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ACQUA MINERALE? NO, MEGLIO QUELLA DEL RUBINETTO
"Qualcuno vuol darcela a bere" è un libro-inchiesta di Giuseppe Altamore che racconta di una potente lobby capace di condizionare le scelte politiche dei vari governanti
25 ottobre 2003 | T N
Anna Bartolini, la celebre giornalista ch'è componente peraltro del Comitato Consumatori dell'Unione europea, Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, e Giulio Burchi, presidente della Metropolitana Milanese oltre che gestore del Servizio idrico integrato della città , hanno presentato giovedi scorso a Milano, il libro del vicecaporedattore di "Famiglia Cristiana" Giuseppe Altamore il cui titolo, quanto mai emblematico, Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale, uno scandalo sommerso, già chiarisce le intenzioni alquanto forti dell'autore, di chiara denuncia verso quella potentissima lobby che è riuscita finora a condizionare le scelte politiche di vari governi al fine di ottenere una legislazione compiacente, favorevole agli interessi commerciali delle aziende confezionatrici, ma non certo ai consumatori.
L'analisi del fenomeno acque minerali porta a conclusioni paradossali, ovvero che la tanto vituperata "acqua di rubinetto" sia in verità , a termini di legge, di gran luunga più sicura rispetto a molte acque minerali presenti in commercio. Per quest'ultima esistono infatti controlli e limiti più severi circa la presenza di sostanze tossiche nellâacqua potabile.
Il contenuto in arsenico, per esempio, non può superare la concentrazione di 10 microgrammi per litro, ma chi beve acqua minerale può addirittura ritrovarsi nel bicchiere una dose fino a 50 microgrammi per litro. Ecco dunque l'utilità del libro, che spiega con dovizia di particolari quali interessi abbiano spinto lâindustria dellâacqua minerale a usare ogni possibile mezzo per condizionare le scelte del Parlamento, fino a bloccare almeno due tentativi di riforma della normativa che regola il settore.
Altamore riferisce di come un perito chimico italiano, Pasquale Merlino da Rionero in Vulture, sia riuscito a far avviare una procedura dâinfrazione dellâUnione europea nei confronti dellâItalia proprio per il mancato rispetto delle direttive europee in materia di tutela della salute dei consumatori e come, ancora una volta, i soliti noti delle multinazionali dell'acqua lâabbiano potuta spuntare riuscendo ad aggirare le raccomandazioni dellâOrganizzazione mondiale della sanità e perfino le severissime norme del Codex alimentarius che invece ne regolano il commercio internazionale.
Cosa hanno da nascondere i produttori di acqua minerale, si chiede l'autore? Intanto, sul fronte delle acque lâItalia sarà obbligata a recepire una nuova Direttiva europea che entrerà in vigore dal prossimo anno, a partire dal primo gennaio 2004.
Per le multinazionali non dovrebbe essere facile adeguarsi alle norme sanitarie più severe e per i consumatori, salvo imprevisti, ci sarebbero più garanzie.
L'autore del libro, Giuseppe Altamore, come abbiamo già precisato, è vicecaporedattore di âFamiglia Cristianaâ e si occupa in particolare di economia, di consumi e di sicurezza alimentare. Non nuovo allo scandalo delle acque minerali, vi ha dedicato diverse inchieste.
Nel libro edito dai Fratelli Frilli di Genova, oltre agli otto capitoli in cui è suddiviso, vengono posti in evidenza, in "bibliografia e altre fonti", le normative sulla materia e accurate e approfondite tabelle informative.
Per i lettori di "Teatro Naturale", rendiamo intanto disponibile il testo dell'introduzione al libro, in visione cliccando qui di seguito all'indirizzo web della casa editrice link esterno
Mentre, per un maggiore approfondimento del tema, proponiamo una curiosa e interessante intervista allâautore.
Altamore, nel suo libro sostiene che l'acqua minerale può essere meno sicura dell'acqua di rubinetto. Da che cosa nasce questa sua idea?
Non c'è alcun mistero al riguardo. Esistono due normative, una per ogni tipo di acqua. Il problema è che esistono due pesi e due misure: parametri più restrittivi per l'acqua di rubinetto e parametri più generosi per la minerale. Incominciamo dal numero dei parametri presi in esame: sono 200 per gli acquedotti e soltanto 48 per l'acqua minerale.
Possiamo avere un limite per i sali nell'acqua di rubinetto e nessun limite per l'acqua minerale. La concentrazione massima di arsenico nella minerale può essere di 50 microgrammi per litro (ma fino al 2001 poteva arrivare a 200!), mentre se si beve dal rubinetto il limite è di 10 microgrammi per litro, così come raccomandato dall'Oraganizzazione mondiale della sanità sin dal 1993.
Come mai esistono queste differenze?
Le differenze ci sono perché l'acqua minerale è passata dalle farmacie agli scaffali dei supermercati e ha molto spesso sostituito l'acqua potabile senza che ci fosse un aggiornamento della normativa che tenesse conto del massiccio e anche eccessivo consumo di acqua minerale. Ricordo che siamo i primi "bevitori" al mondo con 172 litri pro capite in un anno e una spesa media per famiglia di 260 euro. Ma l'acqua minerale non si può bere constantemente e in sostituzione dell'acqua di rubinetto.
Perché?
Per una ragione molto semplice: l'acqua minerale non è acqua "potabile", ma è un acqua terapeutica con indicazioni e controindicazioni che, però, non sono indicate in etichetta. In questo periodo molte pubblicità sottolineano che la tale marca "è povera di sodio", ma se al contrario la concentrazione di questo sale è alta, non c'è l'obbligo di indicare che non è adatta per chi soffre di malattie cardiovascolari. Per non parlare poi dei nitrati...
Già , anche l'acqua minerale può avere i nitrati?
Sì, a volte in quantità superiore a quanto ne possiamo trovare se beviamo dal rubinetto. Ma non è questo il punto. La legge dice che se un'acqua contiene fino a 10 milligrammi per litro di nitrati il produttore può scrivere in etichetta che è "particolarmente adatta per la prima infanzia". Ma se quel limite viene superato non è previsto l'obbligo di indicare che può far male o è nociva perché può causare la blue baby.
Le etichette dunque non dicono tutto?
Le etichette non sono limpide. Ci sono poche informazioni. Per esempio manca del tutto l'elenco di diciannove sostanze tossiche che devono essere tenute sottocontrollo. Chi acquista un'acqua minerale non è in grado di valutare se può bere quel tipo di acqua in relazione al suo stato di salute.
E perché nessuno interviene?
Non è facile intervenire. Il settore è fortissimo. Nel 2002 ha fatturato 5.500 miliardi di vecchie lire. La lobby dei produttori ha sempre cercato di evitare che fosse applicata una normativa che li penalizzasse. Almeno fino al 2001.
Perché, nel 2001 cosa è successo?
A seguito dell'apertura di una procedura d'infrazione comunitaria, l'Italia ha dovuto giocoforza modificare la normativa e ha introdotto dei parametri più severi per alcuni inquinanti, che ha messo nei guai i produttori.
E le inchieste della magistratura si riferiscono proprio a questi parametri ignorati?
Sì, in particolare a sei parametri relativi a sostanze chimiche organiche (idrocarburi, fenoli e altro) che non possono più esserci neppure in traccia nell'acqua imbottigliata. In questo momento ci sono 15 procure della Repubblica che indagano e il ministero della Salute ha rilevato che ci sono 211 marche fuorilegge. I produttori hanno 60 giorni di tempo per mettersi in regola.
Intanto è in arrivo una nuova direttiva europea.
L'Italia deve applicare la direttiva 40 del 2003 a partire dal 1° gennaio 2004. L'etichetta diventa un po' più trasparente e le sostanze indesiderabili o tossiche avranno limiti più severi e più vicini a quelli applicati per l'acqua di rubinetto. Ma la direttiva fa qualche regalo ai produttori che per il nichel e il boro avranno tempo di adeguarsi fino al 2008.
Insomma, è meglio bere dal rubinetto?
Direi di sì. Ma anche sul fronte degli acquedotti c'è molto da fare. Grazie a una normativa più severa, che entrerà in vigore dal primo gennaio 2004, potremo pretendere di avere acqua di ottima qualità e senza odore di cloro al rubinetto di casa.
Per i lettori che volessero contattare l'editore, per altri libri della collana di saggi "Controcorrente", o per altri volumi, ecco l'indirizzo: Fratelli Frilli Editori, via Priaruggia 31/1, 16148 Genova; tel 010.3074224, fax 010.3772845, link esterno, info@frillieditori.com
Bibliografia
Giuseppe Altamore, Qualcuno vuol darcela a bere. Acqua minerale, uno scandalo sommerso, Fratelli Frilli Editori, Genova 2003, pp. 202, 14 euro