Salute

COMBATTERE L’ALCOLISMO, SI', MA SENZA CRIMINALIZZARE L’ALCOL

L’Alcohol Prevention Day, nonché le campagne di prevenzione che seguiranno, devono senz'altro fornire utili informazioni per limitare i danni che l'abuso di alcol può generare. Purtroppo, come in molti altri casi, si tende a fare di tutta l’erba un fascio, legando il fattore di rischio per la salute anche alla “cultura italiana del bere”, anzi del "buon bere"

01 maggio 2004 | T N

Si è svolta a Roma il 23 aprile scorso la manifestazione dedicata alla prevenzione alcologica l'Alcohol Prevention Day (APD) organizzata dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Le manifestazioni come questa possono creare un canale privilegiato di notizie e rapporti diretti per portare al riconoscimento del soggetto che abusa di sostanze alcoliche, attraverso un approccio colloquiale che serve ad esaminare ed eventualmente ad affrontare il difficile rapporto con se stessi e con gli altri.

Sicuramente va prestata una particolare attenzione agli adolescenti che sempre più numerosi consumano alcol.
I dati hanno rivelato che i giovani italiani bevono per sentirsi più sicuri e loquaci in gruppo, oltre che "trendy" agli occhi degli amici. Per questo, il 12,2% degli adolescenti, preferisce bere fuori dai pasti, una modalità di consumo che segue, oltretutto, un trend in ascesa per entrambi i sessi: + 3,9 % per i maschi e + 27,6 % per le femmine.
Nel 2001, l'ISTAT ne ha contati 870mila di età compresa tra i 14 e i 16 anni, 22mila in più rispetto al 2000 e 89mila in più rispetto al 1998.
Tra questi, sono circa 400mila quelli che abusano soprattutto di birra, vino e aperitivi alcolici.
L'incremento maggiore si registra tra le teenager, passate dal 35,7% del 1998 al 41,6% del 2001, mentre la prevalenza di consumatori tra i maschi è salita dal 46,2% al 51,6%.
Proprio ai giovani è dedicata la campagna di prevenzione alcologica che prenderà il via in estate e in particolare lo spot contro il consumo di bevande alcoliche promosso dal Ministero della Salute in cui un gruppo di ragazzi gridano "no" all'alcol a ritmo di "rap" e sì all'amicizia. Sono previste campagne pubblicitarie con la distribuzione e l'affissione di materiale informativo nei centri commerciali, supermercati, luoghi di particolare affluenza come parrocchie, scuole ed altri centri di aggregazione; la realizzazione di stand/gazebo nelle piazze principali d'Italia dove poter interagire con la popolazione, attraverso la distribuzione di materiale informativo per ciascun argomento identificato; la possibilità di effettuare colloqui con operatori e volontari, magari con test di rischio di problematicità del bere e test alcolimetrico.

Se è doveroso sensibilizzare gli adolescenti verso i danni generabili attraverso un abuso di alcol, mi sembra assurdo criminalizzare in genere tutte le bevande alcoliche e il loro stesso consumo.
Quando il responsabile alcol dell'Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OSSFAD) dell'ISS, Emanuele Scafato afferma che "l'alcol, a differenza degli altri principali fattori di rischio per la salute, gode di un'accettazione sociale e di una popolarità legate alla cultura italiana del bere che poneva, fino a 10 anni fa, il consumo di vino come alimento inseparabile dall'alimentazione, ma che oggi, al contrario, separa il bere dalla ritualità dei pasti, legandolo, invece, agli effetti che esso esercita sulle performance personali" assimila uno delle più importanti e qualificate produzioni nazionali a uno stupefacente, con l’intento, alquanto discutibile, di colpevolizzare anche chi ne fa un uso moderato.
Qualche distinguo in più sarebbe stato assai gradito, non avrebbe irritato quegli appassionati che degustano un prodotto apprezzandone le sfumature senza alcun intento diverso che abbandonarsi a un piacere edonistico.
Molto più misurati ed assennati i consigli del Ministero della salute ai genitori che vogliano aiutare i figli a scegliere consapevolmente quando e come consumare bevande alcoliche:
- I giovani per natura sono poco inclini al conformismo. E' bene allora sfruttare questa sana predisposizione per osservare e smontare con loro la pubblicità sugli alcolici trasmesse dai media. Può essere un ottimo esempio per incrementare la capacità critica su ciò che la pubblicità promette e che poi, di fatto, non trova riscontro nella realtà quotidiana.
- I ragazzi sempre più frequentemente bevono per superare difficoltà di relazione e assumere un ruolo all'interno del gruppo. Quando l'alcol acquista un valore comportamentale, ai genitori spetta un ruolo chiave: dare il buon esempio, creando un ambiente familiare in cui la presenza dell'alcol è visibile, ma discreta e il consumo moderato.
- Parlare ai giovani, fin da quando sono bambini, dei danni e dei rischi legati all'alcol. Esordire con questo tipo di discorsi in età adolescenziale, quando tutto è soggetto a critica e frutto dell' ”esagerazione” dei genitori, può anche essere controproducente.
- Insegnare ai giovani che prima dei 15 anni l'apparato digerente non è ancora in grado di “smontare” l'alcol, perché il sistema enzimatico non è completamente sviluppato. Le ragazze inoltre, e in generale tutte le donne, sono in grado di eliminare la metà di una dose d'alcol che riesce a metabolizzare un uomo.
- Sia le adolescenti che le donne adulte devono sapere che l'alcol nuoce al feto. Il nascituro non è dotato di sistemi enzimatici capaci di smaltire l'alcol. Sono sufficienti due bicchieri di bevanda alcolica al giorno per pregiudicare la salute del bambino e distruggere i neuroni di un cervello ancora in formazione.
- Un preciso limite separa il consumo dall'abuso. E' bene, dunque, “preparare” i giovani, informandoli su come le performance individuali cambino sotto l'influenza di un abuso alcolico. - Anche una banale serata in pizzeria può trasformarsi in una situazione a rischio quando si deve tornare a casa in motorino.
- Insegnare ai ragazzi a leggere le etichette e analizzare con loro le bottiglie e le lattine contenenti alcol da cui sono attirati per la forma, il colore e il sapore. Serve a far sentire “più compici” i genitori, ma al contempo è un'occasione per evidenziare particolari importanti, spesso trascurati, come, ad esempio, la gradazione alcolica.
- Spiegare ai giovani che il nostro organismo richiede nel tempo quantità sempre maggiori di alcol per provare le stesse esperienze di piacere. L'obiettivo di sentirsi più disinvolti, loquaci ed euforici richiede quantità progressivamente crescenti. I bicchieri aumentano, si perde il controllo ma si diventa anche dipendenti dall'alcol.
- Coinvolgere i figli nell'organizzazione di una festa o di un semplice incontro può essere l'occasione per dimostrare che ci si può divertire anche con le sole bevande analcoliche.
- I genitori dovrebbero compiere un training lungo tutto il percorso di vita dei figli, orientandoli al consumo di bevande analcoliche (non solo a casa, ma anche al ristorante o in pizzeria), non favorendo un consumo precoce e dando sempre un esempio di moderazione.