Italia

AGRICOLTURA & METROPOLI. MOLTE LE OPPORTUNITA' POSSIBILI

I due mondi possono convivere. A Roma è stata preservata una vasta superficie del territorio da riservare alle attività agricole. In queste aree, si potrebbero rivitalizzare i valori culturali e sociali che sostanziano la ruralità. Si aprono nuovi scenari e modelli di imprenditoria

19 novembre 2005 | Alfonso Pascale

Finalmente si fa strada l’idea che in tempi di globalizzazione le funzioni complesse di una metropoli e quelle molteplici dell’agricoltura possano integrarsi e trasformarsi in reciproche opportunità.

A Roma, le condizioni per farlo ci sono tutte. Grazie alle scelte compiute dalle giunte Rutelli e Veltroni, è stata, infatti, preservata una vasta superficie del suo territorio alle attività agricole. In queste aree, si potrebbero rivitalizzare i valori culturali e sociali che sostanziano la ruralità. Senza preconizzare indesiderati ritorni all’antico ma individuando forme moderne e appaganti, è possibile riattivare negli spazi agricoli quei beni relazionali che affondano le radici in stili di vita più semplici, nei quali è possibile riporre valori come fiducia, attenzione nei confronti dell’altro, reciprocità, apertura, ospitalità.

Qui si potrebbero progettare più agevolmente modelli inediti di welfare locale legati alle attività produttive agricole e rurali. Modelli imprenditoriali in grado di accrescere la ricchezza e l’occupazione nelle aree agricole e, al tempo stesso, migliorare la qualità della vita delle persone che abitano la città, a partire da quelle che vivono nel disagio. Modelli di gestione delle risorse agricole che siano sostenibili sul piano economico e, nel contempo, in grado di promuovere valori ambientali essenziali per il mantenimento dei cicli ecologici, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico, architettonico e archeologico. Modelli di integrazione tra la campagna e la metropoli in cui l’agricoltura, con la riproduzione dei suoi valori autentici, entri nelle reti di valorizzazione turistiche e culturali e partecipi a progetti di produzione bioenergetica, dai biocarburanti al legno da ardere, al fine di garantire prospettive equilibrate di abitabilità e condizioni di salubrità a beneficio della intera comunità urbana.

Lo sviluppo dell’agricoltura metropolitana, che si arricchisce di nuove attività a vantaggio dei cittadini, è un’opzione che l’assessore Daniela Valentini intende introdurre nella prossima programmazione dello sviluppo rurale della Regione Lazio.

L’area metropolitana di Roma ha tutti gli ingredienti perché si possa progettare uno sviluppo del sistema agroalimentare del Lazio fondato sull’innovazione. Qui risiede, infatti, la gran parte degli istituti di sperimentazione agraria e vi sono collocati i centri di ricerca e i laboratori scientifici nell’agroalimentare che costituiscono l’eccellenza del Paese.

Una città di così ampie dimensioni andrebbe, inoltre, individuata come un grande mercato di sbocco per le produzioni locali. Occorrerebbe mettere in sinergia attori diversi: i servizi alberghieri e della ristorazione, da aprire al rapporto con l’agroalimentare regionale; i 140 mercati rionali, da riorganizzare in base a criteri di concorrenzialità; la valorizzazione delle cosiddette “filiere corte”, incentivando le produzioni biologiche, la vendita diretta, i gruppi di acquisto solidale; il potenziamento della rete logistica, da considerare in una dimensione nazionale e internazionale.

Altra importante opportunità è costituita dalla realizzazione del nuovo centro fieristico in costruzione a Ponte Galeria, alle porte di Roma. Si potrebbe allestire qui un "Salone Internazionale dell’Agricoltura", con il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza, della Fiera di Verona, di Cibus, della Fiera del Levante, del sistema camerale e delle Regioni del bacino del Mediterraneo.

La funzione di Roma capitale euromediterranea potrebbe essere ulteriormente valorizzata se essa diventa la sede dove presidiare il sistema delle regole internazionali. La lotta alla povertà e alla fame nel mondo vede Roma protagonista di primo piano. Walter Veltroni ha legato si può dire la sua immagine pubblica a questa causa. Un importante sviluppo di questo impegno potrebbe ottenersi con una presenza nelle problematiche del Wto. Si tratta di occupare uno spazio di alta politica estera, dove i sistemi agricoli metropolitani potrebbero impostare strategie di opportunità nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, mirato allo scambio equo.

In una siffatta cornice, il ruolo di grande vetrina dei prodotti tipici, che Roma può assolvere con grande efficacia, acquisterebbe un dimensione politica e culturale, che va oltre la mera promozione economica. Porre in relazione le complesse funzioni di Roma con quelle molteplici dell’agricoltura richiede un idoneo sistema di governance. Regione, enti locali, autonomie funzionali, enti strumentali, sistema del credito, da una parte, e organizzazioni di rappresentanza, dall’altra, devono diventare una rete di interlocutori capace di assicurare una adeguata funzionalità gestionale, con l’assunzione di precise responsabilità. Si tratta, in sostanza, di promuovere una classe dirigente, nelle istituzioni e nella società civile, in grado di fare rete, superando le logiche di concorrenza e di separatezza.

Occorrerebbe innanzitutto ricucire il cosiddetto “triangolo della conoscenza”, costituito da ricerca, formazione, servizi di sviluppo. Il processo di innovazione nell’agroalimentare si caratterizza per le complesse interazioni tra più soggetti e la molteplicità delle funzioni: sicurezza, competitività, ambiente. Anche i portatori di interessi sono molti: i singoli cittadini come consumatori, le imprese, i lavoratori dipendenti, la società che guarda alla sostenibilità dello sviluppo. L’Arsial, appositamente riformata, potrebbe diventare il soggetto animatore del coordinamento.

L’integrazione dell’agroalimentare con il sistema camerale è l’altro punto nevralgico su cui agire. Nella provincia di Roma i rapporti tra queste due sfere sono ancora molto labili. Andrebbe rivista la norma sui criteri di rappresentatività per assicurare, nei consigli delle camere di commercio che interessano le aree metropolitane, una rappresentanza più ampia alla componente agricola. In queste province l’importanza delle imprese agricole non è dato dal loro peso numerico ma dal riconoscimento delle molteplici funzioni che esse svolgono a beneficio dei sistemi urbani. In tal modo si potrebbe garantire una gestione pluralistica delle aziende e delle società di interesse agricolo promosse dal sistema camerale, nell’ambito di strategie condivise che non possono non avere la dimensione regionale.

Rilevante è poi l’individuazione dei distretti rurali e agroalimentari di qualità che andrebbero finalizzati non solo all’integrazione tra i settori produttivi ma anche all’integrazione tra politiche economiche e politiche del territorio. Essi dovrebbero, inoltre, tener conto delle specifiche caratteristiche e dinamiche delle diverse aree regionali e in particolare di quella metropolitana. Per essere efficaci, i percorsi distrettuali dovrebbero, infine, svilupparsi dal basso, attraverso il protagonismo dei soggetti economici e istituzionali locali e senza produrre artificiose bardature burocratiche.

Un’attenzione particolare meritano le politiche del territorio da attuare mediante l’introduzione di norme regionali che dettino ai Comuni i criteri da seguire per tutelare e valorizzare le aree agricole. Di grande interesse è l’ipotesi di realizzare nel Comune di Roma parchi agricoli urbani, in grado di rispondere ad una istanza che vede in primo piano la promozione dei sistemi locali e delle identità municipali. Si tratta di promuovere programmi territoriali concreti di ricambio generazionale nelle imprese agricole e di inserimento dei giovani in nuove attività agricolo-rurali. Occorre agire sul versante dei servizi educativi, didattici, sociali, terapeutici, riabilitativi e su quello dei servizi ambientali in modo integrato. In questo contesto, incubatori d’impresa, servizi per l’impiego, formazione, miglioramento della qualità del lavoro diventano strategici anche nella prospettiva di una efficace gestione dei flussi immigratori.

La riforma dell’Arsial potrebbe essere l’occasione per attribuire all’agenzia una funzione di impulso e di coordinamento nella promozione di iniziative imprenditoriali – specie quelle che prevedono l’utilizzo di terreni pubblici - volti a rafforzare la multifunzionalità dell’agricoltura laziale.