Italia

Esordio per l'Igp Sicilia, mentre la Dop Colline Reggine scalda i motori

E' tempo di grandi movimenti nelle regioni del sud Italia. Esordio della Igp Sicilia ma i produttori di olio di oliva calabresi, dopo l'Igp Calabria, vogliono anche la denominazione di origine protetta per l'area di Reggio Calabria

04 febbraio 2015 | T N

E' tempo di grande fermento nelle regioni olearie del sud Italia.

L'Igp Sicilia fa il suo esordio sulla scena dopo la firma del Ministro Martina al decreto di riconoscimento.

"Sono particolarmente soddisfatto per questo prestigioso riconoscimento che riguarda una delle produzioni più importanti della Sicilia e l'alimento principe della dieta mediterranea - dichiara Maurizio Lunetta, presidente del comitato promotore - Un risultato che corona un lungo e difficile lavoro per il quale ringrazio tutti coloro che insieme con il comitato promotore si sono impegnati per ottenere l'Igp Sicilia dell'olio extravergine d'oliva: dall'assessorato regionale dell'Agricoltura ai Consorzi di tutela siciliani dell'olio Dop".

L'olio extra vergine in Sicilia rappresenta più di 100mila aziende, 500 frantoi, 150mila ettari di superficie olivetata con 18 milioni di piante, e una produzione media di 500mila quintali di olio annui.

"È la seconda Igp, dopo quella della Toscana, di un olio extravergine riconosciuta in Italia e certamente - continua Lunetta - la prima per estensione e produzione. L'olio della prossima campagna, potrà quindi fregiarsi delle denominazione "Sicilia" se si seguono le regole dettate dal disciplinare di produzione, regole decise prima dall'intera filiera produttiva e approvate dal ministero. La protezione provvisoria, diventerà definitiva con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea".

L'olio extravergine Igp Sicilia potrà essere prodotto con le olive delle 27 varietà isolane: dalle più note Biancolilla, Nocellara del Belice e Nocellara Etnea, Tonda Iblea, Cerasuola, Moresca, Ogliarola Messinese alle meno conosciute ma localmente presenti come Brandofino, Minuta, Santagatese, Piricuddara, Verdello, Aitana, Bottone di gallo, Cavalieri, Erbano, Lumiaru, Nerba, Olivo di Mandanici, Vaddarica, Verdese, Marmorigna. Le olive dovranno essere raccolte e lavorate esclusivamente in Sicilia e l'olio dovrà essere imbottigliato entro i confini della regione. Il disciplinare di produzione è pronto ed è all'esame del Comitato di controllo prescelto, cioé l'Irvos, l'Istituto regionale vini e oli di Sicilia.

Nel frattempo, in attesa del varo dell'Igp Calabria, i produttori di extra vergine sono pronti a una nuova battaglia.

Si è svolta infatti alla Camera di commercio di Reggio Calabria l'assemblea degli imprenditori soci dell'Associazione di Tutela dell'olio extra vergine di oliva delle "Colline Reggine" che ha deliberato la presentazione alla Regione ed al ministero dell'Agricoltura della richiesta di registrazione Dop della più importante produzione agroalimentare locale. Dalla provincia di Reggio Calabria proviene, infatti, piu' del 30% dell'olio calabrese, che insieme a quello pugliese rappresenta la parte più significativa della produzione olearia italiana.

Il progetto di riconoscimento Dop dell'olio extravergine prodotto nella provincia di Reggio Calabria è stato avviato e sostenuto sin dal 2008 dalla Camera di commercio, in partenariato con le confederazioni agricole Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri.

Significativo il legame tra l'olio extravergine di oliva delle "Colline Reggine" con il territorio al punto che lo studioso Giuseppe Antonio Pasquale fin dal 1861 definiva l'area "Regione degli oliveti". Altrettanto significativo l'impatto sull'economia locale: già dai secoli XVIII e XIX la citta' di Gioia Tauro risultava essere tra le località di carico piu' attive per l'esportazione di olio verso Napoli, Venezia, Genova, la Costiera Amalfitana, la Sicilia e la Puglia. Le peculiarità dell'olio extravergine di oliva "Colline Reggine" sono riconducibili a due particolari varietà di olivo (Ottobratica e Sinopolese), tipiche dell'area geografica di riferimento, tanto da improntarne il paesaggio con le loro chiome che raggiungono anche i 20 metri di altezza.