Economia
MANODOPERA EXTRACOMUNITARIA. SI CHIEDONO REGOLE CERTE E SEMPLIFICATE
Per la Confederazione italiana agricoltori sono i troppi intralci a impedire delle procedure rapide. I maggiori problemi soprattutto nel settore agricolo. Si ritiene indispensabile una maggiore concertazione. L'obiettivo è la stabilità e l'integrazione sociale degli stranieri. Qual è il vostro parere?
30 ottobre 2004 | T N
Ospitiamo con piacere il punto di vista della Confederazione italiana agricoltori su una questione assai complessa e quanto mai controversa. Nei prossimi numeri evidenzieremo il fenomeno al di là dei luoghi comuni e delle appartenenze. Intanto ci farebbe piacere sapere il vostro parere in merito. Scriveteci. La nostra posizione sarà come al solito libera da appartenenze. Su simili temi occorre essere spietatamente veri. Intanto vi lasciamo in lettura la seguente nota. (La Redazione)
Gli oltre due milioni di stranieri regolari presenti nel nostro Paese non sono una cifra che ci sorprende o ci allarma, è questo il pensiero della Confederazione italiana degli agricoltori. Sono in particolare il segno di un processo irreversibile che non va né contrastato né lasciato a se stesso, ma che andrebbe semmai governato con intelligenza, affinché si esprima appieno tutte le potenzialità .
Eâ quanto rileva appunto la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, nel commentare i dati diffusi nei giorni scorsi dal ministro dellâInterno Pisanu alla Camera.
Il dato che allarma la Confederazione - anche se lo avevano largamente previsto - sono i 260 mila stranieri in attesa del rinnovo del permesso di soggiorno e i 113 giorni che di media occorrono per lâespletamento delle procedure. Più in generale, preoccupa lâincapacità dimostrata nel gestire tale processo, ma anche la scarsa capacità nell'elaborare una prospettiva politica che tenga nel tempo. Solo ora che i primi nodi della Bossi-Fini vengono al pettine ci si accorge che le questure non riescono a smaltire lâenorme massa di pratiche per i rinnovi del permesso di soggiorno, scenario ampiamente prevedibile dal momento che è stata ridotta ad un anno la durata dei permessi di soggiorno. Solo ora, sullâonda dellâemergenza, ci si accorge - aggiunge sempre la Cia - di tutti i limiti di una legge che introduce ostacoli e meccanismi di inutile rigidità allâingresso e alla permanenza degli immigrati.
E' poi singolare - ribadiscono alla Cia - che a rilevare queste criticità sia unicamente il ministro dellâInterno, dando così il segnale che sia anche lâunica amministrazione ad occuparsi dellâimmigrazione, in quanto questione di solo ordine pubblico e non di ordine economico e sociale. Lâindirizzo politico in materia di immigrazione deve essere ricalibrato, la concertazione con imprese e sindacati deve riprendere, i regolamenti attuativi devono andare nella direzione della certezza delle regole e della semplificazione.
Nel frattempo - secondo quanto sostengono alla Cia - non ci si può paralizzare davanti ai limiti dellâattuale sistema, ma servirci degli strumenti che si hanno a disposizione per migliorare lo stato delle cose.
La Cia - che a suo tempo rilevò tutte le criticità della nuova legge - ritiene che non ci siano più i tempi per riproporre il solito cahiere de doléance e rimpiangere dunque il passato. Bisogna agire immediatamente, dotarsi di strumenti - che non sono necessariamente normativi - che durino nel tempo. Gli immigrati e le aziende hanno bisogno di stabilità e non di chi fa a gara a scrivere la legislazione peggiore o migliore. Per questo motivo, bisogna cimentarsi anche sul terreno della governance locale, della cooperazione decentrata tra enti territoriali, sindacati e organizzazioni professionali, per snellire tempi e modalità di procedure, per realizzare lâintegrazione sociale degli stranieri.