Italia

La Puglia protegge i suoi olivi monumentali ad anni alterni

Era stata salutata come un'innovazione legislativa vincente la norma del 2007 che proteggeva un patrimonio olivicolo storico. Mentre viene presentata una ricognizione scientifica sul genoma pugliese, la regione dà però il via all'espianto degli olivi secolari

28 settembre 2013 | Graziano Alderighi

Per far ripartire l'economia, per dare il via a una nuova serie di opere pubbliche, si sacrificano gli olivi monumentali pugliesi.

Con una mano dà e con una toglie la Regione.

Offre infatti agli olivicoltori la possibilità di etichettare con la dicitura "olio extra vergine dagli ulivi secolari pugliesi" ma contemporaneamente, il 19 luglio scorso, modifica la legge 14/2007 che vietava l'espianto degli olivi secolari, anche per opere di pubblica utilità, solo con l'eccezione dei lavori iniziati o autorizzati prima del giugno 2007.

Ora questo codicillo, grazie alla legge regionale 19/2013, è sparito. L'articolo 8 delle “Norme in materia di riordino degli organismi collegiali operanti a livello tecnico-amministrativo e consultivo e di semplificazione dei procedimenti amministrativi” infatti stabilisce che le parole: “approvati prima dell’entrata in vigore della presente legge” sono soppresse”. Un riferimento quasi oscuro ma che fa riferimento alle modifiche introdotte nel mese di aprile 2013, che già scatenarono gravi polemiche, le quali estendevano le deroghe ai diritti di espianto degli ulivi monumentali, a quei piani “attuativi di strumenti urbanistici generali” che erano stati approvati prima del mese di giugno 2007. 

Già quella norma fu ribattezzata “taglia olivi” ma, forse causa la calura estiva, quest'ulteriore colpo al patrimonio olivicolo pugliese è passato quasi inosservato.

Al momento le reazione più veementi sono venute dalle associazione ambientaliste, che annunciano battaglie, anche legali.

Leonardo Lorusso, consigliere del WWF afferma che l'articolo 8 rappresenta un attacco “contro la storia, la cultura e il paesaggio pugliese, rappresentato dagli esemplari di ulivo secolari”. “Riteniamo che la Regione Puglia, negli ultimi tempi, stia operando un brusco ridimensionamento delle politiche di tutela ambientale” aggiunge Mauro Sasso, vicepresidente del WWF Puglia. A calcare la mano anche Gianfranco Algieri, presidente di Legambiente Area Metropolitana: “Temo che ora non si pongano più limiti alla possibilità di espiantare gli ulivi per fare spazio alle costruzioni.” L'articolo 8 mette a repentaglio “un patrimonio inestimabile della nostra Regione, uno degli ultimi baluardi naturali, che il mondo ci invidia, contro il consumo di suolo incontrollato per la cementificazione del nostro territorio”.

Proprio mentre la Regione Puglia rivedeva la legge di protezione degli olivi monumentali verrà presentata, sulla rivista scientifica Scientia Horticulturae del prossimo ottobre, una ricerca, tutta italiana, proprio sugli olivi monumentali pugliesi. Scrivono gli autori: “l'ampio antico germoplasma olivicolo non è mai stato identificato prima e la discriminazione genetica può inoltre essere complicata da pratiche di innesto effettuate, talvolta sui rami, secoli fa. Un insieme di nove marcatori microsatelliti è stato utilizzato al fine di identificare 36 olivi plurisecolari nelle province di Brindisi, Bari e Foggia. L'analisi dei cluster condotta con sette cultivar di riferimento, ha permesso di distintinguere due gruppi principali che mostrano una elevata somiglianza genetica tra la maggior parte degli olivi monumetali e due cultivar conosciute. Tale divergenza genetica probabilmente risale a migliaia di anni fa.”

Chissà se Amelia Salimonti, nei prossimi anni, sarà in grado di approfondire questo lavoro scientifico oppure se questo patrimonio storico e culturale è destinato a disperdersi ancor prima di essere stato censito e descritto...

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EMILIO FRANCIOSO

04 ottobre 2013 ore 18:25

Il problema resta sempre lo stesso. Di questi tempi, incerti ed ingannevoli, gli interessi privati elidono quelli pubblici. E qui pubblico equivale a dire "storia". Cancellare la storia e il patrimonio ereditato significa tradire il futuro delle nuove generazioni. Significa lasciarle nella precarietà di un fare provvisorio... Che verrà, forse. Ciò per dire, in concreto, che la legge di tutela del 2007 indicava la strada da intraprendere per imparare a diventare imprenditori del paesaggio trasformando l'olivicoltura in olivicultura. Alcuni hanno avviato programmi di valorizzazione iniziando a fatturare tutto l'anno per questa attività, ma i più non hanno capito. Gli agricoltori più arrendevoli hanno accettato lo smarrimento di un mercato che li ha sempre maltrattati e hanno venduto la loro storia per 30 denari. Ma prima di vedere abbattere e saccheggiare il tesoro di Puglia ci sarà il tempo della battaglia. Una battaglia che ha bisogno della sensibilità di chi anche in agricoltura sa amare storia e bellezza e, soprattutto, capisce che il nostro Paese è più prezioso quando lo si conserva piuttosto che quando lo si trasforma. E che dietro la conservazione deve stare l'innovazione del saper vendere piacere e bellezza. Perché dovremmo distruggere ciò che il mondo ci invidia? L'economia rurale ha bisogno di vendere la propria immagine autentica e di sviluppare servizi per emergere... Chiediamoci perché nel nostro Paese ciò che è semplice diventa difficile, se non impossibile. Quali sono i veri interessi che trascinano questo settore? Insomma: o siamo stupidi o qualcuno ci sta fregando.