Italia

Le colpe della crisi olivicola? Chi le dà, chi se le prende

Il settore olio d’oliva al centro di un dibattito parlamentare in Commissione agricoltura. Show di Gargano sulle frodi, mentre Fiorillo assicura che “ci sono colpe tutte nostre italiane”

05 giugno 2010 | T N

Il Presidente Scarpa Bonazza Buora ha convocato la Commissione agricoltura del Senato per discutere della crisi del comparto olio d’oliva.
Nel corso dei lavori, come di rito, sono stati ascoltati diversi protagonisti, tra cui Massimo Grgano, presidente Unaprol e Elia Fiorillo, Presidente Unasco.

“Il furto d’identità rende il doppio sul mercato mondiale per quelle aziende che vendono fraudolentemente olio extra vergine di oliva spacciandolo per made in Italy e utilizzano falsamente la leva dell’origine come un bancomat” ha denunciato Massimo Gargano.

Ad accendere i riflettori sul settore alcuni dati dell’Annunario Economico alimentare 2010-2011 in base ai quali il comparto oleario regge ai contraccolpi della crisi.
Il 67% degli operatori chiude il bilancio in utile e per il 57% vi è stato un incremento di fatturato. Lo studio è stato curato a partire dall’analisi dei dati di bilancio relativi ad un campione composto da 109 società di capitali, con fatturato superiore al milione di euro, che operano nel comparto in questione.

“Emerge un quadro in controtendenza rispetto al contesto generale - afferma Gargano - ma non tutti gli incrementi di fatturato hanno portato ricchezza alle aziende che veramente producono e vendono esclusivamente olio extra vergine di qualità I.O.O.% made in Italy. Nella quasi totalità dei casi gli utili di esercizio e i trend positivi di crescita hanno riguardato soggetti estranei alle filiere agricole italiane certificate .”

La soluzione? Soldi per le filiere certificate.

“Bene ha fatto il presidente della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato, Scarpa Bonazza Buora, ad organizzare un'audizione sulle problematiche olivicole - ha dichiarato Elia Fiorillo - Il momento è difficilissimo per le produzioni italiane e servono interventi coraggiosi perché non ci troviamo di fronte ad una problematica congiunturale, ma a una vera e propria crisi strutturale del comparto italiano”.

“Le colpe - ha continuato Fiorillo - è troppo facile sempre attribuirle agli altri. Ci sono responsabilità tutte nostre italiane che vanno analizzate con sano realismo per non ripetere gli errori compiuti a partire dal “disaccoppiamento” totale del settore. In particolare vanno messi da parte i toni demagogici per tentare, tutta la filiera, di trovare soluzioni pragmatiche a problemi non facili”.

Per Elia Fiorillo le cose immediate da fare sono tre: scegliere e soprattutto finanziare, nell'ambito del Piano olivicolo nazionale, tra le tante cose scritte, quelle iniziative che servono a razionalizzare il settore, e soprattutto i costi di produzione, a partire dall'accorpamento fondiario, tramite la cooperazione; puntare all'alta qualità italiana; puntare ad una politica dei controlli che penalizzi veramente i furbi da qualsiasi parte siano. Un patto di lealtà con l'industria ed il commercio potrebbe aiutare a risolvere la problematica. “Se, con il nuovo regolamento sull’origine obbligatoria - conclude Fiorillo - non ci sarà più confusione sulla provenienza, occorre ora assicurare una stretta equivalenza tra qualità e italianità e diffondere tra i produttori italiani la consapevolezza che solo producendo oli extra vergini di più alta qualità, si potrà acquisire maggiore valore e difendere l’immagine del nostro prodotto nel mondo”.