Gastronomia
Spumante, da oltre un secolo per il brindisi delle Feste

Lo spumante italiano nasce alla fine del 1800, un secolo dopo lo Champagne francese. Già ai tempi dei Romani si brindava però con mosto d'uva effervescente
21 dicembre 2023 | T N
Lo spumante italiano è un'"invenzione" dei fratelli Gancia con conte Augusto di Vistarino nel 1865.
Secondo la tradizione, quindi, lo spumante italiano naque circa un secolo dopo la Champagne francese, per opera di Dom Pierre Pérignon.
Affermare che però il vino effervescente sia dovuto ai francesi è un azzardo perchè già in epoca romana di usava bere un mosto effervescente di uva. Non si può definire uno spumante ante litteram solo perchè mancava la tecnologica per la riferimentazione in bottiglia o la possibilità di avere contenitori a tenuta stagna per mantenere pressioni di sei atmosfere.
Inoltre tracce storiche sull'arte spumantistica si ritrovano già nell'Italia medievale, dove i monaci benedettini erano all'opera nei monasteri del Nord Italia
All'Italia si deve invece sicuramente uno dei due metodi di produzione degli spumanti.
Scegliere lo spumante online
Ecco allora alcuni consigli per scegliere lo spumante online.
Il vino spumante, prima di tutto, si distingue per il metodo di produzione, tra Metodo Classico (o champenoise) che prevede la rifermentazione in bottiglia per il consumo di tutti gli zuccheri presenti dopo la prima fermentazione alcolica del mosto, e Metodo Charmat (o Martinotti) che è anche noto come metodo italiano e prevede la rifermentazione in autoclave.
Generalmente il Metodo Classico viene utilizzato per vitigni neutri, come Chardonnay o Pinot, mentre quello Charmat per vitigni aromatici, come Glera, Malvasia e Brachetto. Spesso quindi il Prosecco e i Moscato sono prodotti col Metodo Charmat.
Che differenza quindi c'è tra lo champagne e lo spumante? Spumante è la definizione generale del vino ottenuto da rifermentazione. Champagne è invece la definizione della denominazione di origine francese per i vini spumanti prodotti nell'omonima area. In Italia, tra i più famosi territori da spumante, ci sono Franciacorta, Asti e Trento Doc.
Alcune delle definizioni che lasciano più interdetti i non conoscitori dello spumante, in particolare se si approcciano a un negozio di vendita oline, sono le varie diciture che si trovano sulle bottiglie.
Non tutti sanno, infatti, che gli spumanti sono classificati in base al loro residuo zuccherino, il che incide molto anche sulle caratteristiche organolettiche, di gusto dello spumante. Ecco dunque la classificazione di legge, dal minor grado zuccherino fino al dolce:
Pas Dosé o Brut Nature – con zucchero inferiore ai 3 gr/l
extra-brut – compreso tra 0 e 6 g/l
brut – inferiore a 12 g/l
extra-dry – compreso tra 12 e 17 g/l
dry o sec-asciutto-abboccato – compreso tra 17 e 32 g/l
demi-sec o medium dry – compreso tra 32 e 50 g/l
dolce – se superiore a 50 g/l
Nella scelta di uno spumante on line se non si è certi dei gusti dei commensali si può optare per Brut o Extra Dry, che sono infatti gli spumanti che vanno per la maggiore. In caso di appassionati l'Extra Brut è certamente un regalo molto gradito, mentre un Demi Sec può essere indicato come accompagnamento ad alcuni dolci.
Scegliere gli spumanti online è dunque possibile sulla base di alcune semplici regole:
1) scegliere il vitigno o la zona di riferimento (Asti e Prosecco per vini aromatici, Franciacorta e Trento Doc per vini più secchi e floreali)
2) scegliere il metodo di produzione (Classico o Charmat)
3) scegliere sulla base del contenuto zuccherino residuo
Ovviamente, per i più esperti, queste indicazioni non bastano, dovendo andare ad analizzare anche i vitigni utilizzati ed eventualmente le loro proporzioni, per esempio sapendo che lo Chardonnay dona note più vegetali e il Pinot Nero più fruttate.
In alto i calici, è ora del brindisi
Non resta che il brindisi.
Da secoli si brinda alla salute, per onorare gli dei o per celebrare i defunti. È un gesto antico almeno quanto il vino. Famose le libagioni riportate dalla Bibbia e, in ambito pagano, il culto di Dioniso, Bacco per i Romani. Era accompagnato dalle baccanti nonché da torme di satiri, fauni e sileni che si deliziavano inseguendo le ninfe e gustando il nettare fermentato dell’uva, i cui tralci carichi di frutti adornavano il capo del dio.
Una curiosità "brindisi" deriva dallo spagnolo brindis, mutuato dal tedesco bring dir's, cioè “lo porto a te", intendendo il saluto, espressione trasmessa dai lanzichenecchi alle truppe spagnole.
Cin cin è l'esclamazione più comune in italiano all'atto del brindisi. Ha origini cinesi: deriva infatti da qÇng qÇng (请请; Wade-Giles: ch'ing ch'ing), che significa "prego, prego", promosso nell'uso anche per la somiglianza onomatopeica con il suono prodotto dal battere due bicchieri tra loro. Usato tra i marinai di Canton come forma di saluto cordiale ma scherzoso, fu esportato nei porti europei. Prosit è una parola latina significa "sia utile, faccia bene, giovi", o anche "sia a favore", terza persona singolare del congiuntivo presente del verbo latino prÅsum, prodes, prÅfui, prodesse ("giovare", "essere di vantaggio").
In Spagna, però, non si brinda con cin-cin ma con la filastrocca che cita: ‘arriba, abajo, al centro, pa dentro‘ o al semplice ‘salud‘. Inghilterra e Stati Uniti utilizzano l’esclamazione ‘cheers‘, che è utilizzato in gergo britannico e irlandese anche per ringraziare in modo amichevole ed informale. In Cina oggi l'espressione più utilizzata è ‘ganbei‘, in Giappone invece, si brinda con ‘kanpai‘.