Turismo

IL CASO VALPOLICELLA. NUOVI MODELLI PER LO SVILUPPO DEL TURISMO ENOGASTRONOMICO

La valorizzazione dei territori rurali, e delle produzioni agricole, è un tema di grande attualità. Si investe sempre di più nel settore turistico proprio per le molteplici sinergie attivabili, anche a seguito del crescente interesse del mercato per i prodotti turistici a connotazione enogastronomica

24 febbraio 2007 | Cristina Mottironi

Se si intende riflettere sullo sviluppo di un territorio a vocazione enogastronomica attraverso la leva turistica, ritengo utile muovere alcune considerazioni su almeno due aspetti che costituiranno il filo conduttore dell’intervento: innanzitutto cosa significa in generale programmare, gestire e promuovere un territorio dal punto di vista turistico, in modo da contemperare obiettivi di mercato competitivi e logiche di intervento sul territorio sostenibili; in secondo luogo – e più nel dettaglio - cercare di comprendere il turismo enogastronomico in quanto nicchia di mercato con caratteristiche proprie e peculiari che necessariamente ne determinano anche le strategie di sviluppo.

Esiste oggi una diffusa convinzione in merito all’importanza del turismo quale fattore di crescita economica e sociale dei territori che ne sono interessati, spesso senza la consapevolezza che il turismo è uno dei settori dove la concorrenza (interna e internazionale) è più spinta. Al contempo la valorizzazione dei territori rurali e delle produzioni agricole è tema di grande attualità che sempre più investe il settore turistico per le sinergie attivabili, dato il crescente interesse del mercato per prodotti turistici a connotazione enogastronomica.

Lo sviluppo del turismo, soprattutto nell’arco dell'ultimo decennio, ha però ampiamente dimostrato la necessità di un approccio strategico al fenomeno: da una situazione di mercato dove per essere competitivi era sufficiente disporre del vantaggio posizionale conferito dalle risorse, nonostante un'offerta dispersa e individualizzata, si è passati ad una dove l'aggregazione del prodotto in una logica di destinazione e la capacità di adottare precise strategie territoriali costituiscono il fulcro primario di successo.

Il turismo enogastronomico non sfugge a queste dinamiche che spingono nella direzione di un’offerta aggregata e a forte connotazione territoriale, anziché dispersa e basata su singoli elementi e imprese: il vino e i prodotti tipici costituiscono indubbiamente il fattore attrattivo, ma è il territorio nel suo complesso a garantire l’esperienza turistica. Ciò impone un’effettiva cooperazione tra i soggetti territoriali coinvolti, sia pubblici che privati, e l’adozione di logiche di sviluppo basate non solo su finalità economiche, ma altresì su considerazioni di tipo ambientale e sociale.

In questo contesto, le offerte di turismo enogastronomico dovrebbero porsi l’importante obiettivo di articolare e consolidare il legame tra turismo, enogastronomia e territori di produzione. Va però sottolineato che non semplicemente nell’individuazione di questo trinomio, ma nel come questo legame viene valorizzato, si gioca il successo o l’insuccesso delle strategie di sviluppo del fenomeno, in termini di consolidamento della domanda, di promozione delle produzioni tipiche e di rivitalizzazione e/o miglioramento dei contesti produttivi locali.

Programmare e organizzare un territorio rurale per renderlo una destinazione turistica è decisamente più complesso che non per altre tipologie di destinazioni. E questo per più motivi fra i quali: la dispersione territoriale degli insediamenti abitativi, la sparsa dislocazione delle risorse, le difficoltà connesse con la mobilità all’interno dell’area, gli ostacoli ad organizzare una rete di servizi ad uso del turista, la molteplicità degli Enti Locali coinvolti, la mancanza di competenze nella valorizzazione turistica della cultura (e dello stile di vita) rurale, la difficoltà di integrare l’aspetto della attività produttiva agricola con quello della sua valorizzazione turistica. Dunque una sfida certamente difficile, ma non impossibile e comunque necessaria: la mancanza di attenzione alla competitività porta non solo ad una dispersione di risorse ma anche, e forse soprattutto, ad una perdita di credibilità e di immagine; l’assenza di un orizzonte di medio-lungo periodo nelle scelte di sviluppo comporta il rischio di non riuscire a compiere il passaggio da semplici modelli di consumo considerati solo nei ritorni di immediato-breve termine, ad una effettiva opportunità di valorizzazione delle produzioni tipiche, destinata a consolidarsi nel tempo.

L’insistenza sugli aspetti sopra richiamati è necessaria se si considera che quando il turismo enogastronomico iniziò a svilupparsi in Italia si riscontrava una generalizzata mancanza di offerte strutturate: i primi turisti non percorrevano strade o percorsi enogastronomici, con fatica incontravano cantine aperte o una ristorazione attenta a vini e sapori della propria terra, così come non avevano la possibilità di partecipare a qualcuno degli innumerevoli eventi che oggi ruotano attorno al tema dell'enogastronomia.

Oggi, per contro, accanto al successo di molte iniziative si inizia a riscontrare in taluni casi un abuso nel ricorso alla risorsa enogastronomica, che impone una riflessione sulla crescita futura del fenomeno, considerato che l’offerta enogastronomica del nostro paese si è sviluppata in maniera accelerata (basti solo pensare che in Italia sono nate più di 130 Strade, quasi tutte successive alla legge 268 del 1999), ma al contempo spesso indifferenziata che l’attenzione ai fattori di qualità dell’offerta è talvolta ancora insufficiente e che, infine, è ancora da consolidarsi una precisa professionalità del settore.

Le considerazioni sopra svolte mettono pertanto in evidenza l’opportunità di riflettere attorno ai seguenti aspetti:
· il significato del termine «turismo enogastronomico» al fine di individuarne gli elementi caratterizzanti di fondo e le peculiarità che lo contraddistinguono;
· la centralità della domanda, che significa soprattutto un’adeguata comprensione delle sue motivazioni e bisogni, come elemento imprescindibile per strutturare offerte competitive;
· i fattori critici (di successo e di insuccesso) di molte iniziative già in atto per guidare la scelta dei più adeguati modelli di sviluppo.







NdR. Per averci fornito il testo di Cristina Mottironi, sviluppato nel'ambito dell'evento Anteprima Amarone 2003, si ringrazia la collega Clementina Palese