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PRODI: “E’ INUTILE SPINGERE PER UN’AGRICOLTURA DI QUALITÀ SE QUESTO VALORE AGGIUNTO NON È RICONOSCIUTO SUL MERCATO”

I costi della burocrazia in Italia, per Confagricoltura, sono ormai fuori controllo: cento giornate, un impegno medio di due giorni alla settimana, ma il reale problema per il Premier è di natura commerciale. Ridurre le spese e aumentare i profitti non devono però essere strade alternative

02 giugno 2007 | T N

Mille istituzioni pubbliche, a livello comunitario, centrale e locale, tra Commissione, ministeri, assessorati, enti e società regionali, province, comunità montane, senza contare i singoli comuni si occupano a vario titolo di agricoltura. Una gigantesca macchina burocratica, che occupa centinaia di migliaia di dipendenti, e che si traduce, per l’imprenditore agricolo, in una mole insostenibile di carte, timbri, procedure che, in ultima analisi, significano tempo. Dunque costi.
Confagricoltura ha fatto una stima: 100 giornate lavorative di 8 ore ciascuna, un impegno medio di 2 giornate alla settimana, da dedicare alla burocrazia.

Per questo Confagricoltura ha commissionato ad un team di esperti un “rapporto” sulla semplificazione in agricoltura, di cui è stata presentata una prima parte, con l’obiettivo di avviare un dibattito positivo con il mondo della politica, le amministrazioni e tutte le componenti che vorranno partecipare a questo sforzo.
Lo studio prende in considerazione, a titolo esemplificativo, le procedure relative a due adempimenti, importanti, a cui è soggetto l’imprenditore agricolo: quelle per l’accesso ai pagamenti della Pac, e quelle relative alla assunzione/gestione dei dipendenti, inclusa la sicurezza del lavoro.

Confagricoltura ha elaborato un suo Piano di azione, che si basa sulla semplificazione del quadro giuridico perseguita da Bruxelles, con la creazione di una Ocm unica per ridurre gli oneri amministrativi imposti agli agricoltori.

Ancora più complesse sono le procedure di assunzione/gestione della forza lavoro, che comportano una quantità notevolissima di adempimenti, che diventano ancora più complessi nel caso dei lavoratori extracomunitari, o stagionali, che in agricoltura rappresentano una parte rilevante.
Confagricoltura chiede di rivedere l’intero procedimento, evitando la duplicazione degli adempimenti, limitando il numero di enti coinvolti e prevedendo forme semplificate per alcune tipologie di rapporti di lavoro, come quello stagionale. Cominciando dallo snellimento della comunicazione dell’assunzione e della denuncia aziendale. E per alcune categorie di lavoratori non professionali e per alcune tipologie di lavorazioni di breve durata, l’Organizzazione agricola propone, come già avviene in altri Paesi europei, un “buono”, una sorta di ticket, il cui valore dovrebbe essere comprensivo di tutti gli elementi del costo (retribuzione, contribuzione, assistenza).

L’ultimo aspetto preso in considerazione dalla ricerca condotta da Confagricoltura riguarda la sicurezza sul lavoro. Premesso che la riduzione degli infortuni nel settore agricolo registrata negli ultimi anni dimostra la validità della politica della prevenzione e l’impegno in questo senso degli imprenditori, le procedure, gli obblighi e le responsabilità disciplinati dalla vigente normativa sono pensati per grandi aziende industriali, la cui organizzazione è spesso molto distante dalle realtà del settore agricolo.
In questo quadro Confagricoltura ritiene sia possibile migliorare la legislazione, prevedendo una reale semplificazione degli adempimenti, che tenga conto delle specificità e delle differenti condizioni territoriali in cui si opera.

In conclusione. Le discrasie organizzative della Pubblica Amministrazione, centrale e locale, la farraginosità delle procedure, i costi altissimi che tutto ciò comporta, dimostrano che la semplificazione in agricoltura è una necessità improcrastinabile per la competitività del sistema agroalimentare italiano.

Se Confagricoltura, durante l’assemblea, ha incentrato il discorso sui costi, e in particolare su quelli amministrativi burocratici, il Presidente del Consiglio e in Ministro De Castro hanno invece diretto l’attenzione sul lato commerciale.
“È inutile spingere per un’agricoltura di qualità se questo valore aggiunto non è riconosciuto sul mercato.” Ha detto Romano Prodi. Una provocazione che è servita per spiegare che la politica governativa si indirizzerà sul fronte della tutela della tipicità, mettendo in campo azioni in grado di sostenere l’export ad alto valore aggiunto.
“Per quanto ci riguarda l’ultima Finanziaria agricola andava nella giusta direzione” ha aggiunto De Castro, sottolineando come le principali misure contenute nel provvedimento sono in via di attuazione.

Confagricoltura e Governo paiono quindi muoversi in direzioni diverse.
Mentre infatti l’organizzazione agricola tende a sottolineare il peso della burocrazia, invitando il Governo a prendere provvedimenti per snellire la macchina, Prodi punta invece sul lato commerciale “Solo tramite un efficace coordinamento tra Governo e Regioni, con le imprese come fulcro produttivo e le strutture per l’export come punta di diamante – ha concluso - potremo raggiungere quel risultato che, senza voler sognare, ritengo alla portata dell’agroalimentare italiano e che consiste nel raddoppiare in pochi anni l’attuale livello di esportazioni”.