Economia

Per il vino è l'ora del marketing virale e tribale

Lo stato di crisi del settore è dovuto a un'offerta che ha superato la domanda. Occorrono nuove strategie di merketing e nuove politiche di comunicazione

28 novembre 2009 | Graziano Alderighi

“La crisi del settore vitivinicolo? E’ in parte legata a quella economica generale, ma anche al fatto che il mercato è saturo. L’offerta è cresciuta più della domanda e pertanto, oggi più che mai, si rivelano necessarie strategie di marketing”. Parole dell’esperto Andrea Rea, intervenuto all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, nell’ambito del master universitario sui vini spumante, percorso formativo attivato dall’Istituto Agrario con la collaborazione tecnica e organizzativa dell’Università di Milano.

Professore di brand management all’Università “Sapienza” di Roma, senior professor di marketing presso la Sda Bocconi dove è responsabile dell’Osservatorio marketing del vino e coordinatore del programma “Fine Food & Beverage”, Rea è curatore per la Casa editrice Franco Angeli della collana Fine Food & Beverage ed ha realizzato una mappatura del marketing delle aziende vitivinicole italiane.

Sono tre gli ingredienti principali della ricetta illustrata da Rea per un “buon marketing”: intensificare il contatto con i consumatori, riposizionare i prodotti già esistenti piuttosto che crearne di nuovi, utilizzare una comunicazione meno costosa e più sorprendente, come il marketing tribale o virale.
Il primo mira a creare una comunità collegata al prodotto o servizio che si intende promuovere, il secondo è un'evoluzione del passaparola, mezzo che si rivela sempre più efficace ed oggi, grazie alle nuove tecnologie, anche più veloce.

In un’epoca in cui si assiste ad un affollamento dei mercati, il consumatore è consapevole della vastità di offerta e si sente più libero di decidere, auto-organizzarsi, selezionare con competenza. “E’ il momento per i produttori – ha detto Rea - di entrare in una nuova “era”, quella del marketing, in modo da affrontare con successo le sfide che il contesto pone davanti e valorizzare appieno gli aspetti di cultura ed esperenzialità tipici del vino e delle bollicine”.