Italia

Km zero / 1. Trovata geniale? No, è solo uno spot che danneggia le imprese agricole

Contrariamente a quanto si va sostenendo, non si risolvono i problemi dell’ambiente e dei consumatori. Il presidente Cia Giuseppe Politi prende le distanze da Ermete Realacci e avanza dubbi sull'iniziativa Coldiretti

25 ottobre 2008 | T N

l presidente della Cia Giuseppe Politi replica all’on. Ermete Realacci. Un ambientalismo retrogrado non serve. Si deve operare per valorizzare tutta l’agricoltura e non agire nella logica di una sola organizzazione professionale. Bisogna coniugare la difesa ambientale con lo sviluppo economico del settore agricolo. Bene le parole del presidente Napolitano.

“Più che una proposta concreta, sembra uno spot pubblicitario, uno slogan di un ambientalismo retrogrado e di vecchio stampo per cercare unicamente consensi. Il consumo dei prodotti agricoli a ‘km zero’ è soltanto la classica notizia ad effetto, un’azzeccata comunicazione. Tutto qui. Di realistico non c’è niente”. E’ quanto sottolinea il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi per il quale oggi si fa molta confusione. “Non si pensa al valore economico dell’agricoltura, né ai bisogni dei consumatori. In tanti si fanno belli a parlare di ambiente senza dare le opportune soluzioni. E’ una tendenza a cui diciamo basta”.

“Le affermazioni dell’on. Ermete Realacci, ministro ombra dell’Ambiente del Pd, sembrano rispondere a questa logica. Con ciò -sostiene Politi- non vogliamo dire che la territorialità dei prodotti agricoli sia un problema di secondo piano. Niente affatto. Da sempre, come Cia, abbiamo agito per valorizzare il legame con il territorio. Ma da qui a fare proposte, come quella dell’esponente del Pd di invitare a consumare prodotti locali, significa ignorare l’aspetto economico dell’agricoltura, significa negare l’importanza di un’impresa agricola competitiva sui mercati, significa togliere linfa vitale ad una delle voci più significative, appunto l’agroalimentare, del ‘made in Italy’ nel mondo”.

“L’on. Realacci, che pare abbia spostato la linea di una sola organizzazione agricola e non quella dell’agricoltura italiana, ci deve spiegare -aggiunge il presidente della Cia- come si possono consumare in ambito locale tutti i prodotti agricoli della zona. Pensiamo, ad esempio, all’uva in Puglia, agli agrumi in Sicilia e Calabria, all’ortofrutta in Emilia Romagna, al riso in Piemonte, alle mele in Trentino. Questo vorrebbe dire la fine del settore e la chiusura di tantissime aziende”.

“Questo tipo di ambientalismo proprio non ci piace. E’ un ambientalismo, quello dell’on. Realacci, che in passato ha causato molti problemi e non ha affatto risolto -rimarca Politi- le questioni ambientali. Noi siamo con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando dice che ‘occorre fare uno sforzo per scoprire il legame che c’è sempre tra le esigenze dello sviluppo economico e quello della difesa dell’ambiente’. Ecco perché siamo sempre convinti che il ‘km zero’ è una vera assurdità, una scelta che danneggia l’agricoltura”.

“Non solo. Non è neanche la soluzione per rilanciare i consumi agroalimentari. Altre -rileva il presidente della Cia- sono le strade da battere, a cominciare da nuovi e più stretti rapporti di filiera che permettano di rendere più veloci ed efficienti i passaggi dal campo alla tavola e di ridurre i prezzi, rispondendo così alle esigenze dei cittadini. In questo modo si valorizza la qualità, la tipicità, il legame con il territorio e anche la stessa freschezza del prodotto agricolo”.

“All’on. Realacci consigliamo di esser più attento nelle sue affermazioni e di pensare che esiste un’agricoltura che è stata sempre sensibile all’ambiente e alla sua tutela, ad un’agricoltura che vuole operare in maniera valida e in stretto rapporto con i vari soggetti della filiera, ad un’agricoltura che intende affermare nel mondo la sua qualità e la sua tipicità, ad un’agricoltura forte e competitiva -conclude Politi- non esclusiva di una sola organizzazione professionale. Altro è unicamente confondere le idee e ingannare gli stessi consumatori”.


Fonte: Cia