sì, ma solo all’interno del territorio toscano.

Tale situazione non poteva non provocare una reazione.
Per questa ragione è nato un comitato spontaneo di aziende agrituristiche che, dal Chianti, sta facendo rapidamente proseliti in tutte le altre province.
Obiettivo primario di questo comitato, che vuole agire in sinergia anche con le organizzazioni di categoria, è naturalmente la modifica della legge agrituristica regionale ma non si escludono anche azioni più decise e decisive, come un richiesta di risarcimento danni alla Regione per gli ingiusti patimenti e discriminazioni subite.

L’iniziativa promossa è sicuramente coraggiosa e ci auguriamo che presto possa dare frutti, ovvero che si possa giungere a un momento di verifica della legge agrituristica toscana, modificando quelle storture che stanno affliggendo e ingiustamente penalizzando le imprese regionali.