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Perché la Cina ha smesso di comprare olio d'oliva?
Secondo il Coi negli scorsi mesi le importazioni sono scese del 9% in sei paesi extraeuropei. Un trend preoccupante proprio mentre la produzione mondiale è stimata salire a 3 milioni 150 mila tonnellate, con stock che dovrebbero avvicinarsi a 500 mila tonnellate
14 maggio 2014 | T N
L'ultimo report del Coi in merito al commercio internazionale di olio d'oliva è alquanto preoccupante, poiché bei primi cinque mesi della nuova campagna olearia (ottobre 2013-febbraio 2014) le importazioni di oli d'oliva in sette paesi extra Ue (Australia, Brasile, Canada, Cina, Giappone, Russia, Stati Uniti) sono scese del 9%, passando da 247 mila tonnellate della scorsa stagione a 224 mila.
Solo in Giappone la situazione appare lievemente positiva, con un trend in salita del 2%, merito soprattutto dell'incremento delle importazioni a febbraio.
Da segnalare in particolare il brusco calo della Cina, con un -31% delle importazioni, a cui seguono i dati negativi di Australia (-16%), Brasile (-14%), Canada (-10%), Stati Uniti (-6%) e Russia (-3%).
In base alle rilevazioni pare che le importazioni tendano a risalire da febbraio, in particolare in Australia, Giappone e Russia, ma potrebbe trattarsi di un fuoco di paglia, così come già avvenuto negli Stati Uniti dove, a fronte di una crescita a gennaio (+9%), le importazioni sono di nuovo scese a febbraio (-5%).
Tra l'altro non in tutti i paesi a febbraio si è registrata una risalita. In Brasile (-4%), Canada (-18%) e Cina (-40%) il trend in discesa continua a perdurare.
Sale dunque la preoccupazione anche perchè il Coi aveva stimato, a inizio campagna, un incremento delle importazioni in questi paesi dell'1%. Se si consoliderà invece la tendenza a un calo del 9% le importazioni dovrebbero scendere di 53900 tonnellate.
Tutto questo mentre la campagna olearia si presenta molto ricca, oltre le 3 milioni di tonnellate. Merito soprattutto della Spagna che dovrebbe arrivare a produrre 1,752 mila tonnellate. A fine campagna, dunque, le scorte dovrebbero avvicinarsi alle 500 mila tonnellate.