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LA PUGLIA OLEARIA SI FA VIVA, DICENDO: IO ESISTO

Dopo l’articolo di primo piano di sabato scorso, scaturito da una lettera giunta in Redazione, continua il dibattito, con una lettera di Fabio Degano, di Comma 3, ed altre testimonianze. La questione è: si può addossare la responsabilità del cattivo funzionamento del comparto olivicolo pugliese e nazionale solo alla politica?

28 ottobre 2006 | T N

Sabato scorso, nel numero del 21 ottobre, “Teatro Naturale” ha ospitato in primo piano la risposta del direttore Luigi Caricato al lettore Massimo Occhinegro, sul tema Puglia olearia, se ci sei batti un colpo:
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Com’era prevedibile, le reazioni ci sono state. Riportiamo qui il link per leggere le testimonianze pervenuteci:
- Una lettera di Carlo Ferravante dall'Abruzzo:
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- Una lettera di Anna Maria Bellino dalla Puglia:
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- Una condivisione da parte di Massimo Occhinegro:
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- Un’altra lettera di Anna Maria Bellino:
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Mentre riportiamo qui di seguito in evidenza una lettera di Fabio Degano, della società Comma 3 srl, in quanto segreteria organizzativa del Convegno e Premio “Olio, elisir di lunga vita” di cui si è scritto la settimana scorsa.

Nella mail che abbiamo ricevuto si legge testualmente che si confida nella “disponibilità al dialogo”, ma soprattutto a “quel diritto di replica che è a base dell'operato di chi fa informazione”.
E noi pubblichiamo la lettera con grande piacere, in quanto costituisce una importante testimonianza di uno stato della realtà da cui certamente partire in vista di un rilancio del comparto olio di oliva.
D’altra parte sin nel titolo veniva riportato l’avvertimento “il dibattito è aperto”. Altrimenti che senso ha far comunicazione, se non vi è confronto?


LETTERA APERTA A LUIGI CARICATO

È con dispiacere ed un pizzico di rammarico che questa Segreteria registra i commenti di disappunto del dottor Luigi Caricato, giornalista, oleologo e scrittore pubblicati all’interno del portale internet di Teatro Naturale e riportati dal sito del periodico di informazione locale Primo Piano.

Ripercorriamo per chiarezza e completezza gli eventi. Il 21 luglio scorso si è tenuto a Bitonto il Convegno “Olio, elisir di lunga vita”, patrocinato dal Comune di Bitonto, Camera di Commercio di Bari, Consorzio Nazionale Olivicoltori e da Oliveti Terra di Bari.
L’evento, nato con l’intento di valorizzare la qualità e le caratteristiche dell’olio extravergine d’oliva pugliese, ha rappresentato anche l’occasione per l’assegnazione del “Premio Cultura dell’Olio” a chi fra studiosi, comunicatori, giornalisti, enti ed associazioni si è distinto per la migliore comunicazione sulle virtù dell’olio. Il Premio, unico nel suo genere, ha visto premiati il dottor Luca De Napoli, don Luigi Ciotti e il dottor Luigi Caricato.

È dalla penna di quest’ultimo, come all’inizio accennato, che sono partite critiche dal
tono polemico, seppur con un certo ritardo. Sollecitato da un suo lettore, infatti, il dottor Caricato ha definito il Convegno come “aneddoto” del malfunzionamento e dell’inefficienza del comparto olivicolo locale e nazionale. Un’affermazione questa che ci colpisce due volte. La prima per il modo ed il luogo in cui è stata esposta, la seconda per il suo contenuto. Siamo sentitamente spiacenti per le numerose difficoltà che il dottor Caricato scrive, in risposta al suo lettore, di aver incontrato nella ricerca di informazioni per la stesura del suo articolo, informazioni relative alla produzione olivicola delle Dop della Terra di Bari. Sappiamo da professionisti, come il dottor Caricato, quanto mortificante sia non veder riconosciuto il giusto valore ed interesse al proprio lavoro, mai come in questo momento.

Quei disagi, tuttavia, lo stimato oleologo di dichiarate origini pugliesi, poteva ben evitarli, o quantomeno limitarli, denunciandoli direttamente a chi di dovere. Al Convegno erano presenti, infatti, l’On. Paolo De Castro, Ministro per le Politiche Agricole, il Governatore Nichi Vendola e uno stuolo di rappresentanti istituzionali e del comparto agroalimentare regionale e nazionale. Stando a quanto scritto dal giornalista il Convegno, a seguito proprio della partecipazione dei rappresentanti istituzionali, ha subito tali modifiche e trasformazioni da perdere i connotati iniziali e, se ciò non bastasse, lo ha fatto sentire “usato come un pretesto”, per cosa Caricato lascia libera interpretazione al lettore.

Se la voce dei comunicatori, dei quali Caricato è indubbiamente esponente rappresentativo ed esperto, non coglie l’occasione per farsi ascoltare proprio da coloro i quali siedono nella cosiddetta stanza dei bottoni, allora le parole, gli interventi diventano sterili come le polemiche confezionate tardivamente. La comunicazione è affare serio almeno quanto tutto il resto. Addossare tutta la colpa e la responsabilità del cattivo funzionamento del comparto olivicolo pugliese e nazionale solo e soltanto alla politica, definita dal giornalista come il “cancro” del Paese, appare eccessivamente generalizzante e pernicioso. Non tutta la politica, infatti, è il male, ma solo la cattiva politica.

Negli intenti del Convegno e del Premio vi era quello di valorizzare la comunicazione
delle qualità e bontà dell’olio extravergine d’oliva pugliese, componente che non può
prescindere dalle scelte politiche. Spiace ancora che il rispetto verso le istituzioni, il vero e grande veicolo di pubblico ed attenzione mediatica dell’evento, sia stato equivocato a tal punto da essere descritto alla stregua di bassi salamelecchi. Un errore di valutazione, speriamo, ma la cosa che più ha ferito è stata un’altra.

La premiazione, avvenuta in presenza del Ministro e delle altre cariche istituzionali, ha visto partecipare tutti con un bel sorriso in volto. Il premio, una splendida scultura
raffigurante un ramo d’ulivo su base di pietra leccese, è stata consegnata nelle mani dei premiati ai quali è stato, poi, offerto il microfono. Nessuno, e su questo non si discute, ha impedito a nessuno di parlare. Quello che risulta difficile da digerire è che si afferma il suo contrario. Forse l’affascinate cornice del teatro Traetta di Bitonto, la concitazione del momento ed il pubblico presente devono aver inibito qualcuno, ma la cosa ci sta tutta.

Un equivoco, ma che anche in questo caso sarebbe stato preferibile risolvere a tempo
debito. Vogliamo solo ricordare a Caricato che c’è stato chi come il buon don Raffaele, parroco intervenuto in vece di don Luigi Ciotti, ha parlato senza freni nè inibizioni di fronte al ministro e alla platea che ha apprezzato sinceramente il suo intervento.

Su di una cosa, questa Segreteria concorda con il dottor Caricato e cioè che servono gli uomini giusti nei posti giusti, nella politica come anche, però, nella comunicazione. È di gran lunga più importante proporre rimedi, soluzioni ed indirizzare interventi piuttosto che nutrire polemiche, sterili più di un deserto. Spiace e anche molto veder descritti questi aspetti quasi come un sottobosco ombroso ed inconcludente, specie se la penna che firma queste considerazioni è di un personaggio degno della nostra più alta stima e rispetto (vedi le motivazioni di assegnazione del premio). D’altronde non c’è da stupirsi, fa molto più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.

Noi, comunque, continueremo con la nostra opera, non scevri da polemiche ma sempre rispettosi delle critiche e dei suggerimenti, anche se di questi ultimi, purtroppo, neppure l’ombra ci è dato riscontrare nelle parole del Caricato. Da ultimo il giornalista, scrittore ed oleologo lancia una profezia: restando così le cose, “la Spagna olearia” farà un sol boccone del nostro olio. Tralasciando il fatto che proprio durante la parte convegnistica questo particolare è stato inquadrato con l’intervento del Direttore dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, il dottor Cosimo Lacirignola, si vuole invitare cortesemente il lettore ad una riflessione: che effetto avrebbe sortito se il dottor Caricato avesse denunciato per sua bocca quelle cose direttamente alle istituzioni presenti sul palco? E pensare che nel suo articolo ha descritto la parte convegnistica come un momento marginale e a cui pochi hanno prestato reale attenzione.
Beh, forse per questa seconda osservazione aveva ragione.

Fabio Degano
Comma 3 s.r.l. - Segreteria Organizzativa
Convegno e Premio “Olio, elisir di lunga vita”


LA RISPOSTA
Ho partecipato all’evento “Olio, elisir di lunga vita” con mia grande soddisfazione, questa estate. L’ho comunicato infatti senza esitazioni la sera stessa, complimentandomi con gli organizzatori. E rinnovo ancora oggi il medesimo sentimento di gioia e apprezzamento. La Puglia olearia ha necessità di rendersi visibile e di agire concretamente e con efficacia sul fronte della comunicazione.
Per questo motivo non ho coinvolto nella mia rimostranza di settimana scorsa la segreteria organizzativa di Comma 3. E questo lo scrivo non certo per fare un passo indietro, su quanto dichiarato, ma per far capire che il problema è un altro: è la politica, e null’altro il grande male dell’olivicoltura, come d’altra parte lo è per l’agricoltura in generale – e non solo, aggiungerei.

Per sciogliere ogni dubbio, io ritengo che l’iniziativa di Bitonto sia encomiabile e meritoria. Capisco dunque il rammarico di Fabio Degano, perché ho mosso delle critiche partendo da un’esperienza personale vissuta in Puglia, ma d’altronde in questa regione non ho mai messo piede, nonostante mi occupi d’olio da sempre. Sarà forse l’intrusione della politica a sottrarre spazi? Chissà. Certo è che le critiche da me rivolte erano destinate unicamente a quel mondo convulso e divoratore di spazi vitali ch’è la politica. Un mondo che riesce a piazzare i propri uomini nei posti chiave con le conseguenze disastrose che quotidianamente verifichiamo sul campo.

O forse vogliamo ignorare lo stato della realtà?
Vogliamo far finta che tutto vada bene intorno a noi? Io non credo sia giusto per il bene di un comparto e di chi ne fa parte e vuole e pretende – giustamente – dei risultati in vista di un futuro diverso e migliore.
Non è corretto. Occorre essere testimoni del proprio tempo, senza tacere nulla della realtà ch’è sotto gli occhi.
Nella mia risposta alla lettera di Occhinegro ho espresso un pensiero oggettivamente inappuntabile, su cui una persona saggia non può assolutamente muovere obiezioni. Parla la realtà, appunto.

Le mie personali considerazioni in merito a quella serata sono scaturite indirettamente a seguito dell’amara lettera di Occhinegro, un operatore del settore molto qualificato e sensibile, la cui voce è molto importante perché dedica mente e cuore al proprio lavoro. Il contrario di ciò che avviene in altri ambienti, in cui non solo manca la passione, spesso anche la competenza professionale. Da qui la necessaria veemenza da parte mia – che non è uno sfogo, ma una denuncia – perché era giusto che si rompessero certi sterili perbenismi.

L’essere alla mercé dei politici non sta bene. Fare di loro il centro del mondo è sbagliato. Quanto alla sera di questa estate a Bitonto, sono stati proprio i politici a sottrarre spazio vitale e anima alla bontà di un evento sicuramente concepito a favore dell’olivicoltura.

L’attesa è stata estenuante, il programma originario stravolto perché “arriva il ministro, arriva il ministro!” e ovviamente tutto passa in subordine, anche le questioni, serie, legate al mondo olivicolo. E’ giusto che sia così?

Perché ho taciuto al momento? Perché per me esiste ancora l’educazione e non sono abituato a chiedere o pretendere spazio in casa altrui, quando questo non viene assegnato spontaneamente. Avrei avuto invece parole positive e di elogio, non certo polemiche, perché non è mio costume creare squilibri.

La disarmante risposta al lettore Occhinegro nasce dall’esigenza di denunciare un malcostume imperante, ch’è quello di collocare le persone sbagliate nel posto sbagliato. Da qui l’inefficienza di molte realtà incapaci di produrre risultati utili.

Io, peraltro, non ho denunciato la difficoltà nel reperire informazioni per il mio lavoro di giornalista, perché, si sa, le informazioni si possono avere comunque. Non è questo il problema. E’ grave invece assistere a un atteggiamento di sfrontata inefficienza. E’ grave sapere che il personale deputato a fornire un servizio non sia in grado, o non abbia alcuna voglia o interesse a farlo. Non è una questione di poco conto. Qui si denuncia un disservizio, una lacuna vistosa e grave.

Faccio un ulteriore esempio per far capire chi non intende capire: se alla mia richiesta di informazioni utili (ma non essenziali) per la stesura di un mio articolo trovo una risposta immediata e sollecita, vuol dire che ho davanti gente competente e volenterosa.
Stiamo qui riferendoci a realtà istituzionali o a consorzi di tutela o ad altre realtà similari, non a minuscole aziende agricole, le quali, si sa, o sono poco o male strutturate, e perciò non sempre capaci (se non al costo di grossi sacrifici) di fronteggiare tempestivamente le richieste di informazioni che ricevono.
Quindi, a maggior ragione, un disservizio da parte di chi ha la possibilità di produrre risultati è segno di un atteggiamento estremamente negativo, che va puntualmente stigmatizzato. Tranne che non si voglia soprassedere su tutto, è evidente.
Non comprendere la gravità di una simile denuncia, è però ben più grave, perché significa accettare lo stato della realtà, senza nemmeno rendersi conto delle anomalie esistenti.

Non credo io debba aggiungere altro, se non sperare che qualcosa cambi di qui in avanti. I politici, con il loro mondo di proseliti che li culla e adora, devono essere i nostri angeli custodi, e lavorare restando in ombra, senza eccessi di protagonismo deleterio – e magari senza collocare i propri uomini a capo di qualche ente, come di consueto accade, tranne rare eccezioni. L’episodio di Bitonto ritengo sia emblematico in tal senso: tante vane parole – pronunciate bene per carità, l’arte oratoria di certo non difetta – per poi far dire a qualcuno tra i presenti sul palco, durante il convegno posticipato proprio per dare spazio ai politici: “peccato che proprio ora manchino le autorità”. Sì, perché i politici parlano, parlano, ma non ascoltano, non ascoltano mai, tranne i propri consiglieri, sintonizzati però su un altro mondo. Tranne – certo – rare, ma veramente rare eccezioni.

“Servono gli uomini giusti nei posti giusti, nella politica come anche nella comunicazione” sostiene Degano. Concordo pienamente.
“È di gran lunga più importante proporre rimedi, soluzioni ed indirizzare interventi – aggiunge Degano – piuttosto che nutrire polemiche, sterili più di un deserto”. Infatti sulle pagine di “Teatro Naturale” – aggiungo io – trovano spazio e rilievo proposte concrete, basta leggere con puntualità gli articoli, di settimana in settimana.
Tuttavia, non possiamo certo soprassedere alle solite logiche che minano alla base la nostra agricoltura tutta. Da qui la nostra, la mia, voce fuori dal coro, sempre libera da appartenenze. O forse Degano ritiene che tutto fili liscio – è il caso di dire – come l’olio?

Un paese cresce nel silenzio operoso della sua gente, ma i politici, con i loro uomini al seguito, non devono sottrarre linfa vitale a chi, nel silenzio generale, opera quotidianamente e in solitudine, in un comparto reso tra l’altro difficile proprio dall’assenza di una politica di settore. Si guardi solo alla Spagna, per capire l’enorme distanza che ci separa da una politica agricola che risulta essere invece strategica e vincente.

Ci sono le soluzioni per una svolta.
Credo sia sufficiente abbandonare un certo atteggiamento di sudditanza verso la politica, per poter ripartire liberi da condizionamenti con le persone giuste al posto giusto.
Si organizzi perciò una tavola rotonda per discutere su tale questione. La Puglia olearia ne ha bisogno. I rappresentanti del mondo politico devono però stare dalla parte del pubblico e ascoltare, in silenzio e con molta attenzione ciò che fermenta nella società, accogliendo e facendosi carico dei disagi di chi vive direttamente sul campo le molte difficoltà nel tirare avanti nonostante tutto, nonostante le mille insidie e angosce che dilaniano da dentro chi non ha padrini o santi in paradiso. Solo in un secondo momento i politici potranno intervenire, senza tuttavia vestire i panni da primadonna. Non sarebbe una buona idea?
La politica non è la sola responsabile dei gravi mali della nostra olivicoltura, ma la sua quota di responsabilità è piuttosto alta.

Luigi Caricato