Economia

Contraffazione alimentare: in Italia il livello di guardia resta alto

Al convegno nazionale “No all’economia dell’inganno”, la Cia ricorda i protagonisti della lotta alle frodi. La battaglia fondamentale è fuori dai confini nazionali

26 maggio 2012 | C. S.

Frodi, sofisticazioni e falsi alimentari. In Italia la lista delle illegalità nel settore è lunga e attraversa tutto lo Stivale. Ma se crescono i reati, crescono contemporaneamente i controlli e le strategie di contrasto delle forze dell’ordine. Perché la lotta alla contraffazione in Italia ha protagonisti e alleati preziosi: dai Nuclei Antifrodi del Comando Carabinieri Politiche agricole (Nac) al Corpo Forestale dello Stato, dall’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari alle Capitanerie di Porto. Tutti impegnati a combattere le distorsioni del mercato e i fenomeni criminosi nella filiera del cibo, che causano danni diretti e ingenti alla salute dei cittadini, all’ambiente, all’economia e al “made in Italy”. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori al Convegno nazionale “No all’economia dell’inganno”, in corso alla Camera di Commercio di Bari.

Solo nel 2011 ci sono stati circa 80 mila controlli -ricorda la Cia- che hanno portato a sequestri per un valore di quasi 37 milioni di euro, a più di 8.700 sanzioni amministrative e alla segnalazione all’autorità giudiziaria di 1.304 persone. Numeri che confermano la validità e l’importanza degli organismi preposti al controllo e al contrasto delle truffe in campo agroalimentare, che lavorano ogni giorno per riaffermare il principio della legalità e il valore della qualità del “made in Italy”. Tutelando gli interessi sia dei consumatori che dell’agricoltura, garantendo reali certezze.

Più in dettaglio, l’attività operativa dei Nac nel periodo 2010-2011 ha coinvolto ben 3.143 aziende, con controlli sulla Gdo, nei principali centri commerciali e nei mercati generali -sottolinea la Cia- e oltre 19 mila tonnellate di prodotti agroalimentari illegali sequestrati, tra cui falso pomodoro Dop, mais Ogm commercializzato come mais semplice senza indicazioni sulla tracciabilità, olio “deodorato” preso all’estero e venduto in Italia come olio extravergine d’oliva, falso biologico. A tutto questo va aggiunto il sequestro di beni immobili e conti correnti per 303 milioni di euro e altri 25 milioni di euro di contributi comunitari indebitamente percepiti o richiesti.

Da parte sua, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, organo di controllo ufficiale del ministero delle Politiche agricole, nell’ultimo anno ha effettuato 43.452 controlli, contestato 5.513 sanzioni amministrative e sequestrato beni per un controvalore di quasi 15 milioni di euro -continua la Cia-. Con un’attenzione mirata soprattutto ai prodotti di qualità, biologici, certificati: un settore a cui è stato dedicato ben il 35 per cento dei controlli. Mentre il Corpo forestale dello Stato Nucleo agroalimentare e forestale, sempre nel 2011, ha compiuto oltre 6 mila controlli, requisendo quasi 13 mila kg di prodotti per un valore di circa 1 milione di euro.

Insomma, se aumentano da un lato le truffe e le contraffazioni agroalimentari, dall’altro lato cresce anche la “vigilanza” sulla filiera -osserva la Cia- con controlli capillari e strumenti sempre più sofisticati. Ma ancora non basta. Ora occorre rafforzare la lotta alla contraffazione fuori dai confini italiani, a livello internazionale, dove la tutela delle nostre “griffe” alimentari è ancora troppo debole e non riesce a contrastare fenomeni odiosi come l’italian sounding.

Il problema, cioè, è che nei Paesi terzi ancora non esiste una vera tutela delle nostre eccellenze certificate. Ecco perché non si può più aspettare -conclude la Cia-. Servono misure “ad hoc” come l’istituzione di una task-force in ambito europeo per contrastare truffe e falsificazioni alimentari; sanzioni più severe nell’Ue contro chiunque imiti prodotti a denominazione d’origine; interventi finanziari, sia a livello nazionale che comunitario, per l’assistenza legale a chi promuove cause (in particolare ai consorzi di tutela) contro chi falsifica prodotti alimentari. Ma soprattutto serve un’azione più decisa da parte dell’Europa nel negoziato Wto per un’effettiva difesa delle Dop, Igp, Stg, tutelandoci in sede di Organizzazione mondiale del commercio anche ricorrendo alla registrazione dei marchi.