Italia

I soldi ci sono ma sono solo per gli amici. La vera storia dell'Isa

L'Istituto per lo sviluppo agroalimentare, prima di venire chiuso nel 2015, disponeva di un patrimonio netto di 300 milioni e di liquidità per 100 milioni di euro. Dal 2005 al 2012 l’Isa ha sbrigato solo 36 pratiche di finanziamento, una media di cinque all'anno. Le aziende che avevano bisogno di incentivi erano 2500

16 settembre 2016 | Giampaolo Sodano

La lettera aperta del professor Mario Pacelli al Ministro per le politiche agricole pubblicata su “Teatro Naturale” meriterebbe un serio approfondimento sugli enti pubblici vigilati dal Ministero e la loro attività. Quando, nel 1993 in seguito ad un referendum, il Ministero dell’agricoltura e foreste fu soppresso intorno ad esso ruotava una intera galassia di enti pubblici che sopravvissero al Ministero (successivamente sostituito da quello delle politiche agricole) spesso svuotati di funzioni ma comunque con notevoli oneri per il bilancio dello Stato.

Alcuni enti sono stati soppressi, altri incorporati, fusi, annegati in altri, un balletto che è durato fino allo scorso anno senza alcuna logica che non fosse quella della conservazione del posto per i dipendenti: altre buone ragioni non si riescono a trovare. Più enti, più posti largamente remunerati nei consigli d’amministrazione per amici e parenti, manager e segretarie. Non sono cose da poco: sono enti con migliaia di dipendenti (per esempio il Consiglio per le ricerche in agricoltura ne ha 1400) e costano molti milioni l’anno. L’AIFO, durante varie audizioni presso la Commissione Agricoltura del Senato, ne ha chiesto la soppressione, il trasferimento al Ministero delle (scarse) funzioni esercitate e la messa in mobilità dei dipendenti non più necessari: parole al vento.

La vicenda dell’ISA (Istituto per lo sviluppo agroalimentare, ora incorporato nell’ISMEA), di cui Pacelli parla nella sua lettera, è esemplare e merita di essere raccontata per esteso.
C’era una volta…il sindaco di un piccolo paese della provincia di Napoli che un giorno, restato vedovo con due figli, annegò il suo dolore negli occhi del segretario comunale, una gentile signora laureata in giurisprudenza che fino ad allora avuto come centro di interesse l’impegno sindacale. Il grande amore trionfò nel matrimonio presto allietato dalla notizia di un lieto evento. Le elezioni regionali erano alle porte e il dono matrimoniale fu una candidatura (blindata dalle truppe mastellate) della gentile signora in dolce attesa. Tutto andò per il meglio: la futura mamma, candidata con l’aiuto decisivo del futuro papà, propagandista impegnato e deputato al Parlamento, fu eletta a Palazzo Santa Lucia con una grande raccolta di voti di preferenza.

Tra le tante novità che il nuovo millennio portò al nostro Paese ci fu anche quella della diaspora delle storiche truppe mastellate: una guerra per bande tra chi riteneva vantaggioso andare a destra con Berlusconi e chi invece pensava più agevole la mulattiera di sinistra.

La vicenda ebbe un eco in Parlamento dove ciascuno andò per la sua strada ma sempre guardando alla propria rielezione. Nacque così un gruppetto di “responsabili” i cui voti furono essenziali per la fiducia al governo Berlusconi. All’eroico gesto seguì il premio di un posto di ministro, anche se non di primissimo rango: quello delle politiche agricole. Fu allora che si manifestò in tutta la sua evidenza la competenza della signora per la gestione di un ente pubblico che aveva delicati compiti di carattere finanziario: la signora pur continuando a sedere sui banchi di Palazzo Santa Lucia accettò il sacrificio di diventare consigliere prima e amministratore delegato poi di un ente, l’Istituto per lo sviluppo agroalimentare, che nel 2015 aveva quasi 300 milioni di patrimonio netto e una liquidità presso le banche di oltre 100milioni di euro.

L’Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare sarebbe dovuto perire sotto la mannaia della spending review del governo Monti, ma la resistenza dell’ente fu tenace, e l’ISA è sopravvissuta fino a dicembre 2015.

È stato calcolato che dal 2005 al 2012 l’Isa ha sbrigato 36 pratiche di finanziamento in sette anni. Nel 2012 ha finanziato 20 milioni di euro alle aziende, ma l’allora responsabile per l’agricoltura dell’Italia dei Valori, Ignazio Messina, dichiarò: "Le aziende che avrebbero bisogno di questo tipo di incentivi sono almeno 2500, ma fonti interne all’istituto mi hanno confermato che quest’anno gli interventi finanziati sono solo tre".

L’amministratore delegato dell’Isa era la signora Annalisa Vessella, che percepiva uno stipendio base di 137mila euro l’anno, oltre al rimborso forfettario delle spese di soggiorno a Roma (qualche altra decina di migliaia di euro l’anno). Compenso che si affiancava a quello di consigliere regionale della Campania: 115mila euro. Un trattamento di tutto rispetto per la moglie dell’onorevole Michele Pisacane (ex sindaco di Agerola), passata da Mastella a Casini e poi al partito di Saverio Romano, ministro dell’Agricoltura dal marzo al novembre del 2011.

Si legge, nel bilancio dell’ente per il 2014, che a seguito di provvedimenti di legge, "l’operatività dell’Isa è stata caratterizzata dalla riduzione delle risorse finanziarie disponibili con il trasferimento di 21 milioni di euro alle casse dello Stato a sostegno dei conti pubblici". Ciò ha comportato per l’ente una riduzione di capitale da 300 a 280 milioni di euro: "Ne deriva che l’Isa ha risorse sostanzialmente e indiscutibilmente limitate". Sempre nel corso dell’anno scorso "l’andamento economico presenta un margine disponibile pari a 6,9 milioni di euro, a cui sono contrapposti costi di gestione ed ammortamenti per 5,8 milioni di euro". Tutto ciò non fu un ostacolo per l’ente che alla vigilia dello scioglimento fece un bell“investimento” (sic!) nell’impresa olearia dei fratelli Mataluni, un tempo fedelissimi mastelliani (nel 2006 Vincenzo Mataluni fu candidato alla Camera dei deputati nelle liste dell’UDEUR) recentemente passati sotto nuove bandiere.

E siamo arrivati alla fine della nostra storia. L’ente fu prima commissariato ed poi soppresso mentre alle elezioni regionali la signora Vessella non fu rieletta e la stessa sorte toccò all’affezionato marito quando si tratto di rieleggere la Camera dei deputati: fu il primo dei non eletti. Sperò di subentrare a chi lo precedeva, candidato per la Lega alle elezioni europee successive, ma, malgrado che il paese di cui era stato lungamente sindaco votasse compatto per il candidato leghista, l’exsindaco ed exdeputato restò a casa con la moglie, exconsigliere regionale examministratore dell’Isa, ex… (mancano notizie di altre prestigiose cariche pubbliche).

Diciamo la verità: si può sperare nel futuro di un Paese in cui la classe dirigente si comporta in base a queste logiche? Possono le istituzioni essere strumentalizzate per vincere o perdere guerricciole fra amici-nemici? È possibile che il conto finale sia fatto da un’azienda amica che incassa e dai cittadini che pagano?

La lettera aperta di Pacelli è la denuncia di una moralità politica e amministrativa sulla quale poco potranno incidere le leggi se non sorrette dalla consapevolezza di tutti, amministratori e amministrati, che questo Paese non può essere “suicidato” da “personaggetti” che pagherebbero pur di essere corrotti.

Forse il Ministro Martina farebbe bene a disporre quegli accertamenti che Pacelli auspica nella sua lettera. Sarebbe cosa buona e giusta.

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