Economia
E' allarme, la fabbrica del “tarocco” alimentare succhia immagine e guadagni
L'Italian sounding? E' un business da 60 miliardi di euro. Crescono i sequestri di falsi. Il fenomeno supera ormai la metà del valore dell’agroalimentare del nostro Paese
05 luglio 2008 | T N
Eâ un fenomeno che sta crescendo in maniera allarmante e che genera un giro dâaffari da capogiro: oltre 60 miliardi di euro lâanno, pari a più della metà del valore dellâagroalimentare italiano e tre volte superiore alle esportazioni nazionali del settore.
Si tratta dellââItalian soundingâ, cioè il mercato parallelo dei falsi. Vale a dire quei cibi e quelle bevande che, grazie a una normativa internazionale quantomeno lacunosa, vengono prodotti e venduti utilizzando in maniera impropria parole, immagini, marchi e ricette che si richiamano allâItalia. Ma che non hanno nulla a che fare con la nostra gastronomia. Non solo, quindi, una falsa garanzia per i consumatori stranieri, ma soprattutto un business che è destinato ad aumentare enormemente. Questo è uno degli aspetti messi in luce a Lecce sul finire di giugno, nel corso della Conferenza economica della Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Allâestero possiamo trovare di tutto, allâinsegna del falso italiano. Spaghetti di grano tenero venduti come cento per cento âmade in Italyâ sugli scaffali dei supermercati statunitensi, canadesi e inglesi; pomodori, con lâetichetta âNapoliâ e âCampaniaâ, inscatolati in Cina o in qualche paese del Nord Africa; salse dai sapori improponibili, pizze napoletane che hanno tutto meno che le caratteristiche del âprodotto emblemaâ della nostra immagine allâestero. Non basta: nei ristoranti troviamo un piatto di penne allâamatriciana, con pasta e sugo (unâimprobabile miscela di bacon, pomodoro e cipolle) che arrivano dal Wisconsin; formaggi come il parmigiano, la fontina e il gorgonzola, provenienti da chi sa quale paese, o Mortadella tipo Bologna, o un Chianti prodotto in Cile.
Siamo in presenza di un assalto crescente degli âagropiratiâ. Basti pensare che solo negli Stati Uniti il giro dâaffari relativo alle imitazioni dei formaggi italiani supera abbondantemente supera abbondantemente i 2 miliardi di dollari. E il danno, purtroppo, è destinato a crescere, visto che a livello mondiale ancora non esiste una vera difesa dei nostri prodotti tipici legati al territorio, in particolare Dop, Igp e Stg, che comprendono formaggi, oli dâoliva, salumi, prosciutti e ortofrutticoli. Una difesa che non significa soltanto la tutela di un patrimonio culturale, dellâimmagine stessa dellâItalia, ma anche la valorizzazione di un settore.
LâItalia, subito dopo la Francia, è la più colpita dalla contraffazione, dallâagropirateria, dai âfalsi dâautoreâ dellâalimentazione. Nel nostro Paese si realizza più del 21 per cento dei prodotti a denominazione dâorigine registrati a livello comunitario. A questi vanno aggiunti gli oltre 400 vini Doc, Docg e Igt e gli oltre 4000 prodotti tradizionali censiti dalle Regioni e inseriti nellâAlbo nazionale. Una lunghissima lista di prodotti che ogni giorno, però, rischia il âtaroccamentoâ.
La situazione è, quindi, di estrema gravità : ci troviamo -è stato rimarcato durante lâiniziativa della Cia- davanti ad un immenso supermarket del âfalsoâ, dellââagro-scorrettoâ, del âbidone alimentareâ. Il più âcopiatoâ tra i prodotti Dop e Igp è il Parmigiano Reggiano. Ad esso appartiene il primato delle imitazioni. Il suo âtaroccoâ lo troviamo in Argentina, in Brasile, in Giappone, ma anche in Germania e nel Regno Unito. Seguono il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il Grana Padano, la Mozzarella di bufala e lâAsiago. Una forte crescita di âfalsiâ si sta registrando in questi ultimi tempi anche per il Gorgonzola. E così lo troviamo sotto il nome di Tinboonzola e di Cambozola.
Ma per trovare i âfalsiâ Dop e Igp non câè certo bisogno di andare allâestero. Eâ sufficiente navigare in Internet per poter avere una vera e propria vetrina del âtaroccoâ. In molti siti si possono acquistare formaggi come il Parmesan o il Regianito, il Provolone e lâAsiago, prodotti nel Wisconsin (Usa), la Robiola del Canada, la Mozzarella del Texas, la Fontina âmade in Chinaâ, i pomodori San Marzano coltivati in California, i fiaschi tricolore di Chianti, statunitensi e australiani, il Prosciutto di San Daniele di una ditta americana.
Per comprendere la gravità del problema delle imitazioni, nella seconda Conferenza economica della Cia è stato messo in risalto che durante il 2007 si sono più che triplicati i casi di sequestri di prodotti Dop e Igp contraffatti o falsificati effettuati alle dogane dei Paesi dellâUnione europea. Importazioni âtaroccateâ, come formaggi, vini, mele, salumi, che provenivano dai Paesi più disparati: Cina, Brasile, Australia, Sudafrica, Argentina, Canada.
La diffusione sul mercato globale di imitazioni di bassa qualità , oltre a colpire direttamente gli imprenditori nazionali, ai quali vengono tolti spazi di mercato, danneggia gravemente l'immagine del âmade in Italyâ, sia sui mercati tradizionali che su quelli emergenti come la Cina dove le falsificazioni sono arrivate prima dei prodotti autentici.
Fonte: Cia