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Su quali mercati puntare per vendere l'olio extra vergine di oliva?
I consumi sono triplicati nel giro di una sola generazione ma non in tutti i paesi la dinamica è stata così favorevole. In Europa sono tornati ai livelli del 1996/97. Gli Stati Uniti sono arrivati ai livelli di consumo di Germania e Gran Bretagna
08 marzo 2016 | T N
I consumi mondiali di oli di oliva sono triplicati nel volgere di una generazione o poco più.
Non in tutte le aree geografiche mondiale la dinamica è stata però la stessa e comprendere i trend di consumi fornisce un quadro sui mercati più promettenti, dove l'extra vergine ha ancora spazi di crescita.
I recenti dati del Coi forniscono potenzialità e criticità del mercato.
Nell'Unione europea, purtroppo, il trend è calante. Dai 2 milioni di tonnellate del 2004/05, massimo storico, si è tornati progressivamente indietro, fino a 1,6 milioni di tonnellate attuali, ovvero i livelli del 1996/97.
L'Italia continua ad essere il più grande consumatore in termini di volume, anche se il suo livello di consumo ha iniziato a calare pesantemente dal 2006/07, scendendo fino agli attuali 520 mila tonnellate. Anche in Spagna, dove il consumo è sempre oscillato, i volumi sono diminuiti dal 2005/06, e i consumi non sono più tornati ai livelli precedenti. Calo dei consumi anche in Grecia, attualmente stabilizzati a 160 mila tonnellate.
Nel complesso il calo dei consumi in Europa è stato del 22% rispetto a 20 anni fa.
A risentire maggiormente di questa diminuzione, come già visto, sono proprio i maggiori paesi produttori.
L'Italia, in questa speciale classifica, regala la seconda piazza alla Spagna. Al primo posto la Grecia con un consumo pro capite di 12,8 kg all'anno, erano quasi 16 fino a 20-30 anni fa, seguita dalla Spagna con 11,3 kg pro capite all'anno e quindi l'Italia con 10,5 kg pro capite all'anno.
Distanziati tutti gli altri paesi. Ancora un buono sviluppo può averlo il Portogallo, attualmente i consumi sono a 7,2 kg pro capite all'anno. Poi Cipro (5,5 kg). A sorpresa quindi il Lussemburgo (3,2 kg), dato gonfiato dagli acquisti fatti nei supermercati lussemburghesi da persone provenienti dalle nazioni vicine. Molto basso (1,7 kg) il consumo in Francia e Croazia, non così diverso da quello registrato in Irlanda e Belgio (1,4 kg) e della Danimarca (1,2 kg). Poi vi sono tutti i paesi che consumano meno di 1 kg di olio pro capite all'anno. In ordine decrescente: Estonia, Repubblica Ceca, Finlandia Lettonia, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Slovenia, Austria e Regno Unito. Infine consumi sotto i 0,4 kg pro capite all'anno in Romania, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Lituania.
I consumi dei paesi produttori europei sono tre-quattro volte tanto a quelli delle nazioni produttrici che si affacciano sull'altra sponda del Mediterraneo. In Tunisia è di 3,8 kg pro capite all'anno, 3,6 kg in Marocco, addirittura di 1,4 kg in Turchia. Per quanto riguarda l'Egitto, l'Iran e l'Iraq, il loro consumo si trova intorno ai livelli di Polonia e Romania
Ma cosa accade nei paesi non produttori?
Gli Stati Uniti hanno visto la crescita più spettacolare del consumo totale nel corso degli ultimi 25 anni, anche anche se Stati Uniti il ââconsumo pro capite nel 2014 è stato solo 0,9 kg, paragonabili ai livelli nel Regno Unito e in Germania.
Per quanto riguarda il consumo pro capite in altre nazioni non produttrici abbiamo 1,6 kg per la Svizzera, 1,1 kg per il Canada, 0,8 kg per la Norvegia e 0,7 kg per l'Arabia Saudita.
Altrove, i livelli pro capite sono più bassi.
La Cina si conferma ancora all'ultimo posto tra i paesi consumatori, pro capite, di oli di oliva.