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La grande e potente lobby dell'olio d'oliva spagnolo
Il 43% dell'export agroalimentare andaluso verso gli Stati Uniti è dovuto all'olio d'oliva. Dieci aziende controllano il 56% delle esportazioni di extra vergine dal paese iberico. Una lobby capace di condizionare la politica nazionale e quella internazionale
20 aprile 2016 | T N
Il 43% dell'export agroalimentare andaluso verso gli Stati Uniti è dovuto all'olio d'oliva. In seconda posizione il settore ortofrutticolo, con il 42%.
Nel 2015 le vendite di olio d'oliva dalla Spagna negli Stati Uniti sono cresciute del 7,5%, arrivando a 535 milioni di euro di fatturato. L'incremento di vendite dal 2011 è stato del 72%.
E' la provincia di Siviglia quella che esporta la maggior parte di prodotti negli States, per 286 milioni di euro, ovvero il 53% del totale. Al secondo posto, anche se molto distanziata, Cordoba con 93 milioni di euro, con un incremento però nel 2015 rispetto all'anno precedente del 21% e ak terzo posto Malaga con 73 milioni di euro di fatturato, stabili nel 2015. Sorprende in particolare la performance di Almeria, con 25,8 milioni di euro di export e un aumento del 104% nel 2015 rispetto al 2014. Non riesce invece proprio a imporsi Jaen, che resta ancorata al quinto posto, con 11 milioni di euro di export e una crescita del 31%.
Le campagne pubblicitarie e promozionali iberiche negli Stati Uniti hanno quindi dato buoni frutti, anche se, a beneficiarne, sono state realmente poche aziende.
Secondo quanto dichiarato a Olimerca da Agustín Velilla Sanz del Ministero dell'economia iberico, il 56% dell'export olivicolo spagnolo è fatto da sole 10 imprese olearie. Aggiungendo altre dieci aziende la percentuale di export controllata da questi colossi olearia arriva al 71%.
Quindi una manciata di imprese controllano qualche centinaio di milioni di euro di fatturato ed export. E' evidente che queste imprese, che vedono a capo la Deoleo e la Dcoop, hanno un forte ascendente sul governo andaluso, ma anche su quello nazionale.
La lobby dell'olio d'oliva spagnolo è quindi un club molto ristretto a cui sono sedute dieci o venti imprese. Sono loro a comandare nel settore oleario iberico, che a sua volta è in grado di condizionare le politiche di Bruxelles e quelle del Coi a Madrid.