Economia

L’industria alimentare italiana è preoccupata

Meglio l’agroalimentare di altri settori, ma comunque il 2008 fa segnare un segno negativo. Aumenta il low cost nella spesa degli italiani

28 febbraio 2009 | Graziano Alderighi

In un periodo di crisi pesante come quello che attraversa il sistema economico internazionale, l’industria alimentare, grazie alle sue doti anticicliche, riesce a “tenere” meglio rispetto agli altri settori dell’economia. La produzione totale dell’industria del Paese è infatti scesa del -4,3% nel 2008 mentre quella dell’industria alimentare è calata solo del –1,5%.
In ogni caso, il calo della produzione alimentare, sebbene leggero, è comunque significativo del malessere di fondo del Paese e desta preoccupazione alla luce delle previsioni per il 2009, anno in cui, soprattutto a causa di un indebolimento dei flussi di esportazione la produzione potrebbe attestarsi attorno al –2/3%.
Sull’arco 2000-2008 la produzione alimentare del Paese ha mantenuto ancora, comunque, una crescita complessiva di 7,7 punti (quasi un punto l’anno), mentre la produzione industriale nel suo complesso ha perso 5,8 punti. Ne esce una “forbice” di 13,5 punti fra i due trend che la dice lunga sulla valenza strategica del settore alimentare.

Da due anni ormai i consumi interni presentano fenomeni di erosione. Le vendite alimentari a prezzi correnti 2008 si sono fermate sul +1,0%, una variazione a prezzi correnti, che incorpora la dinamica dei prezzi e delle quantità.
I prezzi alimentari 2008 al consumo (lavorato + fresco) hanno oscillato in media attorno al +5,0%, anche se in chiusura d’anno sono scesi sotto il +3%. E’ chiaro quindi che il citato incremento del fatturato delle vendite alimentari (+1,0%) non ha coperto l’inflazione, per cui i volumi 2008 hanno ceduto.
In questo contesto, la grande distribuzione ha mantenuto in media tre punti di scarto sul trend delle vendite dei piccoli esercizi. Hanno accelerato ancora “hard discount”, “primi prezzi” e “promozioni”, a testimonianza delle tendenze “low cost” nella spesa degli italiani.

Nel 2008 l’export alimentare ha fatto registrare a consuntivo un rilevante +10% circa in valuta e si è rivelato positivo in quantità. Si tratta di un risultato significativo che ha consentito all’intero settore di “reggere” dinnanzi alla sfavorevole congiuntura internazionale, maturato però grazie all’exploit messo a segno nella prima parte dell’anno allorché i tendenziali avevano oscillato attorno al +16% in valuta e al +4% in quantità. Gli ultimi mesi hanno fatto registrare una brusca frenata anche delle esportazioni che, con l’allargarsi della crisi economica internazionale, sono destinate ad indebolirsi ulteriormente.
L’export 2009 potrebbe ridursi di alcuni punti percentuale. La riduzione della capacità di assorbimento dei mercati, e in particolare di sbocchi fondamentali come Usa, Germania e Regno Unito, si farà sentire.

In una situazione nazionale ed internazionale di estrema difficoltà come quella che stiamo attraversando il settore ha bisogno di un forte sostegno promozionale all’export, al fine recuperare gap strutturali che vengono di lontano. Va aggiunto che sono proprio le aziende più orientate all’esportazione che rischiano di andare incontro alle flessioni di produzione più marcate nel 2009, in quanto i mercati esteri presenteranno contrazioni accentuate rispetto alle ulteriori, marginali erosioni che riserverà il mercato interno.

Fonte: Federalimentare