Salute

Vino da sconsigliare alle donne? Ai posteri l'ardua sentenza

Fa bene, fa male? Secondo il professor Giuseppe Caramia il vino, per il suo contenuto in etanolo, quando consumato in dosi moderate ha un insieme di effetti protettivi cardiovascolari per la sua azione positiva, a livello biochimico e molecolare

14 marzo 2009 | T N

Il professor Giuseppe Caramia

Caro Direttore,
quando ho letto il suo intervento “Tsunami vino. Con un bicchiere al giorno, donne a rischio di tumore” (link esterno) ho pensato che fosse uno scherzo di Carnevale per cui sono andato immediatamente a leggermi l’articolo della Dr.ssa Allen NE che già in precedenza aveva affrontato tale aspetto (Breast 2003): non era quindi uno scherzo di Carnevale.

Mi sembra pertanto opportuno fare alcune sintetiche considerazioni supportate dalla letteratura scientifica internazionale più accreditata.
Il vino, per il suo contenuto in etanolo, quando consumato in dosi moderate ha un insieme di effetti protettivi cardiovascolari per la sua azione positiva, a livello biochimico e molecolare, sul metabolismo lipidico, sulla sensibilizzazione all'azione dell’insulina, sull'inibizione dell'aggregazione piastrinica, sulla funzione endoteliale, sull’azione vasodilatatoria mediata dall’ossido nitrico, sull’azione antiossidante e anti-infiammatoria.

Il vino rosso in particolare ha componenti come i polifenoli fra i quali il resveratrolo (che sembra stimolare le sirtuine) e la quercetina, con azione antiossidante e attiva contro alcuni radicali liberi [6,7]. In particolare il resveratrolo, originariamente usato nella medicina orientale, ha dimostrato effetti positivi sull’insulina resistenza e sull’obesità (Baur JA, et al. Nature. 2006; Jiang WJ. Biochem Biophys Res Commun. 2008), e con effetti benefici contro neoplasie, invecchiamento, infezioni virali, patologie cardiovascolari e neurologiche (Goswami SK. Cancer Lett. 2009; Lu KH, et al. Childs Nerv Syst. 2009).

L’effetto benefico del vino rosso associato all’olio d’oliva sulla pressione arteriosa e sulla rigidità arteriosa è stato recentemente confermato da uno studio randomizzato in doppio cieco cross-over (Papamichael CM J Hypertens 2008) e da un brillante editoriale (Versari D. “Long life to olive oil and wine! Long life with olive oil and wine” J Hypertens 2008).

Ciò premesso, mi chiedo e mi piacerebbe inoltre chiedere agli studiosi più esperti:

- possibile che a dei ricercatori competenti ed esperti a partire da Ancel Keys (1904-2004) che possiamo considerare lo scopritore della Dieta Mediterranea (che con la moglie Margaret si trasferì dagli USA nella sua seconda casa nell’Italia meridionale nel piccolo e bellissimo borgo marino di Pioppi nel Cilento, Comune di Pollica e Provincia di Salerno, dove visse per circa quaranta anni), e ai tanti illustri epidemiologi che sono seguiti, sia sfuggito un tale aspetto nelle donne? La maggior frequenza di tumori nelle donne mediterranee che bevevono vino rispetto a quelle dei paesi nordici che, un tempo, non lo bevevono avrebbe dovuto apparire alquanto evidente perché un maggior rischio di tumore al seno del 25% non poteva sfuggire;

- possibile che il vino si dimostri vantaggioso a scopo preventivo per tante patologie, dall’ipertensione all’aterosclerosi, dal profilo lipidico a quello trombo filo ecc. e che vari componenti svolgano un’azione positiva e preventiva in tante condizioni patologiche ma nel contempo induca la comparsa di tumori solo nella donna?

- possibile che ancora oggi tanti studiosi evidenzino aspetti positivi di alcuni componenti del vino, per la loro azione antiossidante ed antiinfiammatoria, in varie situazioni patologiche e che tali effetti siano invece di danno per la donna che beve vino determinando la comparsa di neoplasie? Spessissimo il primo elemento responsabile dell’insorgenza di neoplasie è l’infiammazione cronica che non viene più controllata dagli antiossidanti endogeni per cui quelli del vino dovrebbero svolgere un ruolo protettivo e preventivo e non determinare nella donna l’insorgenza di tumori.

Non vorrei essere irriverente ma mentre leggevo l’articolo e scrivevo queste poche righe mi è venuta in mente la famosa poesia dei polli di Trilussa “La statistica”, per cui se qualcuno mangia due polli, e un altro no, in media hanno mangiato un pollo a testa, anche se uno non l'ha mai mangiato, e il famoso aforisma di Oscar Wilde: “non c’è nulla di più pericoloso di una ignoranza attiva”.

Scherzi a parte, molto saggia mi è sembrata nel suo insieme la risposta del Prof Francesco Visioli e l’ipotesi del “Wish bias” per cui il ricercatore si innamora della sua ipotesi e involontariamente può anche cadere in errore. L’articolo della Dr.ssa Allen stimolerà comunque un numero enorme di ricercatori a valutare l’esattezza delle affermazioni tenendo presente i molteplici fattori che possono concorrere sull’insorgenza dei tumori quali il fumo, l’uso di anticoncezionali, il consumo di frutta e verdura, di droghe ecc. senza dimenticare gli aspetti nutrigenetici e nutrigenomici che possono svolgere un ruolo determinante.

Ai posteri quindi l’ardua sentenza..

Professor Giuseppe Caramia
Primario Emerito di Pediatria e Neonatologia
Azienda Ospedaliera Specializzata materno-infantile "G.Salesi", Ancona
Il Progetto Bambino Salute: link esterno
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Gravità zero: link esterno