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Sms, ne scrivi uno e ne paghi due

L'Unione Nazionale Consumatori mette in guardia i fruitori dei messaggini via cellulare. Gli operatori telefonici ne sfruttano appieno le potenzialità. A volte i messaggi lunghi si trasformano addirittura in Mms

17 marzo 2012 | T N

Sms è un acronimo entrato prepotentemente nel linguaggio comune e sta ad indicare il cosiddetto messaggino inviato tramite cellulare. Il primo Short Message Service (questo il significato della sigla) della storia fu inviato il 3 dicembre 1992 e pochi sanno che fu ideato con l’intenzione di avvisare coloro che inviavano pacchi o documenti tramite corriere dell’avvenuto recapito. In realtà, come spesso accade, il servizio ebbe un successo enorme per tutt’altro motivo: l’Sms si diffuse rapidamente come alternativa economica alla telefonata, specialmente fra i più giovani, dando addirittura il via ad una serie di neologismi all’insegna della brevità di digitazione. Gli operatori telefonici si sono dunque adeguati alla crescita di questo segmento di mercato, studiando strategie commerciali per sfruttarne appieno le potenzialità.

È bene dunque tenere presente alcune particolarità, per poter utilizzare al meglio il servizio ed evitare sprechi inutili. L’accento nel testo dell’Sms ad esempio ha un costo: su alcuni modelli di cellulare, quando scriviamo la parola “però” utilizzando la lettera “ò”, l'Sms da 160 caratteri all'improvviso si trasforma in uno di 70. Ciò avviene perché il telefono deve attingere ad un vocabolario speciale con una codifica più pesante per ogni carattere e dato che il peso totale rimane sempre di 140 byte, il telefonino ci dimezza in automatico il numero di caratteri che possiamo utilizzare. Può accadere dunque che, pur avendo scritto un messaggio abbastanza breve di 100 caratteri, utilizzandone uno speciale invece di 1 Sms ne spediamo (e paghiamo) 2. Addirittura su alcuni telefoni i messaggi lunghi si trasformano da Sms in Mms con costi che possono essere di molto superiori al normale a seconda del piano tariffario scelto.

Tutto ciò non fa che rinsaldare le convinzioni di coloro che da tempo sostengono che gli operatori telefonici lucrino indebitamente sugli Sms, affermando che il costo sostenuto per “produrre” il messaggino sia nullo rispetto a quanto viene fatto pagare. In realtà, se è vero che il costo industriale necessario per produrre un Sms sia intorno agli 0,1 centesimi di euro, è anche vero che l’operatore sostiene un costo maggiore per il fatto di dover “scalare” dal credito di una Sim prepagata il costo associato all’Sms a seconda della tariffa. Tenendo anche conto del margine di profitto che l’operatore vuole trarne, si arriva così ad un costo medio di 12 cent per un Sms che pesa 140 byte. Può sembrare poco, ma in rapporto al pacchetto di dati inviati rappresenta un’enormità: se il prezzo di 140 byte inviati è pari a 12 cent, vuol dire che si pagano circa 850 euro per MB, ovvero che spedire un film da due Gigabytes a queste tariffe verrebbe a costare oltre un milione e mezzo di euro.

Fortunatamente la stessa rete (così “costosa” in base a questi calcoli) offre soluzioni ben più vantaggiose e a costi estremamente ridotti: sono già numerose infatti le società che offrono servizi di messaggistica istantanea gratis, sfruttando la rete internet. Con la diffusione degli smartphones che funzionano perennemente connessi ad internet, gli utenti iniziano a beneficiare dei messaggi gratis e i primi segnali ci sono già: le compagnie telefoniche del nord Europa hanno visto un crollo degli Sms nel periodo natalizio che ha toccato punte del 22% in Finlandia e del 14% in Giappone. Certamente anche la connessione alla rete internet viene fatta pagare, ma sfruttando le reti wi-fi gratuite è possibile contenere anche questi ultimi costi. Le reti wi-fi gratuite sono già molto diffuse all’estero, non ancora in Italia; forse il futuro degli Sms (e dei relativi costi) in questo Paese dipenderà molto dallo sviluppo della rete senza fili. 

 

Fonte: Luca Cecchetti, Unione Nazionale Consumatori

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