Economia

Ora sono gli analisti finanziari a dare i numeri sul vino

L’indagine è firmata dall’esperto americano John Mariani del gruppo Bloomberg. In accordo con le analisi più pessimistiche dell’Oiv preannuncia un 2010 per niente facile per il nettare di bacco

16 gennaio 2010 | Graziano Alderighi

Il 2010 non si annuncia facile per mondo del vino: è quanto segnala un'analisi dell'esperto americano John Mariani, firma del gruppo Bloomberg.

Secondo Mariani i prezzi del vino sono destinati a scendere ancora a livello globale, sia per i pregiati Bordeaux e Borgogna che per i vini culto della California. Anche i produttori italiani, spagnoli e cileni, che pensavano di riuscire a spuntare gli stessi prezzi delle più antiche cantine francesi, dovranno fare i conti con la flessione dei prezzi.

I consumatori americani, ad esempio, compreranno più vino sotto ai 10 dollari a bottiglia.
Sempre più persone, prevede l'esperto Usa, faranno acquisti on line. I consumatori sono infatti sempre più abituati a paragonare i prezzi dei vini in siti come wine-searcher.com or vinfolio.com, riuscendo spesso a ottenere buoni risparmi. La crisi del mercato dovrebbe ridimensionare anche il fenomeno dell'invasione dei nuovi vini importati dal Sud America e dall'Europa orientale.

Sono in arrivo problemi anche per lo champagne. La situazione complessiva del mercato è destinata a impattare sul celebre prodotto francese, anche perché negli ultimi anni molti produttori hanno fatto salire eccessivamente i prezzi, persino oltre i 100 dollari a bottiglia. Molti altri produttori di bollicine (tra cui il Prosecco italiano, i vini mossi della California e il Cava spagnolo) sono invece riusciti in questi anni a rendere i loro vini ben posizionati, ben recensiti e con prezzi appetibili. In questa fase i produttori di Champagne stanno perciò riducendo la produzione e trattenendo il vino già imbottigliato per cercare di bilanciare la situazione. La recessione influirà anche sugli acquisti dei ristoranti di qualità, che compreranno soltanto piccole quantità di vini costosi in attesa di piazzare gli stock acquistati in precedenza con grandi investimenti.

Sul fronte della produzione, l'analista di Bloomberg è convinto che molti produttori sarebbero disposti a passare dalle chiusure in sughero a quelle a vite, per evitare problemi ai vini imbottigliati dovuti ai tappi e all'ossidazione, ma soprattutto per proporre prodotti più accessibili al consumatore medio.
Il timore di molte cantine è che però i consumatori potrebbero considerare questi prodotti meno pregiati rispetto a quelli forniti di tappi in sughero.