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LE STRADE DEL VINO E DEI SAPORI SI GUSTANO NELLE PAGINE DI UN LIBRO

Esce per l’editore Civin un volume di Iole Piscolla sul turismo gastronomico di qualità. Si tratta di un utile strumento per chi voglia apprezzare al meglio gli itinerari del gusto in un Paese che solo di recente ha messo in evidenza un patrimonio di inestimabile valore. Presentiamo le considerazione di Giacomo Tachis

23 aprile 2005 | T N

Iole Piscolla è una brava giornalista che sa valutare con occhio attento la realtà. I suoi articoli per il mensile "Terre del vino" sono d'altra parte molto approfonditi e curati; da qui, inevitabilmente, la sua preziosa esperienza a stretto contatto con il mondo dell'agroalimentare, esperienza che le ha potuto permettere di scandagliare con uno sguardo lucido ogni angolo d'Italia alla ricerca degli itinerari necessari per muoversi con soddisfazione tra le tante strade del vino e dei sapori. Ai lettori di "Teatro Naturale" consigliamo dunque la lettura del libro (pp.658, euro 18), di cui si può far richiesta direttamente all'indirizzo redazione@cittadelvino.com. Intanto per rendere più appetibile l'invito, proponiamo l'introduzione al volume a firma diel grande Giacomo Tachis. (L. C.)



Bellissimo percorrere le strade del vino! Esse sono segni di unità, di fraternità, di comunicazione sociale, culturale, scientifica, religiosa e soprattutto di “comunicazione umana”.
E, al di là di tutto, le strade sono anche segni di unità fisica nel senso più ampio dell’espressione.
Le strade, i viottoli, i sentieri, il “camminare” in generale dischiudono i nostri sensi e acuiscono le nostre percezioni sensoriali, consegnandoci un patrimonio preziosissimo composto da mille sapori, aromi e colori, che affina e arricchisce il nostro spirito.
Esso rende più stretto quel legame tra sensi e sensibilità, che connette la dimensione corporale, fisica dell’uomo, a quella intellettuale.
I sensi infatti sono le porte dell’intelletto.
Il sentire sta in noi, ma non dipende da noi.
Non per nulla Levi-Strauss ha detto che un cibo deve prima di tutto essere pensato buono ancor prima di essere consumato buono.
Le strade del vino rappresentano un’affermazione umana e culturale di alto ed ampio valore.
Come il vino, anche le sue strade fungono da elemento conduttore di incontri, di comunicazioni, di scambi di informazioni e in particolare agiscono sul “palato civile” degli uomini.
Le strade del vino inoltre svolgono un altro ruolo importantissimo: non solo rappresentano una fra le espressione più esplicite dell’influenza dell’attività umana sul paesaggio, ma il loro percorrerle permette all’uomo di apprendere e di avvicinarsi alle “impronte storiche” del passato, il cui ambiente non soltanto è modificato dalle varie attività economiche, ma anche da azioni determinate da una forte motivazione spirituale.
I segni culturali sopravvissuti a varie epoche rappresentano i resti dell’oggettivazione sul territorio delle culture del passato; così, nella vecchia Europa, per esempio, un’ ideologia politica tramontata, o una religione morta, come i culti preistorici e il politeismo classico, parlano ancora attraverso il paesaggio, espressione di quella parte della vita spirituale e materiale dell’uomo che può determinare un carattere paesistico.
Basti considerare il fascino delle religioni antiche che sprigionano ancora oggi i paesaggi archeologici dell’Acropoli di Atene, di Paestum, della Valle dei Templi agrigentina, di Segesta.
Come la religione anche il settore alimentare ha contribuito a modellare il paesaggio.
Per millenni, nel rito delle preparazione del cibo e nella ripetitività del suo consumo si è formata e trasformata la natura dell’uomo.
L’alimentazione, infatti, occupa da sempre uno spazio privilegiato nella storia dell’umanità, e non di rado concorre a determinare, in modo più o meno vistoso ma decisivo, regimi, miti e pratiche di vita in cui si riconoscono una o più identità socio-culturali, antiche e moderne.Le strade dell’enogastronomia attraversano quindi un “paesaggio culturale” composto sia da elementi materiali sia da spazi spirituali.
Ma oltre agli itinerari terrestri, ci sono anche le rotte del mare; nel nostro caso del mare Mediterraneo.
Il Mediterraneo antico è considerato la culla della civiltà occidentale, il luogo reale e virtuale di incontro e di interconnessione fra tutti i popoli conosciuti.
L’incontro fra cultura e natura, fra saggezza spirituale dei suoi abitanti e purezza selvaggia di alcuni suoi paesaggi, costituisce il suo più grande fascino e “riscalda alla vita”.
La sua unità geografica si riscontra nella natura sincronica delle terre, come nel ritmo uniforme dei climi.
Nella ripartizione zonale delle terre coltivate quella mediterranea prende la qualifica di “regione della vite e dell’olivo”, piante che crescono dall’uno all’altro termine di questo mare.
Il territorio che circonda il mare Mediterraneo è densamente popolato.
Esso vanta una concentrazione di paesaggi naturali e umanizzati e un patrimonio culturale unici al mondo.
Questo “patrimonio culturale” che si potrebbe persino definire “patrimonio geoantropico” si compone del paesaggio stesso, ma proprio in funzione di questo “antropico”, anche di risorse e capacità umane amate dal quel turistaviaggiatore dai “sensi sviluppati” e dall’intelletto curioso e vivace, desideroso di conoscere nuove realtà olfattive e gustative.
Il mare, la costa, le isole gli scogli pittorici oltre a incantare gli occhi e la mente offrono una ricchezza di tradizioni che talvolta affondano le proprie radici nel mito.
Si pensi per esempio ad alcuni frammenti di letteratura enogastronomica, recuperati addirittura da Ateneo, storico del IV secolo d.C.
Molti nomi di pesci citati per esempio da Archestrato di Gela, sopravvivono nel ricordo di vecchi lupi di mare e di pescatori i cui volti solcati da rughe profonde rendono incerto ogni riferimento anagrafico.
Le ricette sono sempre valide sin dai tempi remoti: grandi cucine di pesce di frutti di mare che hanno molto spesso un’origine classica.
Luoghi di gola per i ventris laudator, ma anche di ricchezza letteraria e artistica, per chi ama nutrire anche lo spirito e luoghi di salubrità per chi ama ancora di più il sole e la buona aria marina.
Infine luoghi dove la vite esprime il meglio di sé con i grandi vini mediterranei che ricordano addirittura il “mare colore del vino” citato da Ernippo di Smirne nel III secolo a.C., il medesimo mare di Dioniso che Leonardo Sciascia ha ripreso nel titolo di un suo libro: “Il mare colore del vino”.
Un altro vanto della nostra regione mediterranea è la pianta d’olivo, importante per il suo simbolismo culturale e paesaggistico, oltre che per il suo ruolo nelle diete e più in generale nella mitologia mediterranea.
Si pensi inoltre al leccio, alla quercia coccifera, che costeggiando i boschi “naturali” di questo mare, si scorgono insieme al pino di Aleppo, al fico, al pistac-chio, al carrubo, alla vite.
Si giunge così alle “porte del tempo” fra spazi umani e naturali.
Se il Mediterraneo non fosse esistito, niente sarebbe arrivato dalla Grecia in Arabia, dall’oriente alle nostre zone e da Roma a Tunisi.
Gli scambi commerciali nell’antichità non avvenivano via terra ma via mare.
Queste acque, queste rotte, hanno consentito uno scambio di morte e di amore per migliaia di anni e così si è affermato un unico ordine mediterraneo specifico ed esclusivo.
Il paesaggio umano del Mediterraneo porta ancora, seppure lievemente, il peso di un passato tormentato.
Le società rurali rispecchiano a tratti lo sfruttamento indiscriminato di una popolazione in miseria da parte di una classe di proprietari terrieri a loro volta legati ad un arrogante potere politico.
La storia ce lo racconta per filo e per segno e il paesaggio ancora di più Le carte, gli itinerari e quindi il sistema viario delle strade del vino, servono in vario modo alla lettura e all’interpretazione del paesaggio, soprattutto dei paesaggi del passato che contengono molti degli elementi strutturali attuali.
Esse rappresentano un bene culturale o meglio, geo-culturale comodo e sintetico.
Usiamole dunque, tenendo di conto che le percezioni simboliche, se ben radicate, non muoiono; e le carte ci guidano in questa riscoperta, oltre naturalmente ad istruirci sulla dinamica spaziale delle nostre regioni costiere e non.

Giacomo Tachis