Economia

FORTE PEGGIORAMENTO DELLA BILANCIA COMMERCIALE DELL’AGROALIMENTARE ITALIANO

Aumentano le importazioni di prodotti alimentari. Cresce anche il deficit commerciale del nostro settore primario. L’Italia è infatti un grande Paese importatore di ortofrutta, per una quantità stimabile pari a 3,4 miliardi di chili

16 giugno 2007 | C. S.

In controtendenza rispetto all'andamento generale, aumenta il deficit commerciale nell'agroalimentare (- 5,1 per cento) che fa segnare un saldo fortemente negativo (- 3,3 miliardi di euro) per effetto del forte aumento delle importazioni di prodotti agricoli (+ 7,4 per cento) e alimentari (+ 6,5 per cento).

Nel periodo gennaio-aprile 2007 rispetto all'anno precedente, i dati evidenziano un miglioramento complessivo di cui non beneficia l'agroalimentare italiano. Si assiste tra l'altro a un aumento delle importazioni di prodotti simbolo del Made in Italy. L'Italia è un grande Paese importatore di ortofrutta, per una quantità stimabile nel 2006 pari a 3,4 miliardi di chili che significa una probabilità su dieci di consumare sul mercato nazionale frutta e verdura di origine non nazionale. In particolare oltre la metà della frutta importata viene da Paesi del Centro e Sud America (Equador, Colombia, Cile, Argentina, Brasile), ma rilevanti sono le importazioni dalla Spagna con il 20 per cento e dal Sud Africa o altri Paesi africani dai quali giungono anche verdure e ortaggi che arrivano però in maggioranza da altri Paesi Europei.

Bisogna valorizzare i primati nazionali nell'alimentare anche verificando che sugli alimenti importati vengano effettuati tutti i controlli previsti dalla legge per quanto riguarda sopratutto il rispetto dell'obbligo di indicare origine, varietà e qualità di frutta, verdura e degli altri alimenti, nonché l'eventuale presenza di contaminazioni con prodotti proibiti in Italia, in modo da prevenire rischi per la salute e situazioni di concorrenza sleale.
E' necessario peraltro evitare che i prodotti di importazione realizzati spesso senza il rispetto delle stesse regole di carattere sanitario, ambientale ed etico vengano confusi con la frutta e la verdura italiana che si è dimostrato essere la più sicura in Europa.

Fonte: Coldiretti