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IL CONSIGLIO OLEICOLO INTERNAZIONALE NON SI E’ ANCORA RIGUADAGNATO LA FIDUCIA DELL’UNIONE EUROPEA, OPPURE C’E’ DELL’ALTRO?

Dopo qualche scandalo il Coi ha cambiato rotta. La riforma ha portato nuovi volti e nuovi programmi ma mancano i fondi. Nonostante le sollecitazioni italiane, spagnole e greche la commissaria Fischer Boel ha dichiarato che “è prematuro prendere una decisione sul contributo volontario europeo”

08 aprile 2006 | Alberto Grimelli

Il Consiglio Oleicolo Internazionale è una struttura nata nel 1956 grazie a un accordo che le conferiva autorità di amministrazione e gestione sul settore olio di oliva e olive da tavola.
Tale accordo è stato quindi rivisto e modificato nel 1963, 1979 e 1986, rendendo il Coi l’ente di riferimento nel settore oleario. Molte le aree di attività del Consiglio oleicolo internazionale: dall’economia alla promozione, dalle tecniche agronomiche e tecnologiche alla ricerca nutrizionale, alla codificazione di metodi di analisi organolettiche e relativo lessico, alla chimica olearia e alla normativa.
Si tratta quindi indiscutibilmente di un organismo importante, che ha avuto, tra i suoi principali meriti, quello di veicolare le proprietà nutrizionali e salutistiche dell’olio di oliva favorendone la diffusione e l’utilizzo.
A seguito di alcuni scandali e di anni in cui l’amministrazione del Coi non è stata impeccabile, l’Unione europea, dove si concentra più dell’80% della produzione mondiale, ha deciso di sospendere il proprio contributo volontario, che è sempre stato una fondamentale voce di bilancio per il Consiglio Oleicolo Internazionale.

A seguito del completo riassetto organizzativo, iniziato nel 2003 e completatosi tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, l'Italia e la Spagna sostenute da Francia, Grecia, Portogallo, Cipro e Malta hanno chiesto alla Commissione europea “la ripresa con urgenza del contributo volontario dell'Ue all'attività promozionale svolta dal Consiglio oleicolo internazionale, in quanto non sussiste più alcuna ragione che giustifichi la sospensione del contributo europeo”.

La Commissaria europea all’agricoltura Fischer Boel considera invece “sia prematuro prendere una decisione sul contributo volontario europeo. Le nuove operazioni - sostiene - sono iniziate a funzionare solo nel 2006 e un certo numero di procedure finanziarie sono ancora in una fase di prova, mentre altre richiedono ancora delle modifiche''.

Una motivazione inconsistente, almeno quanto l’altra spiegazione addotta dalla stessa Fischer Boel. La Commissari ha infatti ricordato che il trend delle esportazioni Ue di olio di oliva è in crescita e pertanto non è giustificata alcuna misura a sostegno della promozione.
A contrastare tale assurda tesi è il Sottosegretario all’agricoltura Bonazza Scarpa che ritiene che “il settore oleicolo non deve essere privato ancora una volta dal sostegno promozionale nei paesi terzi in quanto potrebbe comportare la perdita di posizioni su quei mercati, con gravi contraccolpi per l'equilibrio del settore”.

Ci auguriamo quindi che la Fischer Boel riconsideri, per il bene del settore olivicolo europeo, riconsideri la propria posizione e che possa finalmente “concedere” la propria fiducia al Consiglio Oleicolo Internazionale.