Italia
QUESTIONE LATTE. SENZA UN NUOVO PREZZO ENTRO 15 GIORNI PARTONO LE DISDETTE ALLE INDUSTRIE
Martedi 11 settembre incontro a Milano con gli industriali. Coldiretti Brescia auspica che si giunga a un nuovo accordo aderente alla realtà del mercato, garantendo una adeguata remunerazione agli allevatori e senza aggravi per i bilanci delle famiglie
05 settembre 2007 | T N
Saranno decisivi i prossimi giorni per la definizione di un nuovo prezzo del latte alla stalla. Martedì della prossima settimana a Milano infatti incontreremo i vertici di Assolate â annuncia Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Brescia â e speriamo che si possa giungere immediatamente a stabilire un nuovo prezzo più vicino alle attuali quotazioni di mercato del latte (la scorsa settimana il latte spot ha raggiunto valori di oltre 44 centesimi al litro) tenendo conto degli ingenti aumenti dei costi di produzione (aumentati del 40% rispetto allo scorso anno) che le imprese agricole non riescono più a sopportare.
Proprio per definire le iniziative di carattere sindacale e legale necessarie a supportare la trattativa per il prezzo del latte ieri si è svolto a Cremona un incontro tra i Presidenti regionali di Coldiretti Confagricoltura e Cia della Lombardia.
Coldiretti Brescia auspica che gli industriali siedano al tavolo della trattativa consapevoli della necessità di giungere ad un nuovo accordo aderente alla realtà del mercato, garantendo una adeguata remunerazione agli allevatori e senza aggravare i bilanci delle famiglie, visto che nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c'è già sufficiente margine considerato che il prezzo del latte in Italia aumenta di oltre quattro volte dalla stalla alla tavola dove raggiunge il valore di oltre 1,4 euro al litro, tra i più alti in Europa.
Le Organizzazioni agricole si stanno preparando allâincontro di martedì prossimo mettendo a punto una serie di iniziative sindacali che prevedono una forte mobilitazione dei soci.
In particolare â spiega Prandini â stiamo raccogliendo, con una grande risposta dei nostri soci, lâadesione degli allevatori ad una importante iniziativa che prevede lâinvio di comunicazioni mirate ai rispettivi acquirenti per richiedere la revisione dei contratti in essere, adeguandoli in conformità agli accordi che potranno essere assunti in sede regionale. Le nostre aziende inoltre ci hanno delegato, con uno specifico mandato, a rappresentarle nella negoziazione di un nuovo prezzo.
Abbiamo già raccolto dai nostri soci â spiega Prandini - le lettere di disdetta dei contratti di vendita latte e se entro quindici giorni non ci sarà il nuovo prezzo, Coldiretti insieme alle altre organizzazioni procederà alla conseguente notifica alle industrie.
Eâ forse la prima volta nella recente storia delle trattativa sul prezzo che il mondo agricolo è così unito, compatto e determinato nel raggiungere sacrosanti obiettivi dando piena fiducia alle Organizzazioni che così si apprestano alla trattativa forti dei mandati ricevuti e pronte a ricorrere a tutti gli strumenti sindacali e legali che verranno ritenuti necessari in caso di necessità .
Con questa iniziativa â aggiunge il Presidente della Coldiretti di Brescia - vogliamo anche informare adeguatamente i consumatori sulla ripartizione allâinterno della filiera dei prezzi che loro pagano acquistando latte e prodotti lattiero-caseari. Non è il mondo agricolo responsabile degli annunciati aumenti al consumo se è vero, come è vero, che su 1,40 euro per ogni litro di latte al produttore vanno attualmente solo 0,33 centesimi.
Questa è la dimostrazione più eloquente che il vero problema è una più equa distribuzione nella filiera del prezzo pagato al consumo.
Secondo la Coldiretti nella insostenibile forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c'è sufficiente margine per garantire una adeguata remunerazione agli allevatori e per non aggravare i bilanci delle famiglie.
Il prezzo del latte in Italia - sottolinea la Coldiretti - aumenta di oltre quattro volte dalla stalla alla tavola dove raggiunge il valore di oltre 1,4 euro al litro, tra i piu' alti in Europa mentre la âpagaâ per il lavoro svolto dalle mucche resta a livelli insostenibili di 0,33 centesimi pari a circa quanto si paga un litro di acqua minerale.
Accanto ad una piu' giusta distribuzione del valore all'interno della filiera latte e alla richiesta di rispetto delle regole, per evitare speculazioni a danno degli allevatori e dei consumatori, la Coldiretti chiede anche di estendere l'obbligo di indicare la provenienza del latte impiegato in tutti i prodotti derivati per evitare che sia spacciato come Made in Italy quello munto da mucche, tedesche, austriache o polacche. Nel 2006 in Italia - denuncia la Coldiretti - sono stati quasi 2,2 i miliardi di chili di latte e crema di latte importati dall'estero, per essere spesso « confusi» come Made in Italy in formaggi e latticini venduti con marchi italiani. Un inganno intollerabile che danneggia gli allevatori ed i consumatori che deve essere fermato con l'obbligo di indicare in etichetta l'origine del latte impiegato in tutti i prodotti lattiero caseari: dal fiordilatte ai formaggi, dagli yogurth al latte a lunga conservazione. Un obiettivo già raggiunto per il latte fresco il cui consumo in Italia è aumentato con un percentuale vicina al 7 per cento all'anno dopo l'introduzione il 7 giugno 2005 dell'obbligo di etichettatura di origine fortemente sostenuto dalla Coldiretti.
Lâazione sul prezzo del latte sancisce la ripresa autunnale della fase di mobilitazione della Coldiretti che intende raccogliere le giuste sollecitazioni delle associazioni dei consumatori con iniziative di sostegno allo sciopero della spesa del 13 settembre con l'obiettivo di garantire maggiore trasparenza nella formazione dei prezzi e nell'informazione sui prodotti per dare la possibilità ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli e per combattere le speculazioni in agguato.
Secondo un studio della Coldiretti dei circa 467 Euro al mese che ogni famiglia destina per gli acquisti di alimenti e bevande oltre la metà per un valore di ben 238 Euro (51 per cento) vanno al commercio e ai servizi, 140 (30 per cento) all'industria alimentare e solo 89 (19 per cento) alle imprese agricole. Una tendenza che tende ad accentuarsi nel tempo. Questo significa chiaramente che i prezzi aumentano in media di cinque volte dal campo alla tavola ed è necessario lavorare per rendere piu' chiaro e diretto il percorso del prodotto con l'etichetta di provenienza ma anche intervenire sulle filiere inefficienti che perdono valore evitando di ritardare le necessarie ristrutturazioni, come purtroppo si cerca di fare anche con alcuni passaggi della riforma dell'ortofrutta appena approvata a Bruxelles.
Fonte: Sara Vecchiati