Italia

GLI AGRONOMI ITALIANI SI SCAGLIANO CONTRO CONFINDUSTRIA DOPO LE GRAVI OFFESE RICEVUTE

“Dichiarazione che denota ignoranza e malafede” ha ribattuto Pantaleo Mercurio che si è spinto più in là. “Si è manifestato il vero mandante di una riforma punitiva nei confronti delle libere professioni, un testo che vorrebbe assoggettare l’intelletto al soldo.”

19 maggio 2007 | T N

Il Vicepresidente di Confindustria Ennio Lucarelli nel corso dell’audizione sulla riforma delle professioni del 19 aprile 2007 alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha utilizzato argomentazioni palesemente assurde e prive di fondamenta culturali che hanno fatto infuriare il Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.

“Dall’altra parte, la scienza non è così chiara- ha detto Lucarelli -: l’ordine degli agronomi, ad esempio, forse si interessa di ambiente, di agricoltura, di grano e di generi alimentari, comunque di alimenti che coinvolgono tanta gente, ma non per questo abbiamo creato l’ordine dei gelatai che potrebbero avvelenarne facilmente altrettanta.”

“La dichiarazione del Vicepresidente Lucarelli – ha ribattuto il Presidente Pantaleo Mercurio, Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali – denota ignoranza e malafede. Pur ammettendo di non conoscere le competenze della nostra categoria, Lucarelli, di fronte ai parlamentari della Commissione Giustizia della Camera, si è avventurato in un terreno a lui sconosciuto con insolenza e disprezzo, qualificando così la posizione di Confindustria come preconcetta e pregiudiziale. Affermazioni chiaramente strumentali e assai poco credibili da parte di chi, come la Confindustria, tende a ridimensionare il peso sociale ed economico delle libere professioni nel nostro Paese. Si è manifestato il vero mandante di una riforma punitiva nei confronti delle libere professioni, un testo che vorrebbe assoggettare l’intelletto al soldo.”

I Dottori Agronomi e Dottori Forestali denunciano il nuovo tentativo di Confindustria di asservire le professioni intellettuali ai capitali, alle grandi imprese e ai loro interessi.
“Nel luglio 2006, quando fu varato il decreto Bersani – dice Mercurio – riuscimmo a stento a fermare una manovra che avrebbe consentito alle società di capitali di controllare gli studi professionali, togliendo alle professioni quell’autonomia e indipendenza di giudizio che sono alla base delle tutela dei cittadini. Gli Agronomi e Forestali, in virtù delle loro competenze, sono chiamati a collaborare a pianificazioni territoriali, allo studio di norme e progetti a tutela di beni comuni come l’acqua, il suolo e l’aria, oltre che alla salvaguardia della sicurezza alimentare. Lasciare che l’industria e i capitali controllino e condizionino l’operato delle professioni significa acconsentire a che gestiscano o spadroneggino, secondo la logica del puro profitto, anche sulle risorse naturali che sono patrimonio della collettività.”

I Dottori Agronomi e Dottori Forestali ribadiscono la profonda differenza esistente tra l’imprenditore e il professionista prestatore di servizi e di conoscenze, quali appunto gli Agronomi e Forestali chiamati a rispettare, oltre alle leggi, anche severe norme deontologiche, etiche e morali.
“Nell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali – conclude Mercurio – consideriamo azioni punibili, a norma del codice deontologico, non solo comportamenti apertamente illegali ma anche un operato scorretto che anteponga l’interesse del committente a quello della collettività, ledendo così uno dei principi fondanti delle libere professioni: la tutela del cittadino. Il Vicepresidente Lucarelli, nella sua attività quotidiana, ha un simile codice deontologico da rispettare?”