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L'olivo incontra il cielo. In missione verso l'Everest

In viaggio da Parma verso la vetta più vicina all'assoluto. Un olivo vero ed uno in ferro battuto, a eterna memoria dell'impresa. I ricercatori del Cnr attendono la cordata con curiosità

11 ottobre 2008 | T N

L'olivo, una pianta dall'alta valenza simbolica così radicata nelle civiltà che si sono succedute nel corso dei millenni, oggi è pronta per raggiungere l'Everest.



Sabato 27 settembre è partito infatti il trekking di pace che vedrà proprio sull’Everest un olivo da Parma. I ricercatori del Cnr, alla nota piramide del campo base, attendono la cordata con interesse: mai un olivo ha vissuto a quell’altezza.
Il Vescovo di Parma, Enrico Solmi, ha benedetto l’olivo in piazza Duomo a Parma all’alba della partenza. Il Sindaco, Pietro Vignali, ha consegnato alla cordata di parmigiani in partenza un gagliardetto della città per dare il proprio sostegno ad un’impresa che porterà Parma sulla vetta del mondo, in nome di valori quali la pace e la fratellanza universale che la città per tradizione da sempre coltiva e condivide.

Un altro olivo in ferro battuto, costruito dal famoso scultore Luciano Zanoni, resterà sull’Everest ad eterna memoria dell’impresa.
La scalata è resa possibile anche dal contributo di Aku trekking e outdoor footwear di Montebelluna, partner tecnico della spedizione.

"Oggi finalmente realizzo un sogno a lungo accarezzato", ammette Paolo Coppini. "Con alcuni compagni di cordata che condividono la mia stessa passione e i miei stessi valori, mi appresto ad un trekking sull’Everest, madre di tutte le montagne. Nei miei ricordi di bambino mi pareva che la cima, spesso nascosta dalle nuvole toccasse il cielo, così vicino a Dio che se fossi stato lassù anch’io avrei potuto vederlo e toccarlo.
Ho sempre viaggiato molto ma solo questo è il mio viaggio, il viaggio della vita.
Porteremo con noi un piccolo olivo, che lasceremo alla piramide del Cnr a quota 5.050 m., un gesto passionale, uno slancio d’amore verso il pianeta terra così bisognoso di attenzione e di cure".



"Pur essendo un produttore di olio - aggiunge Coppini - ritengo che portare una piantina di olivo sul tetto del mondo, sulla vetta più vicina a Dio rappresenti un atto di fede nei confronti dell’umanità.
L’Everest, un luogo dell’anima che sia nazione, montagna o rifugio, che mi permetta un pensiero per gli uomini e le donne di questo pianeta.
Un Olivo, simbolo universale di pace, di prosperità e di fertilità che ha accompagnato la storia dell’uomo per oltre 6000 anni fino ad oggi, esprimendo con la sua forza indomita il simbolo dell’eternità della vita sul nostro pianeta. L’olivo non muore mai".

"Lungo la via per l’Everest speriamo di incontrare persone provenienti da ogni dove, sicuri di trovare nelle diversità e nella tolleranza il significato di una intera esistenza.
In un momento storico come quello attuale, attraversato da guerre che dilaniano il mondo intero ci auguriamo che il nostro cammino possa trovare nel silenzio di una natura incontaminata quel flusso d’amore che desideriamo dedicare all’umanità".




Fonte: Cecilia Bergamaschi