Italia
Certificazione Made Green in Italy per l'olio extravergine di oliva italiano

Richiesta e ottenuta la prima certificazione con una referenza 100% italiana e sostenibile. La bottiglia arriva al consumatore con qr code o codice a barre tramite cui leggere caratteristiche e percorso di qualità
28 marzo 2025 | 11:00 | Giosetta Ciuffa
Il brand Italia è elemento di attrattività senza dubbio ma è necessario che, per quanto riguarda le eccellenze italiane, ci sia un adeguamento ai tempi e ai mercati. Un made in Italy che si definisce solo in quanto “fatto in Italia” difficilmente si distinguerà in maniera efficace. Più adeguato invece il “fatto sostenibilmente in Italia”: è questo il presupposto alla base della certificazione Made Green in Italy, che coniuga prestazioni di sostenibilità ambientale con la dimensione del made in Italy. È applicabile a tutti i beni e servizi che secondo il regolamento UE 952/2013 hanno origine in Italia, e anche a quei prodotti che non lo sono interamente ma che coinvolgono Paesi terzi nella lavorazione, se l’ultima sostanziale trasformazione, economicamente giustificata, avviene in Italia.
Una certificazione di natura istituzionale, rilasciata ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, e basata sulla metodologia europea PEF (valutazione dell’impatto ambientale, da aggiornare ogni tre anni, sul ciclo di vita dei prodotti) che prevede l’integrazione dei requisiti relativi alla footprint con soglie di performance che consentono l’accesso solo ai prodotti migliori del prodotto medio.
Come funziona? Primo step sono le RCP (regole di categoria di prodotto) che diano indicazioni metodologiche per calcolare l’impatto ambientale per la categoria ricercata; se già esistenti, si può chiedere l’adesione allo schema, ottenendo il logo se si è in classe A (o B, impegnandosi a raggiungere i requisiti necessari per il passaggio alla classe successiva secondo un piano di miglioramento obbligatorio). Il soggetto proponente le RCP può essere un ente pubblico o un privato, costituito da almeno tre imprese di cui una pmi, che rappresenti più del 50% della produzione nazionale della categoria in termini di fatturato. Il marchio è applicabile a tutti i prodotti e merito del ministero dell’Ambiente è aver stabilito un regolamento per questa che è la prima certificazione europea che integra i requisiti ambientali con soglie di performance. Finora sono 31 le regole di categoria di prodotto pubblicate e 69 i prodotti o servizi che hanno aderito al made Green in Italy, la maggior parte dei quali in classe A. Lo schema facilita la partecipazione alle gare pubbliche, laddove siano previsti criteri ambientali. In particolare, anticipa tre normative unionali già in vigore: ecodesign, batterie e imballaggi.
Nel settore dell’olio, è stato Oleificio Zucchi a richiedere e ottenere la certificazione per primo, producendo quindi una referenza 100% italiana e sostenibile. La bottiglia arriva al consumatore con qr code o codice a barre tramite cui leggere caratteristiche e percorso di qualità (come già visto per chi si è dotato del passaporto digitale di prodotto), oltre che risultati sintetici dello studio PEF e relativa classe di appartenenza rispetto al benchmark (A o B), dichiarazione ambientale di prodotto, data di registrazione allo schema, link all’eventuale programma di miglioramento, soggetto verificatore dello studio.
“È un percorso intrapreso nel 2015; l’elemento su cui concentrarsi è la rilevanza per il consumatore, ossia non fare un prodotto di nicchia. L’Italia ha un saper fare e abbiamo necessità di produrre maggiormente il nostro prodotto italiano senza dimenticare qualità e tutela del territorio, inclusa la componente turistica - commenta Alessia Zucchi, Ceo dell'azienda olivicola-. La necessità è essere rilevanti sui mercati e la rilevanza non si fa con un prodotto di nicchia: abbiamo bisogno di produzioni. Sono convinta della necessità di portare avanti il piano olivicolo. Abbiamo eccellenze italiane e possiamo farci portavoce nell’economia circolare del mondo oleario”.
Andrea Marino, dg Federolio: “Il ruolo delle associazioni di categoria come collettore di istanze, e entusiasmo delle.nostre imprese come in questo caso, è fondamentale nei confronti delle imprese che a loro volta recepiscono desiderata da mercato e consumatori. Per la creazione della RCP bisogna rappresentare il 50% del mercato e Federolio è al 60%: unico soggetto che poteva muoversi ufficialmente”.
Maria Chiara Ferrarese, dg CSQA, primo organismo di certificazione riconosciuto, osserva dove Made Green in Italy si differenzia da altri standard. “Molte le norme certificabili e quando c’è troppo non c’è nulla. Oltre al prerequisito del made in Italy, che è nella nostra missione per via di dop e igp, il valore deriva dal fatto che MGI è uno standard pubblico del ministero e ciò dà robustezza e automatica conformabilità alle norme. È l’unico inoltre che prevede un benchmark nella propria categoria e rende confrontabili gli studi stessi. Non da ultimo, su questo standard di marchio si può far convergere una comunicazione”.
Prossimo passaggio quindi l’inclusione nello standard della sostenibilità anche sociale, come anche osservato durante l’incontro, per staccarsi ulteriormente da certe filiere dell’olio evo tradizionale.