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Dall'economia di sussistenza al mercato. La resistenza dei vinti nell’Africa contadina

La modernizzazione non ha prodotto sviluppo, ma disgregazione e povertà. In un documentato libro di Giordano Sivini uno sguardo lucido sulla realtà

09 febbraio 2008 | T N

La modernizzazione in Africa è stata dettata dalle esigenze economiche dei governi di difendere le proprie basi sociali urbane ed è stata giustificata dalla visione ereditata dal colonialismo: da una parte la modernità della città, dall’altra l’arretratezza di pastori e contadini. È stata perseguita in maniera autoritaria, a volte violenta, dando per scontato che grandi cambiamenti producono vittime.

Giordano Sivini

Il libro di Giordano Sivini, edito da Feltrinelli nella collana "Campi del sapere", affronta proprio questi temi, con grande lucidità. Le classi dirigenti dell’Africa subsahariana postcoloniale - si legge - hanno tenacemente perseguito la modernizzazione dell’agricoltura e dell’allevamento. Il programma comune, al di là delle differenze tra i regimi politici, è stato quello di spazzare via l’economia di sussistenza e di far passare rapidamente contadini e pastori all’economia di mercato o pianificata.

La cooperazione internazionale allo sviluppo ha alimentato, finanziato e sostenuto questa visione con progetti costosi e a volte inutili, che hanno contribuito alla disgregazione degli equilibri delle società tradizionali e al mantenimento di una classe politica e burocratica parassitaria.

Il mondo agricolo-pastorale è stato quindi oggetto di un nuovo sfruttamento, al quale ha cercato di resistere come ha potuto, per poi rassegnarsi all’emigrazione all’estero o nelle città africane. Giordano Sivini ricostruisce come tutto ciò sia avvenuto a partire da vicende osservate e studiate in prima persona, lavorando per la Cooperazione italiana.

Sivini ripercorre i processi storici precedenti il colonialismo collegati al bisogno di modernizzazione implicito nel rapporto di sfruttamento instaurato dal colonialismo e diventato, dopo l’indipendenza, funzionale alla rendita dei ceti urbani. Affronta il problema del rapporto tra sviluppo e sottosviluppo e quello della cooperazione allo sviluppo, delle sue carenze e delle malefatte che ha prodotto.

La resistenza dei vinti è costruito come un grande viaggio sulle rotte di Senegal, Mali, Burkina Faso, Etiopia, Tanzania e Angola. Le descrizioni delle diverse realtà si alternano ad ampie finestre sul paesaggio e la natura, all’incontro con le genti, ai colloqui con le personalità e gli attivisti locali e alla ricostruzione del clima politico in cui si è operato.



Giordano Sivini, La resistenza dei vinti. Percorsi nell’Africa contadina , Feltrinelli, pp. 276, euro 18