Italia
Troppi investimenti per avviare un e-commerce per il vino italiano
Il Consorzio per la tutela dei vini della Valpolicella si muove in direzione contraria a quella indicata dal premier Renzi: meglio di Alibabà ci sono le vendite di prossimità. L'origine prende il sopravvento sul vitigno
21 aprile 2016 | T N
Il Consorzio di tutela dei vini della Valpolicella ha deciso di vederci chiaro sulla proposta di Jack, patron del portale cinese Alibabà, di essere una piattaforma di lancio del vino italiano nel mondo.
“Vantare un’origine garantita da un marchio collettivo, come nel caso dei vini Valpolicella – ha sottolineato Marco Sartori, vicepresidente del Consorzio – rappresenta un vantaggio competitivo importante anche nella Rete. Ritengo che la strategia di comunicazione vincente sia mettere in secondo piano i brand aziendali e puntare sul territorio in particolare sui mercati che non conoscono bene i nostri vini, ma non solo”.
Ma internet può essere utile per veicolare il vino italiano?
"Un prodotto come il vino fa fatica a slegarsi dal contatto fisico e dalla tranquillità nell’acquisto garantita dalla conoscenza di chi vende. Per questo il canale dell’e-commerce non è particolarmente adatto. E i costi possono essere molto elevati: amministrazione, logistica, promozione sui motori di ricerca. Per coprire tutta l’Ue, servono circa 800 mila euro" ha spiegato Stefano Setti, commercialista e curatore della rubrica l’Esperto risponde del Sole 24 Ore.
Una tendenza, quella di legare sempre più il vino all'origine geografica confermata anche da Denis Pantini di Nomisma: "Il 51% dei consumatori canadesi sceglie il vino rosso in base all’origine, intesa come Paese di provenienza (27%), regione (13%) e denominazione (11%). La filosofia del vino di territorio rispetto a quella di vitigno fa più fatica ad affermarsi, ma sta avendo finalmente una rivalsa rispetto a quella di vitigno".
Quindi la strategia di Renzi di puntare sulle piattaforme digitale è corretta o no?
"Finora l’e-commerce è servito soprattutto per veicolare le vendite delle imitazioni dei prodotti di alta gamma, categoria alla quale appartiene il nostro Amarone. Che rischia dunque di svilirsi. Al Vinitaly, Jack Ma ha detto: “Se non siete voi, sarà qualcun altro a vendere il vino sulla nostra piattaforma Alibaba”. Discorso forse vero se lo inquadriamo nel contesto generale della produzione vinicola italiana. Ma molto meno efficace per quanto riguarda i grandi rossi veronesi. Non crediamo che sia una grande opportunità" ha concluso il presidente del Consorzio, Christian Marchesini.