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GRAVE DENUNCIA DI UN DOCENTE UNIVERSITARIO. LA CORRUZIONE IMPAZZA NEI CONCORSI, COM'ERA PREVEDIBILE

Non cè nulla da fare. Il donchisciottismo non paga. Quando agiscono i potenti si può solo soccombere. Le pressioni sono tali da far desistere chiunque. Eppure il professor Edoardo Berti Riboli, dell'Università di Genova, si è fermamente opposto. Ora è vittima di gravi ritorsioni

11 giugno 2005 | T N

Ospitiamo una lettera aperta di Edoardo Berti Riboli rivolta sia al ministro dell'Istruzione Università e Ricerca, sia al ministro della Salute, sia, infine ai cittadini onesti e silenziosi.
Il protagonsita di questa vicenda di ordinaria ingiustizia è docente di chirurgia all'Università di Genova.
Si è opposto alle consuetudini di certi ambienti e ora è lui una vittima.
Noi di "Teatro Naturale" esprimiamo piena solidarietà e condivisione.
Purtroppo viviamo in un Paese assurdo che costringe un uomo onesto a pagrsi una pagina intera di un quotidiano per comunicare il proprio diritto all'onestà e alla correttezza.
Cosa fanno le Istituzioni? Giggioneggiano come al solito. D'altra parte cosa ci si può attendere di buono se lo stesso mondo delle Istituzioni vive la forsennata corsa alle poltrone come pura normalità?
La lettera risale al primo giugno scorso. Color che volessero testimoniare la ropria solidarietà al professor Berti Riboli ci scrivano pure all'indirizzo redazione@teatronaturale.it, noi le inoltreremo all'interessato.
Coloro che volessero raccontarci episodi spiacevoli a cui hanno assistito o che hanno subito sulla propria pelle in prima persona, hanno qui su "Teatro Naturale" l'occasione e lo spazio per poterlo fare.

Ed ora - dopo questa pacifica premessa - spazio a una salutare e benefica invettiva, dura, sferzante, provocatoria. Nulla a che vedere con il caso in questione. Le invettive dovrebbero essere come le preghiere al mattino. E in fondo forse lo sono. Proprio come le preghiere, che non si recitano più, le invettive sono scomparse dalla faccia della terra. Tutto oggi è politicamente corretto, perché non sta bene. Occorre portare pazienza. Invece no, pazienza un corno; e via con le invettive...

I tanti don Chisciotte (perché in realtà non sono pochi) rappresentano il grido di salvezza rivolto alle rovine di un mondo in continuo e inarrestabile disfacimento. Per noi sono l'anima nobile a cui riconosciamo piena dignità.

I potenti (si può essere tali anche senza un impero), sono minuscoli omuncoli senza nerbo e spessore, luride anime vagolanti nel nulla dalle cui teste sborra tutta l'inconsistenza di una vita putrida e squallida, nonostante le apparenze facciano pensare il contrario. Solo il potere tiene in piedi questi esseri vili e inutili.


Il culo statico dei potenti in bella mostra: uno spettacolo!

IL TESTO DELLA LETTERA
Pochi mesi fa sono stato nominato presidente di commissione di un concorso universitario e contemporaneamente sono stato oggetto di forti pressioni da parte di un personaggio molto potente: voleva vincesse un suo candidato.
Non avendo assecondato tale volontà da allora sono vittima di gravi ritorsioni.
Malgrado l'episodio sia conosciuto da moltissimi del nostro ambiente, anche persone che ricoprono ruoli di notevole importanza, la solidarietà nei miei confronti è stata diffusa ma solo verbale: la maggioranza ha espresso il proprio sdegno e ha apprezzato il mio comportamento ma pochi, pochissimi, hanno mostrato di volersi battere per cambiare le cose, di essere liberi, di non avere paura e di non sentire quella forte dipendenza dal potere che invece ha caratterizzato tutti gli altri.

Mi domando:
- era più opportuno cedere alla prevaricazione e rinunciare a correttezza e onestà?
- è questa una sorta di "mafiosità" alla quale è pericoloso ed inutile ribellarsi?
- esiste in tanti settori della vita sociale e lavorativa del nostro paese?


Mi hanno detto che sono un Don Chisciotte, ma penso che se i Don Chisciotte fossero tanti qualche volta vincerebbero.


Edoardo Berti Riboli
Ordinario di chirurgia Univeristà di Genova