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L’ASCESA INFINITA DEL PREZZO DEL GASOLIO. IL CARO CARBURANTE INVESTE PREPOTENTEMENTE ANCHE IL SETTORE AGRICOLO. SI VEDRANNO PRESTO TRATTORI A BENZINA?

Secondo l’Unione petrolifera gli aumenti del gasolio sono fisiologici, dovuti a innalzamenti dei consumi in tutti i paesi industrializzati ma anche in quelli emergenti, come la Cina. Le conseguenze sull’agricoltura sono tutt’altro che trascurabili. Si può investire in energie alternative ma servono anche misure urgenti, giungono invece segnali sbagliati dal governo

23 aprile 2005 | Graziano Alderighi

In poco meno di sei mesi il prezzo sostenuto dagli agricoltori per acquistare carburante è cresciuto di oltre il 35 per cento.
Gli incrementi maggiori dei carburanti agricoli si sono registrati soprattutto negli ultimi tre mesi in cui si è avuto un rialzo dei prezzi che ha superato il 18 per cento. Non solo. A causa di un inverno alquanto rigido, il ricorso al gasolio per macchine trattici, per serre (ortaggi, fiori, piante), attrezzature aziendali e stalle è cresciuto notevolmente e ciò ha determinato un vistoso aumento dei costi per i produttori.
Dunque, un quadro complesso per le aziende agricole che diventa ancora più preoccupante se si considera che gli agricoltori hanno registrato, in un anno, un calo dei prezzi nella quasi generalità dei settori, con punte del 30 per cento per i cereali, del 22 per cento per i vini e del 10-15 per cento per la frutta.
Insomma, sarà anche vero che i produttori, nel corso del 2004, hanno prodotto di più ma di sicuro hanno guadagnato di meno. Anzi, hanno dovuto sopportare maggiori spese.

Un aumento strutturale per il diesel
Secondo un recente studio del Centro Ricerche Industriali ed Energetiche dall’ottobre 2004 i prezzi del gasolio sul mercato spot internazionale hanno superato in maniera stabile le quotazioni della benzina, riducendo cos’ anche la forbice alla pompa dei due prezzi in Italia.
Se non fosse per le tasse più pesanti sulla benzina, il gasolio da diversi mesi costerebbe oltre 10 ce3ntesimi di euro in più.
Le ragioni dell’impennata del gasolio negli ultimi mesi risiedono nella combinazione di diversi fattori, riconducibili alla forza della domanda e alle difficoltà dell’offerta. Nel 2004 la ragione fondamentale della crisi petrolifera è stata l’impennata della domanda di petrolio della Cina, circa 0,8 milioni di barili in più al giorno, di cui la metà di diesel. Cresce anche in Europa il consumo di gasolio, non solo in virtù dell’aumento delle immatricolazioni di auto diesel, ma anche per l’inarrestabile crescente domanda degli autotrasportatori.
Inoltre già da tempo il sistema raffinativo mondiale dà segnali inequivocabili di scarsità di capacità produttiva.
Se a ciò aggiungiamo l’entrata in vigore in Europa di nuovi limiti per l’emissioni di zolfo (Direttiva 2003/17/CE), con conseguente aggravio dei costi produttivi, si evince che l’aumento del prezzo del gasolio è da considerarsi assolutamente fisiologico.

Soluzioni alternative
Contro l'aumento dei prezzi del petrolio va quindi percorsa con decisione la strada delle sviluppo delle energie alternative rinnovabili e bisogna accelerare negli investimenti per recuperare i ritardi accumulati nello sfruttamento del fotovoltaico delle biomasse e dei biocarburanti. Questa la posizione univoca delle associazioni di categoria agricole.

Servono interventi urgenti
Una sgradita sorpresa dal governo italiano che con decreto n. 16 del 21 febbraio 2005 ha aumentato l’aliquota d’accisa su benzina, benzina senza piombo e gasolio.
Attualmente la tassa ammonta quindi a 564,00 euro per mille litri per la benzina e 413,00 euro per mille litri per il gasolio.
Ricordo che l’incremento dell’accisa ha influenza diretta anche sul caro gasolio agricolo, infatti l’agevolazione fiscale per l’agricoltura è solo uno sconto sull’aliquota.
L’aumento è venuto proprio mentre l'Adiconsum ha proposto la “restituzione agli automobilisti del maggior guadagno fiscale dello Stato derivante da accise e Iva che solo nel 2004 è stato di oltre un miliardo di euro. Con questa semplice manovra si potrebbe ridurre il prezzo dei carburanti di 4-5 centesimi al litro”.
Il governo ha realmente imboccato la strada sbagliata se l’obiettivo è l’aumento della competitività delle nostre imprese.