Italia
Nuovo scandalo nel mondo biologico, sequestrate 1500 tonnellate di mais ucraino
L'operazione Green War ha portato alla scoperta di un traffico internazionale di falso bio. Una decina le società coinvolte e 23 le persone indagate. Sequestro di mais e soia destinato alla mangimistica zootecnica
13 aprile 2013 | T N
Un duro colpo all'immagine del biologico ma anche la testimonianza che i controlli funzionano.
L'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari in collaborazione con il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pesaro ha portato alla luce, con l'operazione Gree War, un traffico di falso cibo bio.
Effettuate numerose perquisizioni a carico di operatori del settore dei prodotti da agricoltura biologica che importavano da Paesi terzi limitrofi all’Ue (Moldavia e Ucraina) granaglie destinate al comparto zootecnico e, in taluni casi, all’alimentazione umana (in particolare, soia, mais, grano tenero e lino) falsamente certificate come ‘bio’ ma in realtà non conforme alla normativa comunitaria e nazionale. In alcuni casi, le produzioni agricole certificate come biologiche erano di fatto ottenute con elevato contenuto di Organismi geneticamente modificati (Ogm) o contaminate da agenti chimici vietati nell’agricoltura biologica.
In particolare, le società nazionali, che avevano la gestione finanziaria e il controllo di aziende operanti in Moldavia e Ucraina, per sottrarsi al sistema di controlli, provvedevano allo sdoganamento delle merci a Malta, presso una società gestita da personale italiano, per poi destinarle in Italia. In un’occasione, i prodotti agricoli hanno viaggiato su gomma e sono transitati presso la dogana di Trieste-Fernetti.
L’indagine ha posto sotto sequestro 1.500 tonnellate di mais proveniente dall’Ucraina, falsamente certificato come biologico e 30 tonnellate di soia indiana lavorata, verosimilmente contenente prodotti chimici vietati, destinata all’industria mangimistica, per l’alimentazione zootecnica. Le persone indagate sono 23 e una decina sono le società coinvolte.
“Esprimo tutto il mio apprezzamento per l’operazione – ha dichiarato il ministro Catania -. Le sinergie che si sviluppano da tali forme di collaborazione assicurano, ancora una volta, la più ampia tutela del consumatore e degli operatori e la difesa dell’interno comparto agroalimentare. Deve essere una assoluta priorità contrastare tali fenomeni di illegalità che vanno a minare un settore fondamentale per l’economia del nostro Paese”.
“Come Federazione diamo atto alla Magistratura, alla Guardia di Finanza e all’Ispettorato Centrale Repressione Frodi di essere intervenuti a tutela del settore biologico nazionale e ci mettiamo come sempre a piena disposizione per collaborare alle indagini e per isolare i delinquenti. Per alcune produzioni, in particolare per quelle destinate all'alimentazione degli animali, come la soia, il girasole, il mais e altri cereali, l'Italia è deficitaria e deve rifornirsi all'estero di parte del suo fabbisogno, anche perché manca del tutto una qualsiasi strategia a livello ministeriale e regionale per incentivare tali coltivazioni sul territorio nazionale. - Sottolinea Paolo Carnemolla, Presidente di FederBio – Proprio questa tipologia di prodotti è coinvolta nel sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza, a dimostrazione della necessità di uno strumento moderno e efficace che controlli in particolare le transazioni con l’estero”.
“Questa frode alimentare ha messo in luce le ormai note debolezze del settore, su cui è necessario intervenire al più presto: la scarsa efficacia degli Organismi di Controllo sul fronte delle importazioni e la mancata vigilanza alle frontiere da parte dell’Unione Europea sui prodotti importati da Paesi extra Ue, riconosciuti in equivalenza con le regole europee. Problematiche che devono spingerci sempre più a sviluppare filiere nazionali interamente bio per supportare i nostri agricoltori e garantire ai cittadini prodotti biologici sicuri”. E’ questo il commento di AIAB al sequestro di falsi prodotti biologici, compiuto oggi da la Guardia di Finanza di Pesaro e l'Ispettorato Repressione Frodi di Roma.
“Alla luce di quanto è emerso con questa frode alimentare – ha aggiunto Alessandro Triantafyllidis, presidente di AIAB – è ormai sempre più evidente la necessità di una riforma del sistema di controllo, di una maggiore vigilanza da parte del Ministero e un impegno parte dell’Unione Europea nel sorvegliare, efficacemente, le frontiere extra-UE. Nel caso vengano evidenziate ditte e persone già coinvolte in altre frodi non deve essere più data loro la possibilità di operare in questo settore. Diventa assoluta priorità del nostro Paese, nell’ambito dei negoziati PAC, garantire risorse e strumenti per realizzare filiere cerealicole nazionali biologiche e promuovere un piano nazionale per la produzione di proteine vegetali, come la soia, a supporto di filiere OGM free, con indicazione prioritaria, volta al settore biologico nel quadro di un’emancipazione progressiva dal ricorso a mangimi proteici di importazione”.
Confagricoltura plaude all’operazione.
“Episodi come questo devono spingere la Commissione Ue a impegnarsi maggiormente nelle verifiche sui sistemi di controllo degli altri Paesi dell’Unione europea. Proprio lo scarso controllo della UE è, infatti, la causa principale della frode a cui assistiamo oggi – avverte Confagricoltura - Il prodotto veniva sdoganato a Malta per poi arrivare nel nostro Paese”.
“Il nostro sistema – fa presente Confagricoltura - è molto più rigido e proprio la scorsa settimana l’ente di accreditamento italiano (Accredia) ha sospeso un importante ente di certificazione del biologico per alcune gravi mancanze, proprio nel settore dell’importazione di mangime bio”.
“Siamo per la tolleranza zero verso il falso biologico – afferma Confagricoltura -. Tutte le più gravi frodi alimentari degli ultimi due anni hanno riguardato prodotti di importazione (gli importatori esclusivi del biologico sono solo 63) che stanno mettendo in seria difficoltà le oltre 46000 aziende biologiche che vedono la propria attività screditata di riflesso”.
“La Commissione europea – ha sollecitato infine Confagricoltura – deve approvare i codici doganali specifici per il bio, da troppo tempo rinviati, e sospendere il regime di equivalenza ai paesi extra UE, da cui è pervenuto il prodotto contraffatto”.
A dispetto della crisi il biologico continua a crescere costantemente in termini di consumi e fatturato. Ma proprio per questo suo “appeal”, il segmento diventa sempre più spesso bersaglio di frodi e sofisticazioni alimentari. Ecco perché operazioni come quella della Guardia di finanza di Pesaro e dall'Ispettorato Repressione Frodi del ministero delle Politiche agricole sono molto importanti. Ora più che mai è necessario mantenere alta l’attenzione sul settore, intensificando i controlli soprattutto sui prodotti importati da Paesi terzi non in equivalenza. Ma proprio perché si tratta di un mercato in continua espansione -osserva la Cia- il settore del biologico ha iniziato a fare gola alle mafie e ai “professionisti della truffa agroalimentare”, pronti a falsificare carte e certificati pur di accaparrarsene una fetta. Per questo, oggi bisogna lavorare sulle regole e prevedere politiche “ad hoc” che controllino i mercati. E’ indispensabile aumentare le ispezioni, inasprire sanzioni e pene -continua la Cia- ma soprattutto lavorare sulla trasparenza in tutti i passaggi della filiera. Soprattutto sono necessari più controlli sui prodotti importati dai Paesi non in equivalenza, dove cioè i metodi di produzione biologica e gli organi di controllo non sono ritenuti equivalenti ai nostri, prestando ancora più attenzione ad autorizzazioni e certificati di conformità degli importatori.
Con un aumento record dei consumi bio del 7,3 per cento in Italia nel 2012 è colpevole il ritardo accumulato nel rendere obbligatoria l’indicazione di origine sugli alimenti che ha favorito il boom delle importazioni di prodotti biologici con aumenti a due cifre negli ultimi anni e il moltiplicarsi di truffe a danno dei produttori biologici italiani e dei consumatori. E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati ismea nell’esprimere apprezzamento per il maxisequestro della Guardia di Finanza nelle Marche, Emilia Romagna, Sardegna, Molise e Abruzzo di soia, mais e grano tenero contraffatti o contaminati con pesticidi e ogm provenienti dall’Ucraina , dalla Moldavia e dall’India. Un maxisequestro che – sottolinea la Coldiretti - ha consentito di togliere dal mercato prodotti base che altrimenti sarebbero finiti in alimenti per i quali si è registrato nel 2012 una grande aumento record dei consumi in Italia come biscotti, dolciumi e snack (+22,9 per cento) e pasta, riso e sostituti del pane (+8,9 per cento). Una truffa che colpisce anche i piu’ piccoli se si considera che negli ultimi dieci anni sono raddoppiati – precisa la Coldiretti - i pasti biologici serviti nelle mense scolastiche, toccando quota 1,2 milioni. Tra esportazioni e consumi interni il giro d'affari complessivo del biologico ammonta in Italia, secondo la Coldiretti a circa 3 miliardi di euro. Un fatturato che pone l'Italia al quarto posto al livello europeo dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale. Ad essere danneggiate – continua la Coldiretti - sono anche le circa 50mila aziende agricole italiane che coltivano biologico su una superficie coltivata di oltre un milione di ettari che garantiscono all’Italia la leadership europea nei bio per numero di imprese presenti. Di fronte al ripetersi di frodi che riguardano l’importazione di prodotti falsamente biologici è necessario – sottolinea la Coldiretti – che sia facilmente riconoscibile in etichetta la produzione ottenuta con materia prima e standard nazionali, per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli sulla reale origine del prodotto acquistato. In attesa che questo avvenga il consiglio della Coldiretti è quello di acquistare i prodotti biologici direttamente nelle aziende, nelle botteghe e nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica che garantiscono l’origine nazionale degli alimenti in vendita.