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La regione portoghese di Alentejo regina del superintensivo spagnolo

Nel 40% della regione soppiantate le varietà locali a beneficio di Arbequina, Arbosana, Koroneiki e Picual. Una necessità, visto che quasi il 50% dell'export di olio di oliva portoghese viene destinato proprio in Spagna

05 aprile 2017 | T N

Il Portogallo è una delle nazioni fondatrici del Consiglio oleicolo internazionale nel 1959 e sarà la nazione ospite del Comitato consultivo del Coi, il prossimo 18 maggio.

Il Portogallo è la quarta forza produttiva europea, dopo Spagna, Italia e Grecia e negli ultimi 10 anni l'olivicoltura portoghese si è molto sviluppata.

Secondo i dati del Coi l'olivicoltura portoghese si estende su 352 mila ettari, il 23% dei quali in irriguo. La regione olivicola più importante è quella di Alentejo, dove vi è il 50% circa della superficie olivetata, seguita da Tras-os-Montes (22%), Centro (18%),Ribatejo (7.7 %) e Algarve (2.3%).

Il 97,5% della superificie olivicola è destinata alla produzione di olio, solo una piccolossima quota, quindi è destinata alla produzione di olive da tavola.

Oggi il 40% circa della superficie olivicola della regione di Alentejo è occupata dalle varietà Arbequina, Arbosana, Koroneiki e Picual, soppiantando la Carrasquenha, principale varietà dell'area.

La cultivar autoctona portoghese più diffusa è però la Galega Vulgar, insieme con la Cobrançosa, principale varietà della regione Tras-os-Montes.

Altre varietà importanti sono la Cordovil de Serpa nella regione Alentejo, Verdeal e Madural nell'area Tras-os-Montes e Cordovil de Castelo Branco nella regione Beira Interior.

Il giro d'affari complessivo del settore olivicolo portoghese sfiora i 95 milioni di euro, pari all'1,36% della produzione agraria del Portogallo dove sono attivi 495 frantoi, 12 raffinerie per olio d'oliva e 17 impianti per produrre olio di sansa.

La produzione nazionale di olio d'oliva è quasi raddoppiata nell'ultima decade, passando da 60 mila tonnellate del 2005 alle attuali 109 mila, di cui il 78% è extra vergine, il 17% vergine e il 4% lampante.

Guardando all'export dell'olio portoghese si nota subito come la Spagna assorba quasi il 50%, praticamente l'intera quota di oli di Arbequina, Arbosana, Koroneiki e Picual. Impianti spesso realizzati da investitori iberici.

Il 24% dell'olio portoghese prende poi la via del Brasile, con il quale il Portogallo ha sempre avuto relazioni commerciali privilegiate, seguito dall'Italia (14%) e poi quote minori in Angola (3%) e Francia (2%), fino allo 0,5% della Germania.

Nel complesso il Portogallo vende all'estero soprattutto olio extra vergine di oliva (81%), seguito da olio di oliva (11%) e olio di sansa di oliva (8%).