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Export oleicolo spagnolo in crescita

Dati double face. Aumentano le esportazioni ma di sfuso. Crollano invece le vendite all'estero di prodotto confezionato. Ottime performance per il vergine

25 giugno 2011 | Graziano Alderighi

L'olio d'oliva spagnolo si vende bene all'estero, purchè sfuso.

Questa la conclusione che si può trarre dai dati presentati dall'Anierca, l'associazione che raggruppa commercianti e industrie dell'olio iberico.

L'export è infatti cresciuto del 14% in questa campagna olearia ma le vendite di prodotto confezionato all'estero sono diminuite del 9,5%.

Una tendenza, probabilmente, dovuta al trend da parte del consumatore di spendere meno per l'olio d'oliva. Infatti sono incrementate proprio le vendite per i prodotti a marchio privato che però hanno prezzi aggressivi.

Anche per questa ragione la quotazione di olio extravergine di ottima qualità (acidità < 0,4) è diminuita del 2,71% negli ultimi dodici mesi.

Si potrebbe dire che piove sul bagnato, visto che anche nel 2009-2010, vi è stata una riduzione delle quotazioni del 2%, secondo i dati forniti dall'Agenzia nazionale per l'olio d'oliva.

Ormai i prezzi sono costantemente sotto i 2 euro/kg, ben al di sotto della soglia di redditività, fissata dal Ministero dell'agricoltura spagnolo tra i 2,20 e 2,40 euro/kg.

La crisi ha avuto, quindi, un forte impatto sui consumi tanto che, secondo le rilevazioni Anierac, le vendite di extra vergine, nei supermarket spagnoli, è diminuita dell'8,4% per la categoria top e del 4,53% per il mild, a fronte di un aumento del 137% della categoria vergine.

L'incremento del vergine, tuttavia, non sembra rassicurante e non solo perchè questo prodotto non offre a nessun attore della filiera un adeguato valore aggiunto ma anche perchè a un aumento così significativo nel dato percentuale corrisponde un incremento di venduto di soli 3 milioni di litri in più.

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