Economia

CONQUISTARE I NUOVI RICCHI CINESI CON LE ECCELLENZE DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO. L’EXTRA VERGINE RAPPRESENTATO DAI FRANTOI ARTIGIANI D’ITALIA, FINALMENTE UNITI PER AFFRONTARE UN MERCATO IMMENSO

Quattro piccole Italia, a Pechino, Shangai e Nanchino, le capitali economico-sociali della Cina contemporanea. Vi si potranno degustare, e naturalmente comprare, i più tipici piaceri del gusto del nostro Paese. A sorpresa l’olio extra vergine d’oliva sarà tra i protagonisti, perché sette imprenditori oleari italiani hanno creduto nell’idea e vi hanno investito. Scopriamo perché

22 settembre 2007 | T N

La Crai ha deciso di sbarcare in Cina, un progetto che vi abbiamo illustrato, nelle sue linee essenziali, la scorsa settimana (link esterno), ma che crediamo meriti un approfondimento, sia per la qualità dell’idea sia per dar voce ai Frantoi Artigiani d’Italia, una nuova società, composta da sette imprenditori oleari italiani, che hanno deciso di approdare in Cina uniti, entrando nel capitale sociale della Trading Agro Crai, aggregandosi ad altre eccellenze del nostro agroalimentare.

Cosa vogliono i cinesi? Qual è il loro rapporto col Made in Italy? Cosa si aspettano dall’Italia?
Domande a cui è necessario dare una risposta se si vuole conquistare il mercato cinese, tanto più se si vuole affascinare i numerosi nuovi ricchi cinesi.
Fornire una risposta a questi quesiti è più difficile di quanto si pensi perché prima occorre immergersi nella cultura cinese, nel loro rapporto col cibo e intuire con quale immagine presentarsi, con quale formula.

“I capitalisti cinesi – ci dice Giampaolo Sodano, neo Presidente dei Frantoi Artigiani d’Italia - sono milioni. Un mercato appetibile e quindi conoscerne la mentalità è essenziale. Se dovessi tracciarne un profilo direi che sono curiosi, amano il lusso e adorano ostentare la loro ricchezza. Si tratta, potenzialmente, di ottimi clienti anche per l’olio extra vergine d’oliva italiano.”

In Cina, secondo le ultime ricerche, l’olio extra vergine d’oliva viene considerato nei termini più positivi, soprattutto per quanto riguarda i suoi positivi aspetti salutistici. Il trend di crescita degli oli di oliva è più che incoraggiante (dal + 60% al + 90% all’anno, a seconda delle stime) , se la maggior parte della popolazione cittadina, può permettersi solo miscele di oli diversi o extra vergini di bassa qualità, venduti in grandi confezioni (taniche di plastica da 20 litri e più), le fasce più ricche iniziano a guardare interessati anche alle bottiglie.
Per gli oli d’alta gamma italiani però potrebbe porsi un problema d’immagine, anche in considerazione del fatto che i brand italiani più diffusi sono quelli delle aziende di marca, che propongono per lo più blend di oli del mediterraneo, senza alcun legame con le produzioni del nostro Paese.

“Prima che vi sia un’identificazione dell’olio italiano con quello proposto dalle aziende di marca – commenta Sodano – occorre far conoscere le eccellenze del nostro Paese, accomunandole con le griffe di moda, con le auto di lusso, ovvero con quei prodotti del Made in Italy che i cinesi ricchi bramano e comprano.”

Non a caso è infatti stata scelta la location del primo mega store, una piccola Italia, nel quartiere della Borsa di Pechino, a pochi passi dal palazzo del lusso che ospita i negozi dei più importanti stilisti europei.
La stessa formula di questi mega store è innovativa, con metà dei 3000 metri quadrati a disposizione che sarà occupata da corner di degustazione dove poter assaggiare, a pagamento, piatti e prodotti della cucina italiana e da un vero e proprio ristorante italiano. Un business che non parte quindi dalle nostre materie prime ma anzi dalla nostra gastronomia, dai nostri sapori, dal piacere del gusto italiano.

“E’ innovativo anche l’approccio – conclude Sodano – con le aziende agroalimentari italiane, non accordi commerciali ma una compartecipazione. Abbiamo così tutti interesse, al di là delle performance di vendita del singolo settore e dei singoli prodotti alimentari, che l’intero progetto funzioni perché se, come credo, sarà un successo, verranno distribuiti importanti dividendi che renderanno l’intera iniziativa non soltanto un’operazione commerciale ma anche finanziaria per le imprese coinvolte.”

La Trading Agro Crai sbarca in Cina, quindi, con una filosofia promozionale e di marketing ancor prima che commerciale, con un target di clientela ben definito, quei nuovi ricchi che sono ormai milioni, con un approccio innovativo che fa dei propri fornitori partner e con una politica di sviluppo che prevede di affiliare migliaia di piccoli negozi da trasformare in punti vendita della qualità italiana.

Si tratta di un programma che, ai nostri occhi, ha anche il grande merito di unire finalmente delle piccole medie imprese del settore oleario, dei frantoi, per affrontare insieme e da protagonisti un grande mercato internazionale.
Una piacevole sorpresa.
Sono sette questi pionieri, non molti certo rispetto alle migliaia di frantoi esistenti in Italia e alle centinaia che costituiscono l’Aifo, ma si tratta pur sempre di un passo decisivo, anche perché Frantoi Artigiani d’Italia lascia le porte aperte a nuovi possibili soci.