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Partono i triloghi per definire la nuova Pac. Tagli agli aiuti diretti per un miliardo e mezzo di euro dal 2014
La presidenza irlandese vuole chiudere le trattative entro la fine del suo mandato. La data di scadenza del negoziato è fissata per il 20 giugno. Intanto la Commissione europea vuole tagliare drasticamente gli aiuti diretti. In base al rapporto pubblicato, oggi, il 20% dei beneficiari riceve circa l’80% dei pagamenti
30 marzo 2013 | T N
Trovato l'accordo tra i ministri dell'agricoltura europea, con il voto contrario di Slovacchia e Slovenia, su un approccio generale per la riforma della Politica Agricola Comune (PAC). Pagamenti diretti, organizzazioni comuni dei mercati (OCM), sviluppo rurale e regolamento orizzontale costituiranno la base per il negoziato con il Parlamento e con la Commissione Europea per la PAC 2014-2020.
Le trattative inizieranno l'11 aprile per poi proseguire a ranghi serrati, anche due volte alla settimana, fino al 20 giugno in cui si dovrebbe essere raggiunto un accordo che poi potrebbe avere il definitivo via libera l'ultimo consiglio dei ministri agricoli a presidenza irlandese, in programma il 24 e 25.
“La posizione espressa dal Consiglio dei Ministri Ue dell’agricoltura sulla nuova Politica agricola comune è indubbiamente migliorativa per il nostro Paese rispetto alla proposta della Commissione. Ora entriamo nella fase del Trilogo ed entro tre o quattro mesi arriveremo al testo definitivo della riforma” ha dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania.
“Sono soddisfatto dell’esito del negoziato e del risultato raggiunto per l’Italia, soprattutto se si pensa a quanto prevedeva la proposta iniziale avanzata dalla Commissione. In un quadro complessivo che vede un leggero arretramento della spesa globale, l’Italia recupera qualcosa sul fronte dello sviluppo rurale, e limita le perdite sugli aiuti diretti. Ritengo importante sottolineare come sia stata sconfitta la posizione che prevedeva un appiattimento degli aiuti: il nostro Paese ha ottenuto un livello di aiuti molto più alto rispetto alla media europea. Inoltre, nell’ambito della previsione di giungere ad un allineamento interno entro il 2019, il testo del Consiglio prevede la possibilità per i singoli Paesi di limitarsi a un leggero avvicinamento tra i due estremi senza tagli pesanti per i settori che godono di un sostengo superiore alla media”.
“Anche per quanto riguarda l’importante sfida relativa alla definizione di ‘agricoltore attivo’ – ha aggiunto il Ministro -, il testo uscito dal Consiglio individua il vero agricoltore consentendoci di sostenerlo nel modo più adeguato”.
“Siamo riusciti – ha sottolineato Catania – anche a ‘disinnescare’ i possibili effetti negativi della misura relativa al greening: il nuovo assetto tripartito, che prevede l’obbligo della diversificazione delle colture sulla base delle dimensioni delle aziende in tre livelli, infatti eviterà traumi per gli agricoltori”.
“Molto importante – ha precisato il Ministro – è anche il nuovo assetto previsto per i Programmi di sviluppo rurale: avremo un ‘contenitore’ nazionale all’interno del quale inserire tutte quelle misure che sarebbe illogico includere nei Psr regionali. Non meno importanti devono essere considerate la proroga dei diritti di impianto per il settore vitivinicolo e l’equiparazione delle associazioni di Organizzazioni produttive (Aop) alle Op vere e proprie”.
“Quella del Trilogo – ha proseguito Catania – è certamente una fase delicata ma siamo sereni perché, a parte l’esclusione di alcune produzioni dagli aiuti accoppiati sui quali lavoreremo, il compromesso raggiunto costituisce un buon risultato negoziale. Dobbiamo solo vigilare per evitare che ci siano passi indietro e quindi lavorare per una rapida ed efficace applicazione della riforma in ambito nazionale operando in maniera equilibrata tutte quelle scelte che la riforma delega agli Stati membri come la scelta dei prodotti ai quali destinare gli aiuti accoppiati, la definizione delle caratteristiche dell’agricoltore attivo e la programmazione dei Psr”.
Grande delusione, invece, per le 14 Associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica che avevano rivolto un ultimo appello al Consiglio Europeo per una vera riforma della PAC in grado di premiare i sistemi agricoli che tutelano la biodiversità, l'acqua, il suolo. "Purtroppo non siamo stati ascoltati ed importanti provvedimenti che avrebbero reso la PAC del futuro più verde sono stati cancellati dai Ministri dell'Agricoltura della UE. In questo modo i benefici ambientali della PAC rischiano di essere perfino minori della politica attualmente in vigore", commenta Maria Grazia Mammuccini, portavoce delle 14 Associazioni.
Nel frattempo la Commissione europea ha pubblicato la relazione annuale sulla distribuzione dei pagamenti diretti per Stato membro, con i dati definitivi per il 2011.
I pagamenti diretti nel 2011 sono stati pari a 40,2 miliardi di euro, circa il 72% del sostegno fornito agli agricoltori nell'ambito della politica agricola comune (PAC), con un aumento dell’1,3% rispetto al 2010, a causa della introduzione graduale dei pagamenti diretti nei nuovi Stati membri.
I beneficiari italiani dei pagamenti diretti che si collocano sotto i 500 euro sono stati circa 513.000. Quelli tra i 500 ed i 1.250 circa 288.000. Quelli tra i 1.250 ed i 2.000 circa 111.000. Quelli tra i 2.000 ed i 5.000 circa 162.000. Quelli tra i 5.000 ed i 10.000 circa 80.000. Quelli tra i 10.000 ed i 100.000 circa 75.000.
I beneficiari tra i 100.000 ed i 300.000 sono stati 2.870. Quelli tra i 300.000 ed i 500.000 sono stati 210. Quelli oltre i 500.00 sono stati 100.
La relazione ha confermato inoltre che il 92% dei pagamenti sono ora "disaccoppiati", cioè non sono legati a cosa e quanto i singoli agricoltori producono.
La Commissione Ue ha inoltre presentato una proposta di taglio dei pagamenti diretti per l’anno 2014 per 1 miliardo e 471 milioni di euro, circa il 5%, con esenzione per i primi 5.000 euro. La riduzione si applica alle domande del 2013.
Si tratta del primo effetto dell’accordo al ribasso siglato dai capi di Stato e di Governo sul budget pluriennale dell’Ue il 7 e 8 febbraio scorso.
Secondo uno strumento legislativo introdotto nel 2003, che non era mai stato necessario utilizzare, la Commissione è obbligata a tagliare i pagamenti diretti per rispettare i tetti di spesa stimati del nuovo anno di bilancio. La proposta dovrà ora essere esaminata da Parlamento e Consiglio: se le due istituzioni non trovassero un accordo entro giugno la Commissione potrebbe decidere autonomamente.