Economia
L'Italia è “al bicchiere”. All'estero si stappa sempre più italiano

Presto il nostro Paese potrebbe vedere il fatturato dovuto ai consumi interni e quello dell'export in perfetta parità. In aumento la richiesta di vino a calice che consente di orientarsi verso le etichette migliori senza costi esorbitanti
10 marzo 2012 | Graziano Alderighi
Il settore vitivinicolo continua a tirare soprattutto grazie all'export che sta arrivando, a piccoli passi, a pareggiare i conti rispetto ai consumi interni.
10 miliardi di euro il giro d'affari complessivo del settore vitivinicolo, 4 vale l'export.
Gli italiani brindano sempre meno, con un calo dei consumi da 50 a 42 litri/anno pro capite negli ultimi dieci anni. Si modificano anche le tendenze di consumo.
Aumenta nei ristoranti italiani la richiesta di vino al calice, che viene infatti offerto nell'80% circa, degli esercizi. "La crisi economica e le leggi di contrasto all'abuso di alcolici stanno disegnando un nuovo modo di consumare vino nella ristorazione - ha osservato il vicepresidente Fipe, Alfredo Zini -. Si riduce la quantità, mantenendo la qualità del prodotto scelto. Le ordinazioni a "bicchiere" consentono al cliente di orientarsi verso le etichette migliori e, tutto sommato, anche di apprezzarle meglio. Il tutto a vantaggio della salute (medici e dietologi consigliano un bicchiere a pasto) e dei controlli eventuali sul tasso alcolemico all'uscita del ristorante".
Su fronte estero il mercato di riferimento, che vale il 25% di tutto il nostro export, restano gli Stati Uniti, con buone notizie. Le esportazioni italiane sono passate infatti dai 2.221.740 ettolitri, per un valore di $1.076.433.000, del 2010 ai 2.508.790 ettolitri, per un valore di $1.248.491.000, del 2011.
La quota di mercato dei vini importati dall'Italia è risultata del 28,4% in quantità e del 34,3% in valore.
Secondo l'Italian Wine & Food Institute, l'Italia ormai esporta più del triplo della Francia in quantità, circa il triplo dell'Australia e ben sei volte di più della Spagna in valore. Inoltre l'Italia è il paese, fra i primi quattro fornitori del mercato Usa, ovvero Italia, Australia, Argentina e Cile, che esporta il più basso quantitativo di vini sfusi pari a meno della metà del quantitativo esportato da ciascuno dei detti paesi. Inoltre i primi cinque paesi esportatori verso gli Usa detengono complessivamente una quota del mercato dei vini importati pari all'83,1% in quantità ed all'81,3% in valore monopolizzando il mercato.
Positivo per l'Italia anche l'andamento del mercato degli spumanti nel quale l'Italia detiene il primato delle esportazioni con 288.510 ettolitri, per un valore di 176.746.000, con un incremento del 36,4% sia in quantità che in valore.