Italia
Anche le organizzazioni agricole contro il governo
Dopo il ritiro, da parte dell'esecutivo, dell'emendamento che prevedeva uno sgravio sull'Imu per i produttori agricoli, i sindacati sul piede di guerra. Pronti alla mobilitazione per non essere sorpassati dal Movimento dei forconi
21 gennaio 2012 | R. T.
Stavolta il governo parrebbe aver davvero fatto infuriare le organizzazioni di categoria.
Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, a nome dell'esecutivo, ha infatti chiesto il ritiro dell’emendamento che prevedeva una differenziazione del trattamento fiscale relativo all'Imu di chi il terreno lo usa per vivere e lavorare.
"Gli atteggiamenti come questi di oggi rischiano di essere letti come vere provocazioni nei confronti del mondo agricolo che in un momento così difficile sarebbe bene astenersi dal fare." ha dichiarato il presidente di Coldiretti Marini.
“La vicenda dell’Imu sui fabbricati rurali e sui terreni agricoli dimostra che non si hanno affatto a cuore le sorti degli agricoltori e di migliaia di imprese. E’ - dichiara il presidente della Cia Politi- una vera assurdità. I produttori, oltretutto, sono assillati dal peso del caro-gasolio che sta mettendo in grave difficoltà le aziende, pregiudicandone anche il futuro. C’è la necessità di un intervento, ma dal governo non arriva alcun segnale. Il Milleproroghe poteva essere l’occasione per rivedere una tassazione ingiusta nei confronti del settore primario, perché si colpiscono strumenti di lavoro. Ma dobbiamo registrare ancora un nulla di fatto e questo ci preoccupa enormemente. Certo -conclude il presidente della Cia- non staremo fermi. Siamo pronti alla mobilitazione e a sviluppare iniziative sul territorio, coinvolgendo anche le altre organizzazione agricole. La risposta deve essere ferma. Non si può andare avanti così. Sarebbe il fallimento dell’agricoltura”.
“Il carico fiscale, insopportabile, sui fabbricati rurali, è rimasto invariato e continuano a non arrivare le misure per lo sviluppo dell’agricoltura. Non intendiamo morire senza difenderci”. Questo il commento del presidente di Confagricoltura Mario Guidi alla notizia del ritiro alla Camera dell’emendamento sull’Imu nell’ambito dell’esame del Milleproroghe.“Abbiamo sollecitato più volte gli interventi necessari ed indicato, in modo dettagliato, gli interventi per la crescita – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura - . Se la strada del confronto costruttivo non serve, ricorreremo ad altri percorsi”.
“Con il ritiro dell’emendamento al Decreto Milleproroghe che avrebbe ridotto l’impatto già pesante dell’introduzione dell’Imu sull’agricoltura, il nostro Paese dimostra ancora una volta di non avere alcuna attenzione verso il comparto agricolo”. Così il presidente di Fedagri-Confcooperative Maurizio Gardini, anche a nome delle organizzazioni cooperative Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital. “Siamo pronti ad una mobilitazione generale, comune e massiccia di tutta l’agricoltura italiana”, annuncia Gardini. “Non possiamo rimanere fermi a guardare mentre il nostro settore rischia di scomparire. Troviamo inaccettabile che in Italia vinca chi scende in piazza e paralizza le città. Se le lobby dei tassisti, dei farmacisti e dei notai riescono a bloccare qualsiasi tentativo di liberalizzazione, gli agricoltori, che stanno già operando da anni senza protezione, in mercati globalizzati e fortemente concorrenziali, non possono pagare tre volte una tassa quale l’Imu che va corrisposta per i terreni, per i fabbricati rurali di proprietà e per i beni strumentali all’attività agricola di proprietà delle loro cooperative. Stiamo parlando di una tassazione che ucciderebbe il settore”.
A preoccupare i sindacati agricoli anche il cosidetto Movimento dei forconi, che sta catalizzando attenzione mediatica e simpatie grazie alla dura e vibrante protesta che ha messo in ginocchio la Sicilia e che potrebbe presto estendersi a Calabria e Abruzzo. Il Movimento non è apartitico, essendoci dietro l'ombra di Forza Nuova ma anche, probabilmente, alcuni ex esponenti politici di Forza Italia e Mpa. Su Facebook i forcaioli hanno annunciato l'intenzione di fare il giro della penisola per propagare la protesta e infiammere gli animi di agricoltori già esausti e molto arrabbiati. Stanno infatti già nascendo sinergie e apparentamenti come quello, già annunciato, con il Movimento dei pastori sardi.
I sindacati agricoli sono quindi preoccupati per una situazione che potrebbe degenerare e che sta portando già gravi danni per il settore agricolo.
“Confagricoltura segue con grandissima preoccupazione l’evolversi della protesta, in Sicilia, degli autotrasportatori, che sta dilagando a macchia d’olio in altre realtà del Paese e genera collateralmente meccanismi speculativi sui prezzi dei prodotti freschi che danneggiano i consumatori”. La nota di Palazzo della Valle prosegue: “Non si può rischiare di sottovalutare le conseguenze che una situazione così preoccupante potrebbe avere senza adeguate risposte politiche”.
L’organizzazione degli imprenditori agricoli avverte che, nell’Isola sotto assedio, i produttori ortofrutticoli stanno subendo una tripla penalizzazione: i loro prodotti, deperibili, non possono essere stoccati; non vengono rispettati i contratti, sottoscritti all’estero ed in Italia, con i buyer e la grande distribuzione che stanno decidendo di approvvigionarsi altrove; per produrre subiscono le conseguenze caro-carburanti come gli autotrasportatori.
“Tutto ciò - prosegue Confagricoltura - in un quadro generale già estremamente critico per il settore, che sta subendo le conseguenze di una manovra pesantissima senza, al momento, misure di sviluppo destinate a risollevare l’agricoltura. L’Imu costerà oltre un miliardo di euro solo per i fabbricati agricoli, mentre per i carburanti l’aumento di costi è previsto superiore ai 200 milioni di euro in un anno”.
“Pur sollecitando il comune senso di responsabilità - conclude Confagricoltura - non possiamo essere insensibili ai motivi della protesta, legata alla questione cruciale dei rincari energetici che interessa tanto anche il settore primario. In Italia le aziende agricole rischiano di essere costrette al fallimento e non intendiamo soccombere senza difenderci. Se la strada del confronto costruttivo non serve dovremo scegliere altri percorsi”.
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Accedi o RegistratiDonato Galeone
21 gennaio 2012 ore 11:20I terreni a destinazione agricola, se coltivati, e le strutture ad essi connessi - riconosciuti da secoli e, poi, accatastati quali "terreni e fabbricati" - sono non dal 2011 indiscutibili "strumenti" di lavoro, essenziali e indispensabili alle attività dirette e pertinenti dell'agricoltura.
A mio avviso non solo concordo ma è attualissimo ripetiamolo, fino alla "noia".
Anche se classificati "beni immobili" in possesso di coltivatori-conduttori di azienda/impresa agricola, singola o in cooperazione, sia la terra da coltivare che i fabbricati da custodire persone,animali e attrezature meccaniche e manuali concorrono - volta volta nell'annata agraria - a conseguire un "REDDITO" che, denunciato e accertato, deve esserre assoggettato a adeguata imposizione fiscale.
Non solo.
Per equità, a mio avviso, sia la terra che le pertinenze immobiliari di proprietà coltivatrice, singola e/o associata che, pur utilizzandole, hanno prodotto un "reddito minimo di possibile sopravvivenza familiare" (denunciato e accertato) devono essere "esonerati" da imposte e oneri fondiari giustificabili da " assenza o insufficiente reddito annuale".
Ricordo ai più anziani, come me, che gli assegnatari di terre (ex braccianti agricoli) ed a seguito dellla Riforma Agraria anni '50 furono esonerati - per 5 anni - dal pagamento delle imposizioni e oneri su immobili fondiari primariamente in assenza ed in seguito per carenza o reddito minimale - documentato - nella considerazione e valutazione che gli immobili assegnati, per lavorare i campi, erano e sono ancora oggi "strumenti di lavoro". Questo richiamo di oltre mezzo secola fa, potrebbe essere utile in questo difficile momento per condividere le tre parole:rigore, equità e crescita anche all'agricoltura.
Donato Galeone
luigi giannelli
23 gennaio 2012 ore 18:26é incredibile che questo governo non capisca in quale drammatica situazione verrà a trovarsi il mondo agricolo.Quali sacrifici può fare chi già ormai da anni vede i propri conti in rosso?Il ministro Catania dovrebbe conoscere bene la realtà agricola,perhè non si attiva?