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Dal Dairy Summit 2024 arriva un no unanime al Nutri-score
Ottime le notizie che provengono dall’export, con 5 miliardi di euro a valore nel solo 2023 per latte e prodotti lattiero-caseari. A pesare l'incertezza per possibili dazi di Trump e l'impatto del Nutri-score
10 dicembre 2024 | 09:00 | C. S.
Il 2024 si chiuderà con una tenuta sostanziale del comparto dairy, che con 13 milioni di tonnellate di latte prodotto è molto vicino alla piena auto sufficienza di materia prima, nonostante la tendenza sia a un assestamento del numero dei capi (Nomisma stima un -1,1% nel 2035, a fronte delle attuali 2,6 milioni di unità, ma con una crescita della produttività dello 0,9%) e a una riduzione di quello degli allevamenti. Ottime anche le notizie che provengono dall’export, con 5 miliardi di euro a valore nel solo 2023 (+130% negli ultimi dieci anni), per 160mila tonnellate di prodotto esportato. Tuttavia, rimangono anche situazioni da monitorare molto attentamente: non solo l’eventualità dell’applicazione di dazi da parte di Usa e Cina, ma anche l’introduzione a livello europeo del Nutriscore nell’etichettatura fronte pacco. Del resto, quello del dairy sta diventando un comparto da difendere anche in ragione dell’indotto che produce in altri settori: il turismo esperienziale legato alle visite nei caseifici e all’assaggio di prodotti tipici, si colloca infatti sul podio delle preferenze di choi viaggia.
Sono queste alcune delle principali indicazioni che arrivano dalla sesta edizione del Dairy Summit 2024, il convegno organizzato il 5 dicembre scorso dal gruppo editoriale Tecniche Nuove, nell’ambito del Dairy Expo Tech di Piacenza.
Tre le tavole rotonde durante le quali i relatori si sono confrontati su temi di stringente attualità: Maria Teresa Pacchioli (Crpa), Stefano Bonaccini (europarlamentare), Ettore Prandini (Coldiretti), Alberto Statti (Confagricoltura), Cristiano Fini (Cia) e Giovanni Guarneri (Confcooperative Fedagripesca) sono intervenuti sul tema della nuova Pac. Pacchioli ha sottolineato che anche per il settore lattiero caseario si sta studiando l’introduzione di una Ocm (organizzazione comune di mercato) come già avviene per il mercato ortofrutticolo. Ciò potrebbe essere funzionale, peraltro, anche a proseguire quegli obiettivi di sostenibilità ambientale richiesti a livello europeo. Per Bonaccini, ci sono almeno quattro priorità che deve portare avanti la Commissione Agricoltura in Europa: indicizzare alla inflazione in budget destinato alla nuova Pac, rivedere alcune modalità nella concessione delle risorse (il criterio della superficie non deve essere il solo vincolante), chiedere supporto al settore assicurativo per la gestione delle crisi dovute ai cambiamenti climatici, prevedere un sistema di supporto basato non solo sulle performance, per difendere gli insediamenti agricoli anche in territori svantaggiati. Prandini, ricordando l’eccessiva burocratizzazione che contraddistingue l’attuale Pac, ha auspicato che la nuova Politica agricola comune si adegui agli aumenti inflattivi e, al contenmpo, ha invitato a guardare anche ad altre possibili forme di sostegno (REPoerEU). Inoltre, ha espresso la necessità di una corretta informazione sui benefici degli alimenti a base di latte. Per Statti sarà fondamentale arrivare a mettere maggiori risorse sulla Pac, alzando però la soglia minima dei pagamenti diretti da 300 a 1250 euro. Contrario all’innalzamento della soglia minima è invece Fini, che auspica dalla nuova Pac anche una riduzione della burocrazia. Guarneri, da parte sua, ha rimarcato l’importanza di arrivare a una Ocm latte, come già in Europa fanno Paesi quali Bulgaria, Lettonia e Slovacchia.
Pier Sandro Cocconcelli, preside di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali e Ordinario di microbiologia agraria all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha dimostrato studi alla mano la tenuta, anche a livello di sostenibilità, della filiera lattiero casearia tradizionale, rispetto alle produzioni tramite “bioreattori”.
Franca Marangoni, direttore scientifico di Nutrition Foundation of Italy, ha introdotto il tema della seconda tavola rotonda, intitolata: “Guardiamo oltre il nutri-score”. Tanti i limiti evidenziati per questo strumento nato in Francia (come, per esempio, il fatto che si basi sempre su un quantitativo di 100 grammi per qualsiasi alimento nella definizione del colore del “semaforo”), mentre molto più funzionale e oggettiva si presenterebbe la proposta del NutrInform Battery italiano. Determinati a dare battaglia su questo tema i relatori intervenuti durante il tavolo di confronto, a partire dal prof. Paolo De Castro che invoca una «armonizzazione europea» rispetto a balzi in avanti di alcuni Paesi e continuando con Paolo Zanetti (Assolatte), che ha commentato: «Col nutri-score siamo sulla via sbagliata. Il mio timore è che si voglia far fare al settore lattiero caseario la fine di quello dell’automotive» con la questione delle auto elettriche. Giampiero Calzolari (Granarolo), sempre in ottica anti-nutriscore, ha lanciato l’idea di introdurre la materia di educazione alimentare nelle scuole, mentre Stefano Berni (Grana Padano) ha parlato di vera e propria «guerra» in corso contro il «battaglione» che estremizza i concetti di salutismo e animalismo.
Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, e Attilio Zanetti, vicepresidente del Consorzio di tutela del Grana Padano, hanno dialogato su “Il futuro delle IG tra opportunità di mercato e rischi di nuovi protezionismi”. Il primo ha parlato dell’obiettivo di «rendere iconico» il prodotto Parmigiano Reggiano, come avvenuto per lo Champagne. Obiettivo condiviso anche da Zanetti, il quale non si è mostrato però fiducioso sulla separazione dei codici doganali riferiti a Parmigiano Reggiano e Grana Padano, oggi unificati.
Opportunità ancora in gran parte tutte da esplorare per il settore lattiero caseario, infine, possono arrivare dal settore del turismo che, come ha mostrato Roberta Garibaldi, esperta di turismo enogastronomico. Già oggi le esperienze gastronomiche nelle finalità delle scelte turistiche sono seconde solo al mare e alla spiaggia (19,4% contro il 16,7%). Di «opportunità formidabile» legata al turismo enogastronomico per lo sviluppo delle IG ha parlato Cesare Baldrighi, presidente Origin italia, mentre Riccardo Deserti, presidente Origin International, ha invitato a tal proposito anche a fare tesoro di alcune esperienze di valorizzazione adottate in alcuni Paesi, per arrivare ad arrivare all’obiettivo di milioni di visitatori nei caseifici (oggi sono 200.000 mila l’anno).
La grande attenzione del Governo al settore del Dairy e soprattutto il contrasto al sistema del nutri-score sono state ribadite infine da Marco Lupo, capo del Dipartimento della Sovranità Alimentare e dell’Ippica Masaf, nelle conclusioni del convegno.