Italia

La Commissione agricoltura della Camera entra nella discussione sull'attuazione della Pac

Approvata dalla Commissione una risuluzione, proposta dal Presidente Sani, che impegna il governo su molti punti nell'attuazione della Pac. L'assessore lombardo Fava protesta: "inaccettabile ingerenza"

16 maggio 2014 | T N

E' stato approvato in Commissione Agricoltura della Camera, alla presenza del Ministro Martina, l'atto di indirizzo sulla Politica Agricola Comune.

Il documento impegna il Governo a definire l’attuazione a livello nazionale della riforma della politica agricola comune (PAC), per il periodo 2014-2020, conformemente ai seguenti orientamenti:

a) definire, nell’ambito delle opzioni previste dal quadro regolamentare sui nuovi pagamenti diretti (Titolo III, Capo 1), un accordo sul sistema di regionalizzazione e sul modello di convergenza interna che non penalizzi i settori e le aree geografiche che sono particolarmente esposti al rischio di una riduzione dei margini reddituali imprenditoriali e alle conseguenti ricadute negative in termini di impatti sociali e occupazionali; perseguire a tal fine il modello di convergenza cosiddetto «irlandese», come in premessa illustrato, considerando l’Italia come regione unica e applicando la componente greening a livello individuale;

b) individuare una definizione di agricoltore attivo (articolo 9 del regolamento (UE) n. 1307/2013) che sia espressione del mondo produttivo nazionale, che premi i soggetti realmente impegnati nell’attività agricola e che, al tempo stesso, possa concorrere all’alleggerimento del carico burocratico e amministrativo degli operatori, prevedendo, comunque, la possibilità di requisiti diversificati a livello territoriale per le zone svantaggiate e montuose, in presenza dei quali l’agricoltore è considerato comunque attivo (pagamenti non superiori a euro 5.000 per tali zone e a euro 1.250 per le altre); valutare in tale ambito, anche la possibilità di revisionare le soglie di esenzione entro i limiti di cui all’articolo 10, paragrafi 1 e 2, del citato regolamento (UE) n. 1307/2013 e prevedendo quale limite minimo dei pagamenti diretti l’attribuzione di 250 euro nel primo anno e 300 euro annui a partire dal 2017;

c) integrare la lista dei soggetti ai quali non sono concessi pagamenti diretti, con particolare riferimento a quelli operanti nei settori dell’intermediazione creditizia, finanziaria e commerciale e delle assicurazioni nonché alle pubbliche amministrazioni, fatta eccezione per gli enti che effettuano formazione o sperimentazione in campo agricolo, e in tale contesto valutare l’opportunità di attivare una clausola di elusione di cui all’articolo 60 del regolamento (CE) n. 1306/2010;

d) definire un accordo sulle risorse finanziarie disponibili per il sostegno accoppiato (titolo IV del regolamento (UE) n. 1307/2013) che sia efficace in termini di valorizzazione settoriale e che possa, così come stabilito dai criteri di concessione dell’aiuto, salvaguardare i settori produttivi che si trovano in particolari condizioni di difficoltà e sono particolarmente esposti alla volatilità dei mercati nonché le produzioni ad elevato impatto economico ed occupazionale;

e) nel quadro delle scelte sugli aiuti accoppiati proposto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel documento di proposta dell’8 maggio 2014, considerare in particolar modo i seguenti settori:

1) zootecnia bovina da carne, in particolare quella di tipo estensivo e delle zone di montagna, mediante un sostegno connesso alla nascita di vitelli (vitello nato) e non alla sola presenza in azienda di vacche nutrici o di vacche da latte, evitando, in ogni caso, la possibilità di fruire del sostegno accoppiato per quei vitelli che ricevono un contributo in altre nazioni europee o nella stessa Italia nello stesso anno;

2) settore ovicaprino, applicando il sostegno a tutta la filiera produttiva prevedendo un premio minimo di base per tutti e uno più elevato per le produzioni di qualità IGP e DOP;

3) settore olivicolo, prevedendo un adeguato sostegno da assegnare con riferimento alla superficie coltivata ad uliveto;

f) valutare la possibilità di sostenere lo sviluppo delle colture proteiche e proteaginose con l’obiettivo di diminuire l’importazione di tali materie prime dall’estero a favore di un piano proteico OGM free strettamente collegato alle produzioni zootecniche di qualità, valutando la possibilità di concedere il sostegno a fronte della effettiva produzione, al fine di evitare abusi e frodi;

g) applicare la componente ambientale relativa ai nuovi pagamenti diretti (greening) (Titolo III, Capo 3, del regolamento (UE) n. 1307/2013) perseguendo gli obiettivi di semplificazione amministrativa e burocratica, adattandone le caratteristiche alla realtà nazionale al fine di rendere tale innovazione il più possibile compatibile con l’agricoltura mediterranea;

h) definire un accordo nell’ambito del pagamento per i giovani agricoltori (Titolo III, Capo 5, del regolamento (UE) n. 1307/2013) che sia ambizioso in termini di risorse attivabili, con l’obiettivo di rendere in ogni caso disponibile, per quanto possibile, l’intero plafond del 2 per cento e utilizzando se necessario la riserva nazionale; al tempo stesso, prevedere che tale sostegno sia integrato con le misure previste nel quadro dei programmi di sviluppo rurale;

i) riservare la massima attenzione alle zone soggette a vincoli naturali (Titolo III, Capo IV, del regolamento (UE) n. 1307/2013) e valutare le eventuali opportunità derivanti dalle possibili scelte che riguardano sia l’adozione del pagamento redistributivo (Titolo II, Capo 2, del regolamento (UE) n. 1307/2013) sia l’adozione del regime per i piccoli agricoltori (Titolo V del regolamento (UE) n. 1307/2013), valutando le potenzialità e il valore strategico dell’agricoltura contadina ai fini del presidio del territorio e del ruolo multifunzionale ed eco sistemico dell’agricoltura;

j) intraprendere, non appena vi sarà la disponibilità dei dati effettivi relativi alle superfici agricole interessate e al numero dei beneficiari dei pagamenti, un percorso di stretta condivisione e cooperazione con le Commissioni parlamentari di merito per il monitoraggio dell’applicazione della riforma, per la valutazione dell’impatto a livello settoriale e territoriale degli schemi applicati e per l’impostazione di eventuali interventi di modifica degli stessi;

ad attivare opportune politiche in sede europea e nazionale al fine di:

a) perseguire la realizzazione di un modello agricolo economicamente e ambientalmente sostenibile, valorizzando le produzioni di qualità, sostenendo in tutte le forme consentite la ulteriore crescita dell’agricoltura biologica ed evitando altresì che terreni o derrate agricole vengano sottratte alla filiera alimentare e destinate alla produzione di energia, dovendosi viceversa concentrare tale fenomeno nelle sole aree marginali o inutilizzabili;

b) definire un’organica politica di sostegno per le aree montane e le zone svantaggiate, come attualmente individuate dalla normativa vigente, utilizzando tutti gli strumenti previsti dalla regolamentazione europea, con l’obiettivo di assicurare una remunerativa prosecuzione dell’attività agricola in tali aree, tenendo conto anche dei fondamentali effetti ambientali e socio-culturali che l’agricoltura garantisce in tali contesti;

c) rafforzare la posizione negoziale degli agricoltori all’interno della catena agroalimentare, individuando e definendo, in stretta condivisione con il Parlamento, gli strumenti legislativi necessari (inclusa la revisione dell’attuale quadro normativo nazionale) all’applicazione delle nuove regole di funzionamento delle organizzazioni di produttori (e loro associazioni) e degli organismi interprofessionali;

d) applicare efficacemente le regole di commercializzazione riformate con il regolamento (UE) n. 1308/2013 e in tale ambito, promuovere una nuova e incisiva azione di sensibilizzazione in sede europea della tematica relativa all’indicazione di origine nell’etichetta dei prodotti agroalimentari;

e) adottare tutte le misure necessarie a migliorare l’operatività delle strutture che intervengono nei processi di concessione ed erogazione dei benefici connessi alla PAC e trovare soluzione all’annoso problema dell’accesso al credito per le imprese agricole, al fine di assicurare il regolare finanziamento dell’attività agricola;

f) sostenere il settore della frutta a guscio adoperandosi nelle opportune sedi europee per inserire il castagno tra le superfici a frutta a guscio e riservando una adeguata attenzione ai produttori di castagne e di frutta in guscio in generale nella fase di definizione delle scelte nazionali di applicazione della nuova PAC;

g) utilizzare efficacemente gli strumenti d’intervento pubblico e ammasso privato secondo le novità introdotte dal regolamento (UE) n. 1308/2013 e in stretta condivisione con il Parlamento e, in particolare, con le Commissioni parlamentari di merito;

h) individuare e definire gli strumenti legislativi appropriati e con il coinvolgimento del Parlamento, per implementare le nuove regole contenute nel regolamento (UE) n. 1308/2013, con riferimento agli aiuti previsti nei settori olivicolo, ortofrutticolo e vitivinicolo;

i) applicare, in comune intesa con il Parlamento e le Commissioni parlamentari di merito, il nuovo sistema di autorizzazioni nel settore vinicolo (sostitutivo dell’attuale regime dei diritti d’impianto), salvaguardando la possibilità di decidere la conversione dell’attuale regime nelle nuove autorizzazioni entro il 31 dicembre 2020 (articolo 68 del regolamento (UE) n. 1308/2013) e quindi mantenere, fino a detta data, l’intero funzionamento dei diritti d’impianto, ivi inclusa la previsione di trasferibilità degli stessi diritti;

j) individuare, insieme al Parlamento nazionale e alle istituzioni comunitarie, un percorso e soluzioni efficaci che possano «accompagnare» e rilanciare il settore lattiero oltre il 2015, anno in cui cesserà il regime di contingentamento della produzione (quote latte);

k) intraprendere inoltre, nell’ambito dei dettami del nuovo regolamento sull’organizzazione comune dei mercati, una politica di salvaguardia sociale e di valorizzazione del settore bieticolo-saccarifero nazionale, anche in vista della cessazione delle quote produttive (post-2017);

l) applicare in modo efficace e funzionale lo strumento di gestione e programmazione dell’offerta produttiva dei prosciutti a denominazione di origine protetta introdotto nell’ambito del regolamento (UE) n. 1308/2013.

 

La risoluzione ha scatenato le ire dell'assessore lombardo all'agricoltura Fava: "la proposta di risoluzione del presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, per dirimere la questione della Pac è un'intollerabile ingerenza nelle competenze delle Regioni e, di per sé, non mi stupisce tale inqualificabile iniziativa, se si pensa che il Governo in carica non è espressione di alcuna elezione democratica".