Economia
L’indagine Mediobanca mostra un comparto vitivinicolo vivace e in crescita
L’aumento del fatturato delle aziende italiane è stato in media del 4,7%. Le migliori performance sono però dei colossi stranieri, come la Costellation Brands (+13,3%) e la Foster's (+25%), per non parlare della francese Boizel (50%)
05 aprile 2008 | T N
Lâindagine ha rivolto la sua attenzione su tutte le società italiane che fatturano più di 25 milioni di euro.
Lâaggregato di queste società mette in evidenza un capitale investito di 3,8 miliardi di euro ed un volume di vendite di 3,7 miliardi; il tasso stimato di rappresentatività è pari al 41% del valore totale della produzione italiana nel 2006 (stimata in circa 9 miliardi di euro) ed al 52% dellâexport (pari a 3,2 miliardi di euro).
La situazione in Italia
Lâaggregato del 2006 comprende 92 società , delle quali 25 hanno la forma giuridica di cooperativa (due di queste sono società per azioni controllate interamente da una o più cooperative) e quattro sono a controllo estero.
Le cooperative rappresentano una quota importante dellâaggregato (40% del fatturato e 30,5% del capitale investito) e tra loro figurano anche le prime tre società del settore per volume di vendite: Giv, Caviro e Cavit. Il fatturato nel 2006 è aumentato del 4,7%, (+3,8% delle vendite nazionali e +5,9% dellâexport). Distinguendo la variazione del fatturato per categoria, risultano leggermente migliori le società cooperative (+5,8%), seguite da tutte le altre italiane (+4,2%); le quattro società a controllo estero hanno segnato una lieve ripresa (+1,4%) dopo la forte contrazione dellâanno precedente (-7,1%). Nel 2006 ciascuna delle 92 società qui considerate ha realizzato mediamente un fatturato di 40,1 milioni di euro con poco più di un centinaio di dipendenti. Vi sono solo due imprese (entrambe cooperative) che superano i 200 milioni di fatturato.
Lâutile delle società vinicole italiane nel 2006 è stato il più elevato del quinquennio, con un aumento del 6,8% sullâesercizio precedente (+6,1% al netto degli effetti delle rivalutazioni volontarie e del disinquinamento fiscale). Il margine operativo netto è migliorato del 20,3%, frutto di un incremento dei costi di gestione largamente inferiore a quello delle vendite. Nei conti di queste imprese figurano inoltre maggiori ricavi straordinari (plusvalenze da cessione di partecipazioni e stabilimenti produttivi); il miglioramento della redditività netta è stato contenuto dallâaumento dellâimposizione fiscale che, escludendo le società in perdita, è salita dal 33,3% al 40,4%.
Le 92 principali società contabilizzavano a fine 2006 un capitale investito di circa 3,8 miliardi di euro. Classificando lâinsieme in quattro classi, un primo limitato gruppo di imprese comprende quelle di maggior dimensione: nel 2006 sono 18 a superare i 50 milioni di euro e totalizzano il 61,3% del capitale complessivo. Le imprese minori, con meno di 13 milioni di capitale, sono 25 e contano per appena il 6,1% del totale.
La situazione allâestero
Guardando ai primi nove Gruppi internazionali con un fatturato superiore a 200 milioni di euro, operanti prevalentemente nella produzione e commercializzazione di vino e quotati nelle Borse mondiali, si evidenzia che resta nettamente prima in classifica la Constellation Brands, il cui fatturato nel febbraio 2007 è pari a quasi 4 miliardi di euro, seguita dalla Fosterâs.
Tra i produttori di rilevanza internazionale non compresi nellâindagine si ricordano lâamericana Gallo, non quotata, terzo produttore mondiale per volumi nel 2006 con 28 milioni di casse, la francese Pernod Ricard, quotata, quarto produttore mondiale di vino con 24 milioni di casse, ma il cui fatturato proviene principalmente dagli spirits (è il secondo produttore mondiale), e il Gruppo francese LVMH che fattura circa 3 miliardi di euro (sui 15,3 complessivi) attraverso la propria divisione che produce vino e cognac.
I ricavi della Constellation Brands sono in progresso del 13,3% (in valuta locale) rispetto al 2006, in buona parte per lâacquisizione della Vincor, primo produttore canadese ed ottavo al mondo, avvenuta nel giugno 2006; su base omogenea lâincremento si attesta ad un +4,5%. Il giro dâaffari proviene per il 74% dal vino (circa 2,9 miliardi di euro, 2 dei quali da produzione diretta e il resto da distribuzione), settore in cui il Gruppo ricopre la prima posizione al mondo per volumi prodotti (52 milioni di casse da 9 litri). La restante quota di fatturato deriva dalla birra per il 20% e dagli spirits per il 6% (è il settimo produttore al mondo con due milioni di casse). Complessivamente il Gruppo commercializza circa 250 etichette in oltre 150 Paesi, anche se il fatturato resta in prevalenza concentrato nel Nord America da cui origina il 64% dei ricavi (29% Europa e 7% Australia). Rispetto al 2001 il fatturato della Constellation è cresciuto in valuta locale dellâ85% (13,6% in media allâanno), anche in virtù di unâaggressiva politica di acquisizioni che ha riguardato alcuni grandi player internazionali: lâaustraliana Hardy Wine Company (marzo 2003), la statunitense Mondavi (dicembre 2004), la Vincor (giugno 2006) e da ultimo la svedese Svedka (marzo 2007).
Al secondo posto si colloca lâaustraliana Fosterâs con quasi 3 miliardi di euro di fatturato nel giugno 2006 (e 38 milioni di casse) la quale, dopo un quinquennio caratterizzato da un tasso di crescita pressoché nullo (anche per effetto della dismissione di alcune attività considerate non core, quali lâimmobiliare e lâalberghiero), registra un progresso del 25% (in valuta locale) nellâultimo anno dovuto allâacquisizione della connazionale Southcorp; in termini omogenei lâincremento sarebbe del 2%. I ricavi sono generati per il 54% dal vino e i restanti dalla birra; sono concentrati per il 58% in Australia, cui segue lâAmerica (24%) e lâEuropa (12%) la quale ha gradualmente aumentato il proprio peso negli ultimi anni (anche grazie allâapprezzamento dellâeuro sul dollaro australiano), segno che il mercato europeo sta diventando sempre più importante per il Gruppo australiano: +1,5 punti rispetto al 2005 e +6 punti rispetto al 2001, a discapito prevalentemente del mercato domestico (-9 punti rispetto al 2001).
La Australian Vintage (ex-McGuigan Simeon) e la francese Boizel si distinguono per il maggiore tasso di sviluppo del fatturato nel periodo 2001-2006: la prima è progredita del 367% (48% su base annua) e la seconda del 326% (50% la media annua). La crescita si è concentrata essenzialmente nellâultimo anno quando ha registrato un incremento del 221% a seguito dellâacquisizione della connazionale Lanson International, terzo produttore mondiale di champagne dopo la Moet-Hennessy (Gruppo LVMH) e la Vranken Pommery. Il Gruppo Boizel, costituito nel 1991, è progressivamente cresciuto tramite acquisizioni: quella della Lanson, nel marzo 2006, ha comportato un incremento del fatturato da 97 a 311 milioni di euro e ha permesso alla Boizel di superare la Vranken Pommery (sia per ricavi che per numero di bottiglie di champagne vendute, queste ultime pari rispettivamente 21 e 20 milioni nellâultimo anno).