Gastronomia

Quando la cucina del territorio entra in dialogo con altre tradizioni

“Terre” è stata una kermesse che si è svolta in Trentino, a Rovereto, con iniziative che hanno saputo dare spazio alle differenti culture in un’affascinante caleidoscopio di proposte. Fino a giungere alle originali performance sul cibo interpretate da attori della compagnia Koinè

19 settembre 2009 | Monica Sommacampagna

In un’epoca contraddistinta da grandi contaminazioni culturali la gastronomia, pur mantenendo un’identità forte ancorata al territorio, cerca il dialogo con altre cucine, con altre tradizioni. Lo ha dimostrato Terre, originale kermesse enogastronomica promossa da Slow Food Trentino dal 3 al 13 settembre scorsi che ha animato il centro di Rovereto (Tn) con iniziative che hanno saputo dare spazio a produzioni di eccellenza trentine e alle numerose comunità straniere presenti nella provincia. Un’iniziativa che ben si è inserita nel contesto di Oriente-Occidente, importante manifestazione di danza promossa da Trentino Spa che ha messo a confronti due mondi coreografici: America del Nord e Russia.

Molteplici le iniziative che hanno reso poliedrica Terre. Si è spaziati da iniziative che più “classiche” ma non per questo meno importanti sul piano formativo come i Laboratori del Gusto di Slow Food sul latte o sulla frutta o In vino veritas, degustazioni di vini “buoni, puliti e giusti”, prodotti enoici biologici, biodinamici, naturali.

Il fulcro di Terre è stato rappresentato però dai numerosi momenti di confronto, di interscambio tra culture diverse. L’Arca del gusto Trentino, ad esempio, ha rappresentato il primo importante polo: un’occasione per conoscere direttamente i produttori trentini aderenti alla filosofia Slow Food attraverso degustazioni di cibi di strada preparati dai cuochi delle comunità locali. Si è passati dai tradizionali canederli in tre versioni agli spiedini di carne e wurstel di coniglio magari innaffiati da birra artigianale locale al caffè, dalle frittelle di mele a dolci realizzati con piccoli frutti. Un mondo tipico molto eterogeneo: in degustazione ai diversi caratteristici stand miele, carne di cavallo, salumi come la mortandela, formaggi caprini con diversa stagionatura, pane realizzato con farine locali e lievito madre.

Dall’altro capo del filo, presso la splendida esotica struttura del Magic Mirror nel Bistrot del mondo a parlare sono stati i piatti e i balli di numerosi Paesi nel mondo: Perù, Polonia, Albania, Brasile, Costa d’Avorio, America Latina, Moldavia,.Pakistan… in un’affascinante caleidoscopio di proposte.

Ai momenti spettacolari, di degustazione e formativi si è aggiunta una modalità di dialogo che il Trentino sta sperimentando da diversi anni con successo: le performance sul cibo interpretate da attori della compagnia Koinè. Agli spettatori, ad esempio, armati di coltello e pelapatate, è stato insegnato come preparare un minestrone a regola d’arte, rispettando le peculiarità nutritive e organolettiche delle verdure. Il piacere del racconto e l’esperienza tattile hanno costituito un elemento di forte attrattiva per i partecipanti.

Hanno ulteriormente arricchito l’evento performance sul pane, video interviste di vita vissuta in Val Lagarina, feste tradizionali. Terre d’Italia ha messo inoltre a confronto tipologie di terre provenienti da varie regioni italiane. Ogni spettatore, dotato di cuffie, è stato stimolato a un approccio non scientifico ma emotivo e poetico con la materia, vagliando contemporaneamente la consistenza, il colore, l'odore delle terre proposte.

Come poteva concludersi un evento che fa capo al progetto di Slow Food “Terra madre” e che ha visto dialogare i presìdi del Trentino, le comunità del cibo appartenenti alla rete di Terra Madre e le comunità etniche straniere residenti in Trentino? Con un gesto simbolico ma importante: le 18 etnie che hanno fatto conoscere i loro cibi e le loro tradizioni animando per dieci giorni il Bistrot del Mondo si sono incontrate domenica 13 settembre al Magic Mirror per riunire le terre provenienti dai rispettivi paesi di origine. Il risultato è stato un terreno eterogeneo, fatto di mille colori, storie, atmosfere, che servirà da base per il primo Orto del Mondo che non a caso prende vita a Rovereto, città che ha legato la propria identità all'ideale della pace e del dialogo tra i popoli.