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Sempre più italiani in Deoleo che sarà sempre meno italiana

Dopo il cambio del vertice, con la chiusura dell'epoca Arroyo, è entrato anche un altro italiano nel consiglio di amministrazione di Deoleo. La strategia dell'azienda prevede tagli di costi e personale. In Italia rimarrà un solo stabilimento

01 novembre 2016 | T N

Deoleo sta cambiando sempre più volto, con un cambio di strategia a tutto campo.

Dopo che, in epoca dell'amministratore delegato Mauel Arroyo, ora estromesso, è stata assunta Anna Cane, già ex Bertolli, come direttrice qualità, il timone dell'azienda è passato nelle mani di Pierluigi Tosato, manager di grande esperienza, noto soprattutto per la sua capacità di contenere i costi. Nel franttempo anche un altro italiano, Gianluca Bolla, già amministratore delegato di Barilla, è stato cooptato nel consiglio di amministrazione.

La nuova linea strategica di Deoleo è votata innanzitutto al contenimento dei costi, con la razionalizzazione di numerosi stabilimenti in giro per il mondo.

In Italia, dopo la chiusura di quello Sasso, in Liguria, i nuovi manager pensano di ridurre la presenza italiana a un solo punto produttivo: o Inveruno o Tavernelle Val di Pesa. Troppo alti i costi di gestione di entrambi gli stabilimenti.

Al momento sembra più probabile la chiusura di Inveruno, a meno che il nuovo managment di Deoleo non pensi a una vendita tout court del marchio Carapelli e del relativo stabilimento produttivo.

E' certo, però, che Deoleo entro pochi mesi, seppur con un managment più italiano, sarà meno italiana, trasferendo parte del sistema produttivo proprio in Spagna. 

Cambio anche della strategia di marketing, che vedrà nei netowork, social e d'altro tipo, un fulcro sempre più importante dell'azione di Deoleo. 

Francisco Rionda, direttore marketing Deoleo, ha spiegato durante il convegno "WOWness, marketing del bienestar en gran consumo” che "i consumatori sono alla ricerca della verità sui prodotti che consumano, per esempio, attraverso la lettura delle etichette. Tuttavia, queste etichette sono state create per soddisfare un obbligo di legge, non sono progettate per spiegare il contenuto in maniera comprensibile a chi lo sta acquistando. Così, i social network sono molto utili per aiutare i consumatori in questo compito."