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Prezzi “troppo” alti: le Dop dell’olio d’oliva devono interrogarsi

Prezzi “troppo” alti: le Dop dell’olio d’oliva devono interrogarsi

Oggi la differenza di prezzo tra un olio italiano e un Igp Toscano è praticamente azzerata. Così è a rischio la sostenibilità di un sistema e dell’intero territorio

30 giugno 2023 | T N

Il prezzo dell’olio extra vergine di oliva italiano è di 8,5 euro/kg. Quello a cui è stato liquidato, a novembre scorso agli olivicoltori toscani, l’Igp Toscano era 8,7 euro/kg. Anche oggi i pochi scambi che riguardano la regina delle denominazioni dell’olio di oliva italiano danno indicazione di prezzo sui 9 euro/kg.

Nel corso dell’Assemblea dei soci dell’Igp Toscano, il 29 giugno scorso, è emersa in tutta la sua gravità il dilemma della sostenibilità economica di un sistema che, nell’arco di qualche settimana, dovrà decidere la quotazione di conferimento dell’olio extra vergine di oliva Igp Toscano, ben sapendo che un prezzo troppo alto potrebbe minare le vendite e quindi i bilanci delle cooperative su cui si basa il sistema dell’Igp Toscano ma anche una quotazione troppo basso potrebbe far scendere i volumi conferiti, rendendo ugualmente insostenibili i conti per mancanza di volumi disponibili alla vendita.

E’ la tempesta perfetta poiché, come sottolineato dall’agronomo spagnolo Marino Uceda Ojeda, intervenuto in videoconferenza, la produzione di olio di oliva in Spagna si stima essere di poco superiore a quella dell’anno scorso (680 mila tonnellate) ma occorre arrivare a raccolto. Le condizioni climatiche, con la siccità perdurante e l’impossibilità di irrigazione, fanno temere un anno di scarica anche per il 2024 poiché la crescita vegetativa, che dovrebbe sorreggere la produzione dell’anno prossimo, è misera.

Il rischio paventato è quindi di una crisi pluriennale nelle forniture di olio extra vergine di oliva a livello globale, con potenziali forti ripercussioni anche a livello locale.

“Non è una crisi passeggera quella climatica che tanto impatto ha sull’olivicoltura – ha affermato Mauro Centritto, direttore CNR Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – siamo in un passaggio tra ere geologiche, tra l’Olocene e l’Antropocene. Con un aumento di temperatura globale di 4,5 gradi, come paventato dai modelli, il clima tornerà a essere quello di 5 milioni di anni fa, quando l’uomo ancora non abitava la Terra.”

Insomma, la situazione è grave e seria al tempo stesso e le ripercussioni ricadono sull’intera filiera.

Anche gli imbottigliatori, infatti, sono in allarme. Il loro modello di business si basa su grandi volumi con basso valore aggiunto. Senza volumi i conti non tornano più. Non bastasse il rischio è una crisi di liquidità senza precedenti, visto che i costi di approvvigionamento sono più che raddoppiati, la liquidità è scarsa per le basse vendite e i tassi di interesse sui finanziamenti in forte aumento. Condizioni che creano uno stress test senza precedenti per il mondo industriale.

Insomma i prezzi “troppo” alti per l’olio extra vergine di oliva, se non adeguatamente governati, rischiano di far saltare l’intero sistema e anche territori su cui si basa l’immagine e l’export oleario italiano, come la Toscana.

“Non dipende solo da noi ma anche da ciascuno di noi – ha ricordato Fabrizio Filippi, presidente dell’Igp Toscano – in momenti di crisi dobbiamo stringerci attorno ai valori del territorio e della comunità, più che al singolo nome o brand. Senza un sistema Igp che funziona e produce ricchezza non ci sarà neanche la possibilità di valorizzare le nicchie delle eccellenze produttive regionali. Ecco perché mi aspetto che l’anno prossimo i volumi certificati aumentino e non diminuiscano. Non voglio ricorrere all’abusata parola unità ma più che altro alla comunanza di interessi e di intenti che deve caratterizzare questo delicato passaggio storico.”

Se l’Igp Toscano, che rappresenta il 20% dell’olio certificato a denominazione di origine italiano in volume e il 30% in valore, come ricordato da Tiziana Sarnari di Ismea, sente l’urgenza del momento, vuol davvero dire che la situazione è confusamente allarmante per l’intero comparto olivicolo-oleario nazionale.