Economia

L’Italia che tira a campare cambia abitudini e costumi alimentari

Cresce il ruolo di supermercati e ipermercati. Si varia il menù della spesa. Il 37% dei nostri connazionali arriva a chiedere un intervento pubblico per calmierare i prezzi degli alimenti

19 gennaio 2008 | Graziano Alderighi

Cresce in Italia il ruolo di supermercati e ipermercati.
Sulla base dei dati Ismea-AcNielsen Homescan, nel 2006 la Grande distribuzione organizzata (Gdo), canale che aggrega le grandi superfici, i discount e i liberi servizi, ha raggiunto una quota di mercato complessiva del 77%, riferita alla sola spesa domestica alimentare, toccando punte dell'88% per bevande e grocery (prodotti confezionati di largo consumo).

Se complessivamente la spesa alimentare è rimasta invariata (+ 0,1%) le quantità portate a casa dalle famiglie per effetto dell’aumento dei prezzi si sono ridotte dell'1,3% e tra gli spostamenti più significativi si registra un calo nei consumi di pane (- 7%), pasta di semola (- 4,3%), latte fresco (- 2,2%), formaggi (-0,4%), vino (- 8,4%), frutta (- 2,6%), verdura (-2,6%), olio di semi (- 5,9%), carne bovina (- 4%) e suina (- 4,6%), mentre aumenta la carne di pollo (+ 6,2%), le uova (+ 5,3%), yogurt (+ 4,2%), l’acqua (+ 1%) e l’olio extravergine (+ 1,8%),

Lo scenario mostra l'esistenza di un doppio binario dei consumi: quello della "old generation", orientato prevalentemente verso i prodotti cosiddetti maturi, e quello dei giovani che prediligono gli alimenti salutistici e a maggiore contenuto di servizi, come gli ortaggi di IV e V gamma o i cibi preparati o semipronti.
Con un'evoluzione di fondo, che accomuna le diverse categorie di consumatori, verso modelli di consumo più selettivi, caratterizzati nello specifico da una crescente sensibilità trasversale agli aspetti salutistici e della tutela ambientale. Modelli che stanno favorendo i consumi di prodotti biologici e in generale di alimenti percepiti come più "naturali".
Il caro dei prezzi del 2007 non ha infatti fatto diminuire l'attenzione nei confronti della qualità è gli italiani sono risultati tra i più sensibili in Europa alle caratteristiche del cibo nel carrello con ben il 97% che hanno acquistato prodotti locali per garantirsi freschezza, genuinità e minori intermediazioni, l'84% a denominazione di origine controllata (Dop/Doc), il 79% prodotti biologici e il 66% quelli garantiti per l'assenza di organismi geneticamente modificati.

La responsabilità degli aumenti viene attribuita soprattutto ai troppi passaggi intermedi che i prodotti fanno per arrivare dal produttore al consumatore (66%) a differenza di quanto accade negli altri paesi europei (42%). Ma sotto accusa sono anche i rincari eccessivi applicati dai commercianti e dalle catene di distribuzione (37%) mentre sono del tutto scagionati gli agricoltori.
Gli italiani temono per il mancato governo della situazione e addirittura il 37% arriva a chiedere un intervento pubblico per calmierare i prezzi degli alimenti.

Nel 2008, contro gli aumenti record debutteranno anche in Italia i mercati esclusivi degli agricoltori, i cosiddetti farmer market, dove è possibile fare la spesa direttamente senza intermediazioni per combattere la moltiplicazione dei prezzi dal campo alla tavola.
Con l’entrata in vigore del decreto del Ministero delle Politiche Agricole tutti i Comuni hanno la possibilità di avviare mercati gestiti dagli agricoltori localizzati anche in zone centrali e con frequenza giornaliera, settimanale o mensile a seconda delle esigenze locali.