Turismo

L’ENOTURISMO CARTA VINCENTE PER LA NOSTRA VITICOLTURA. IN CINQUE ANNI È RADDOPPIATO IL FATTURATO

Il IV rapporto sul Turismo del Vino in Italia presentato da Censis Servizi e dalla Associazione delle Città del Vino ha messo in luce una realtà florida, ben sviluppata e organizzata. Ma soprattutto ha un potenziale di crescita inespresso

14 maggio 2005 | T N

112 Strade del Vino, 4 milioni di enoturisti, quasi 2 miliardi di euro di consumi turistici, ma con la possibilità nei prossimi 5 anni di raddoppiare il fatturato. Numeri significativi che però ancora riflettono una frazione solo parziale del rendimento potenziale dell’enoturismo in Italia, un Paese che da nord a sud vanta una dotazione di base unica al mondo con un consistente patrimonio di offerta di prodotti e territori. Un patrimonio che rappresenta un’occasione per promuovere “brand ombrello” territoriali, con un mix di fattori, soggetti e motivazioni che può configurare per il futuro prossimo forme di sviluppo locale alternativo, in sintonia con alcune tendenze della post-modernità che vedono una contrazione dell’industria e un avanzamento dell’economia del “leisure”.

Nonostante il potenziale sono ancora poche le Strade che in questi anni, a partire dalla legge costituiva n° 268/99, hanno raggiunto un livello di operatività apprezzabile. Il IV rapporto sul Turismo del Vino in Italia, (seconda parte), realizzato dal Censis Servizi e dall’Associazione nazionale Città del Vino, presenta una mappa ancora fortemente eterogenea in una sorta di scenario da “gioco dell’oca”: con pochi giocatori avanzati rapidamente e lanciati verso il traguardo, ma moltissimi ancora posizionati nelle caselle di partenza. Sono soltanto 18, infatti, le Strade di “alto livello enoturistico” e 8 quelle in via di “progressiva organizzazione”. Ma ce ne sono 20 ancora “in fase di avviamento”, 38 a livello di “take off” e 28 di fatto “non operative”.

Secondo una stima prudenziale sui dati esistenti e basati sulle analisi del IV Rapporto Censis-Città del Vino il fatturato delle Strade di primo livello si aggira intorno agli 800 mila €, altri 300 mila € sono imputabili al gruppo delle Strade di secondo livello, 400 mila € alle Strade di terzo livello e, per concludere, 300 mila € per il gruppo di quarto livello. Sono numeri che possono crescere, se è vero che negli ultimi 10 anni i turisti enogastronomici sono aumentati al ritmo del 6 per cento l’anno. Secondo il Censis e Città del Vino nell’arco dei prossimi 5 anni si prevede un saldo aggiuntivo di un milione di enoturisti praticanti e altri 2 miliardi di € di fatturato aggiuntivo.

“Sulla base di queste premesse – dice il presidente di Censis Servizi, Fabio Taiti – è ragionevole ipotizzare uno sviluppo che nei prossimi 5 anni consentirà alle Strade di raddoppiare il fatturato. Questo traguardo sarà dovuto in parte all’entrata in funzione delle Strade ancora dormienti, in parte alla progressiva qualificazione dell’offerta e delle occasioni di spesa nelle Strade già attive e operanti. Dalla crescita del turismo enogastronomico e dalla promozione di alcune decine di marchi ombrello – conclude Taiti - dipendono in buona misura la tenuta della nostra quota di export e la difesa del mercato vinicolo interno, dato che il turismo enogastronomico è lo strumento più vocato a sviluppare questa funzione strategica”.

“Sviluppare la domanda potenziale del turismo italiano del vino – aggiunge Floriano Zambon, presidente dell’Associazione Città del Vino – è un obiettivo necessario anche per sostenere la competitività dei nostri prodotti. Bisogna passare dalle intenzioni ai fatti. Anche per questo abbiamo costituito di recente, con sede a Siena, un centro studi di alta formazione sulle Strade del Vino per mettere al servizio degli operatori una serie di competenze che possano aiutarli a fare sistema e qualificare meglio l’offerta e la spesa”.

Secondo il rapporto Censis-Città del Vino le reazioni a questi anni difficili per il mondo del vino (sfida internazionale, diminuzione dei consumi interni, dominio dei grandi distributori) richiedono “la necessità di un soprassalto collettivo”: il recupero cioè di freddezza e razionalità nell’analisi per individuare strategie efficaci e risorse adeguate a sostenere i progetti.

Siamo davanti a una nuova geografia del settore (meno superfici coltivate in Europa e più nel resto del mondo, simmetriche contrazioni ed espansioni dei volumi prodotti, qualità più alte e polarizzate) ma anche di fronte a mutamenti nelle strutture dell’offerta e nella domanda. Insomma, sostengono il Censis e Città del Vino, siamo davanti a cambiamenti di scenario da cui emerge una riconfigurazione del mercato con quattro inedite connotazioni:
- passaggio dal business dell’alimentazione al business del “leisure”;
- globalizzazione degli scambi e delle esperienze;
- orientamento del consumatore a fare arbitraggio tra qualità/prezzi/esperienze;
- spostamento del baricentro del sistema dalla “catena del valore” alla “ragnatela del mercato”.

Fonte: Ass. Naz. Città del Vino